Un tranquillo viaggio di rientro che poteva trasformarsi in tragedia

Un tranquillo viaggio di rientro, in questa torrida estate, poteva trasformarsi in tragedia. Protagonista il treno regionale di Trenitalia 5576 sulla linea che dalla terra calabrese porta in Campania, a Napoli, con un incubo iniziato alla stazione di Paola in provincia di Cosenza e conclusosi quasi quattro ore dopo nel capoluogo partenopeo. Erano le 18.16 di domenica 27 agosto 2023 quando alla stazione di Scalea-Santa Domenica Talao tanti vacanzieri hanno scelto di tornare a casa con uno dei mezzi più ecologici per antonomasia, il treno che, dotato ormai di ogni comfort, risulta essere scelto per convenienza oltretutto per rapporto qualità-prezzo in questo periodo di inflazione e rincari. Altro che partenze intelligenti con code infinite sulla Salerno-Reggio Calabria, ore ed ore imbottigliati nonostante le tre corsie: l’atavico problema di viabilità nonché il nervosismo e la fatica di percorrere la famosa A2 sull’asfalto rovente viene scelto sempre meno da coloro che vogliono farsi una giornata al mare o raggiungere i luoghi di villeggiatura per trascorrere le proprie ferie. Pertanto ad ogni fermata quel treno andava a riempirsi sempre più. Fin qui nulla di strano se non fosse che, i nuovissimi treni della Regioni Campania, non avessero l’aria condizionata per un non definito problema che nessuno ha saputo spiegare. Dunque con le temperature particolarmente elevate di questo periodo legate all’assenza di aria artificiale nonché la dotazione di treni che per loro natura hanno i finestrini sigillati eccetto dei piccoli oblò ai quattro angoli dei vagoni si sono subito trasformati in moderni vagoni crematori dove l’aria è diventata via via sempre più pesante provocando non poco disagio ad anziani e bambini che rincuorati dai genitori-eroi hanno evitato il peggio più volte grazie ad escamotage di ogni tipo. Nemmeno l’arrivo del controllore che con grande fatica provava a giustificarsi in nome dell’azienda nonché provava ad aprire con difficoltà i suddetti oblò è riuscito a risolvere la situazione che andava sempre peggiorando. Chi poteva si assopiva, altri si ammassavano verso le uniche fonti di aria creando pericolosa calca fino a stazionare agli ingressi delle porte per beneficiare di quei pochi minuti di “apertura” delle stesse per prendere un bel respiro. Per fortuna oltre allo sconforto ed alla rabbia non ci sono stato comportamenti incivili nemmeno quando, invece di arrivare alle 21.08 in stazione a Piazza Garibaldi, il treno ha accumulato ben 45 minuti di ritardo con inspiegabili e lente percorrenze in alcuni tratti oltre ad aspettare tutte le coincidenze di questo mondo in uscita dalle varie stazioni. Al peggio si è sommato il peggio. Quasi come se fosse uno scherno nei confronti di noi viaggiatori, Trenitalia mandava di continuo le modalità di rimborso sui monitor posizionati nei vagoni. Modalità che non prevedono il “rimborso per asfissia” piuttosto che quello del ritardo di sessanta minuti: paradossale. Davanti a me c’era la rassegnazione. Si badava a non protestare per non sudare; si cercava di non pensare per non sudare; si cercava di stare calmi per non reagire perché la reazione portava alla sudorazione. Liquidi importanti per cercare di sopravvivere. In tanti si erano vestiti con camicie lunghe, giacche e pantaloni sapendo che, normalmente l’aria condizionata viene sparata talmente forte da produrre l’effetto contrario rispetto a quanto accaduto ieri. Purtroppo, interrogando qualche viaggiatore abituale, pare che Trenitalia faccia questo “scherzo” parecchie volte durante l’estate soprattutto per quei tratti che prevedono la risalita dello stivale. Quindi non può essere un caso quello di ieri ma un’abitudine vergognosa che va denunciata in tutte le sedi opportune ed attraverso le associazioni che possono intervenire a favore del cittadino. E’ qualcosa che non può avvenire nel 2023 con treni nuovi pagati dalla Regione ovvero da noi cittadini con le nostre tasse. Si faccia qualcosa al più presto perché, altrimenti, come me altri potrebbero scegliere l’uso dell’auto che, rispetto al treno, inquina molto di più e poi voglio vedere con quale principio si chiederà agli italiani di adeguarsi alla transizione ecologica!

Giuseppe Barbato

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