Il 2016 inizia con una piacevole e interessante intervista a uno dei volti dello spettacolo più completi del panorama nazionale e squisitamente made in Casoria: Antonio Fiorillo.L’attore, in attività da più di dieci anni con spettacoli di cabaret e di teatro – dei quali è autore nella maggior parte dei casi – e con varie esperienze cinematografiche, si racconta a Casoriadue, rivelando importanti novità che caratterizzeranno il suo nuovo anno professionale.
Negli ultimi anni ti abbiamo visto ricoprire molti ruoli sia a teatro che sul grande schermo; cosa ti riserverà il nuovo anno?
“Attualmente, sono a teatro con lo spettacolo ‘Il principe abusivo’, con Alessandro Siani e Christian De Sica. Interpreto il ruolo appartenuto a Nello Iorio nella versione cinematografica. Abbiamo cominciato il 20 ottobre e toccheremo varie città d’Italia tra cui Roma, Bari e Milano; in quest’ultima abbiamo già registrato il tutto esaurito. In Campania abbiamo debuttato ad Avellino, ora siamo all’Augusteo di Napoli fino al 17 gennaio. Inoltre, mi vedrete in tv in due episodi della nuova stagione de ‘L’ispettore Coliandro’, in onda dal 25 gennaio. L’episodio, diviso in due puntate, si intitola “Tassista notturno”; questa volta interpreterò il ruolo del cattivo. Per quanto riguarda il cinema, invece, a febbraio uscirà il film di Ben Stiller ‘Zoolander 2’, interamente girato a Roma e in cui ho recitato una piccola parte. Questo film rappresenta la mia prima esperienza internazionale.”
Hai sempre spaziato tra cabaret, teatro e cinema: cosa rappresentano per te?
“Senza dubbio il mio cuore è nel teatro, il cinema ne rappresenta l’evoluzione, mentre considererei il cabaret un’importante palestra. Del teatro amo il contatto con il pubblico, il suo calore, i saluti e gli incontri al termine di ogni spettacolo. Questo è il motivo per cui preferisco teatri raccolti, come l’Augusteo, dove riesci a condividere le emozioni anche con lo spettatore più distante dal palco e a toccare la sua sensibilità. Tutto ciò non avviene su un set cinematografico, in cui entrano in gioco logiche diverse, tra cui lavorare con un entourage di persone più ampio e girare la stessa scena più volte prima che si giunga a quella definitiva. Per certi aspetti il cinema è più difficile da gestire. In ogni caso, cinema e televisione sono uno strumento attraverso il quale si lascia una traccia di sé ai posteri. Basti pensare agli stessi Totò ed Eduardo.”
Soffermiamoci sui colleghi: a chi sei rimasto legato?
“A Francesco Paolantoni. In questo ambiente è molto difficile riuscire a costruire dei legami duraturi. Molto spesso capita che i rapporti si esauriscano con la fine delle riprese di un film o di una collaborazione, perché ognuno prende strade diverse. Invece, io e Francesco ci sentiamo spesso. È davvero un caro amico.”
Potresti ricordare ancora una volta ai nostri lettori come è nata la tua passione per il teatro?
“Certo…è una storia che ho raccontato in passato e che non mi stancherò mai di ripetere. Nel profondo del cuore ho sempre saputo di avere una passione innata per questo mondo, ma a cambiarmi la vita è stato uno spettacolo teatrale che vidi ad appena 7 anni, nel teatro del Madrinato San Placido a Casoria. Un teatro con più di 200 posti, adesso, purtroppo, inagibile. Lì si esibì la compagnia del prof. Ludovico Silvestri, con cui ho mosso i miei primi passi nel teatro. Dell’atmosfera magica che respirai durante quella rappresentazione, mi colpì la spettacolarità della trasformazione che il teatro riesce a operare. Quella sera, al termine dello spettacolo, mi recai dietro le quinte per coglierne i segreti, quando con stupore mi resi conto che quell’uomo – Ludovico – che per tutta la serata aveva impersonato un anziano signore, in realtà era giovane. Da quel momento in poi non perdevo l’occasione di sgattaiolare nel teatro più vicino a casa mia – quello della scuola Martin Luther King – e di gustarmi le prove degli spettacoli. Piano piano, da semplice e avido spettatore in platea, cominciai a calcare le scene, senza più scendervi.”
Se non avessi intrapreso questa strada cosa avresti fatto nella vita?
“Sono tre le professioni su cui mi sarei orientato: in primis, il restauratore di pellicole cinematografiche, poi il bibliotecario e per ultimo, l’esperto della lingua…una sorta di glottologo. Mi sarebbe piaciuto occuparmi dello studio dell’origine e del significato delle parole.”
Credi che questo interesse per la lingua sia in parte dovuto agli studi classici che hai compiuto? Che studente eri?
“Ho frequentato il liceo classico ‘Francesco Durante’ di Casoria e ho sempre amato il latino. Non ero un ‘secchione’, ero semplicemente curioso, mi piaceva informarmi e coltivare interessi. Lo studio del latino mi ha dato tante soddisfazioni, la più grande è stata quella di vedere pubblicata la traduzione della mia versione di latino della maturità. Ne ricordo ancora l’autore: lo scrittore latino Macrobio. Pensa che riesco ancora a tradurre dal latino.”
Quali sono i tuoi programmi per il 2016?
“Beh, preferirei non fare programmi. Ogni volta che si fanno progetti non si riesce mai a realizzarli. Diceva John Lennon: ’La vita è quello che ti succede mentre sei impegnato a fare altri progetti’. È anche vero che John Lennon è morto a soli 40 anni, ma ha vissuto intensamente la sua vita e ha compiuto cose che molti non riuscirebbero a fare in una vita intera. Per quanto mi riguarda spero di continuare a percorrere la strada del cinema anche in piccoli ruoli e che lo spettacolo ‘Il principe abusivo’, che mi vedrà impegnato fino al prossimo aprile, abbia un ottimo riscontro.”
Cosa suggeriresti, invece, ai lettori per affrontare meglio l’anno appena iniziato?
“Il consiglio che vorrei dare a tutti nella vita è quello di fare sempre ciò che si ama, leggere un buon libro, che arricchisca la mente e vedere un buon film”.
Un uomo saggio e sensibile, dunque, dietro il personaggio ironico e accattivante delle sue interpretazioni, che ci insegna come le grandi passioni, lo slancio della curiosità e l’amore per ciò che si fa, nonostante comportino sacrifici e privazioni, siano presupposti irrinunciabili per la piena realizzazione di se stessi, sul piano umano come su quello professionale.