“TOGLIETE QUELLA RUOTA DALLA ROTONDA”

Le molte ombre e le poche luci del quartiere Duca D’Aosta.

Il quartiere Duca D’Aosta, per molti dei suoi abitanti, si caratterizza per gli  scippi  e i furti che  accadono frequentemente   e per la sporcizia nelle strade. Se  si chiede ai residenti qual è il disagio più grave che percepiscono, rispondono con immediatezza: “Il non sentirci sicuri”.


Qui,  la sera, ora che le giornate si accorciano, fa paura camminare d a soli;
non pochi sono coloro che hanno subìto aggressioni , costretti a cedere a malviventi auto, soldi, cellulari e oggetti di valore.  Nello slargo dedicato a Carlo Alberto Dalla Chiesa c’è un’area, ex deposito dei mezzi pubblici dell’ ATAN,  strutturata in verde attrezzato, dove bivaccano spesso, nelle ore serali, giovinastri, che “si  fanno”, bevono e disturbano, specie in estate, il sonno di chi risiede nelle vicinanze. “Molte volte”, dichiara una signora di mezza età,   “sono in attesa del  pullman proveniente da Afragola,  e a terra noto siringhe con aghi macchiati di sangue e prego che nessuno si punga accidentalmente.”:
Più di un passante mi chiede che senso abbia quella specie di ruota in ferro posta sull’aiuola al centro dello slargo: “E’ forse il simbolo della Casoria industrializzata  dei bei tempi che furono? Ma proprio per questo va tolta” afferma “perché ora viviamo in un’altra Città,  che  subisce da anni gli effetti negativi di una industrializzazione e di uno sviluppo edilizio selvaggi. Quella ruota ci ricorda,  ahinoi, le aree dismesse, bombe ecologiche in una  Casoria i cui abitanti  sono colpiti,  in una percentuale preoccupante, da  tumori devastanti”.

Qualcuno propone di sostituirla con  una statua di S. Ludovico da Casoria, il Fraticello elevato lo scorso  anno agli onori degli  altari e casoriano doc. Giriamo la richiesta ai futuri candidati sindaci, con la speranza  che la inseriscano nel loro programma politico. Un  altro problema del quartiere è la “fabbrica dei rumori”,  così è stata denominata, per l’elevato inquinamento acustico che provoca: mi riferisco all’ADS, ex IMISUD, che fino a sera inoltrata disturba enormemente, superando i decibel consentiti. In passato sono state condotte battaglie per la delocalizzazione, ma finora n on hanno sortito alcun effetto. Amaro il commento di un residente: “Come in tutte le periferie, anche in questa zona percepiamo le istituzioni lontane, ma bisogna anche dire, ad onore del vero, che i cittadini, in genere, mostrano poca attenzione al bene comune. L’unico risultato positivo, che riconosco all’Amministrazione di recente sfiduciata, è l’aver educato la cittadinanza alla pratica della raccolta differenziata.”

Ci spostiamo nella via Duca D’Aosta, che funge da raccordo con la vicina Afragola. Parallelamente, si allunga via Nazario Sauro: due strade su cui spesso, in passato, si è intervenuto per i soliti rattoppi, per i tombini scoppiati in seguito alle piogge torrenziali e nelle quali si gettano, talvolta, rifiuti anche pericolosi. “All’uscita degli studenti dall’I. C. Torrente”, dichiara un passante, “si forma spesso un ingorgo con strombettio continuo di clacson; rarissime volte abbiamo visto vigili regolare il traffico; all’imbocco della strada, poi, i marciapiedi sono sempre occupati da auto in sosta, per cui i pedoni sono costretti a camminare sulla carreggiata con il rischio di essere investiti, dal momento che molti autisti non osservano i limiti di velocità”. “Fortunatamente, spiega un altro residente della zona, per i tanti ragazzi che vivono in questo quartiere, l’oratorio della parrocchia “S. Antonio Abate” costituisce una valida alternativa alla strada e ai vari circoli sorti nel territorio; qui, si svolgono svariate attività che consentono ai fanciulli di divertirsi, giocare e fare amicizia con  i coetanei: decorazione, gioco – sport, chitarra, ballo, calcio e corso di tecnica scacchistica.” Animata e servita dal parroco don Marco Liardo, la Parrocchia, in questa zona, rappresenta veramente,per usare una felice espressione di S. Giovanni XXIII, “la fontana del villaggio, dove è possibile dissetarsi con l’acqua della speranza, della condivisione e dell’accoglienza”.

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