Sabrina Iorio: “Con la mostra voglio raccontare fotograficamente la mia amata Festa dei Gigli di Nola”

NAPOLI – Si terrà martedì 16 maggio 2017 alle ore 18,30 presso Slash art/music il vernissage della mostra fotografica di Sabrina Iorio dal titolo ‘Un racconto impossibile’, che gode del patrocinio morale dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Nola, della Fondazione Festa dei Gigli e della ProLoco di Nola. Protagonista della manifestazione a cura di Luca Sorbo, che sarà fruibile fino al 26 maggio presso il suddetto locale ubicato in Via Vincenzo Bellini (a pochi passi da Piazza Dante), è la Festa dei Gigli di Nola ed è sufficiente intervistare Sabrina per capire tutto il suo amore per questo evento.

Cosa rappresenta la Festa dei Gigli per te e perché è diventata protagonista dei tuoi scatti e poi della mostra?

“Raccontare cosa rappresenta la Festa dei Gigli per me, significherebbe raccontare un po’ tutta la mia vita: ogni cittadino nolano ha il suo racconto della Festa, che si lega ai propri ricordi e alle proprie esperienze. Inoltre io posso raccontare la mia esperienza di donna, in una Festa che in molti suoi aspetti è molto ‘maschile’…. Potrei dire che fin da bambina i miei genitori mi hanno ‘educata’ alla Festa, portandomi la domenica mattina sulle spalle per vedere la prima alzata di un giglio, momento che ancora oggi per me resta emblematico e mi commuove. Si andavano a vedere tutti i gigli, giudicando i rivestimenti, ascoltando le musiche, vivendo la festa nella sua totalità senza identificarci in particolare con un gruppo o un altro come invece accade oggi. Mio padre mi spiegava cosa significavano gli ordini del capo paranza, il linguaggio ‘tecnico’. E potrei proseguire con il racconto fino ad oggi, che ho iniziato a educare mia figlia allo stesso modo, cercando di trasmetterle saperi e valori che sono stati trasmessi a me. La festa a Nola permea la nostra quotidianità, la nostra mentalità, il nostro linguaggio ed ha un forte valore identitario per la comunità nolana e anche di aggregazione tra persone che appartengono a categorie sociali molto diverse ma che sotto o intorno al giglio si uniscono. La mia passione per la Festa dei Gigli si lega alla passione per la fotografia da sempre, con l’intento di conservarne nel tempo i ricordi personali, testimoniarne l’evoluzione e i cambiamenti nel tempo, trasmettere almeno un’idea di ciò che è la Festa a chi non la conosce. La mostra si inserisce in un progetto più ampio coordinato da me, insieme a Luca Sorbo, docente di Fotografia presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli e presso la Scuola di Cinema e Fotografia Pigrecoemme di Napoli. Il progetto si prefigge lo scopo di raccontare fotograficamente la Festa dei Gigli di Nola, attraverso un fotoreportage condotto simultaneamente da più fotografi che da qualche anno stiamo ‘formando’ all’esperienza della Festa, molto complessa da conoscere, vivere e raccontare in fotografia”.

Perché si intitola ‘Un racconto impossibile’?

“Lello Mazzacane, a proposito della Festa dei Gigli di Nola, ha sottolineato più volte l’impossibilità di restituirla nella sua componente emotiva attraverso le parole. La si può descrivere nei suoi tratti esteriori, nell’organizzazione, nel suo svolgimento, ma qualsiasi resoconto verbale è inadeguato e insufficiente. Diverso è il discorso del racconto fotografico della festa. Esiste un immenso repertorio di immagini e video che rappresentano la Festa dei Gigli, reperibili anche in internet e sui social, realizzati con macchine professionali o con smartphone, ma tutte queste immagini non costituiscono però un racconto coerente e coeso. Inoltre, scattare foto alla Festa dei Gigli non è semplice per le difficoltà tecniche e logistiche che si devono affrontare: le condizioni di luce che cambiano continuamente, la folla che impedisce di avere una mano ferma, i soggetti stessi quasi sempre in movimento, in una situazione in cui non ci sono spettatori, ma sono tutti protagonisti, compresi i fotografi…. Ma la maggiore difficoltà, e quindi la sfida, è quella di trasmettere attraverso le immagini la dimensione quasi corporea e multisensoriale che ha la festa coinvolgendo naturalmente la vista ma anche gli altri sensi, se solo si pensa al calore e al sudore, alla fatica e alla musica, spesso assordante… e soprattutto di rendere in immagini e ‘raccontare’ una Festa che si svolge contemporaneamente in più luoghi prestandosi in ogni momento a una visione multipla. Per un reportage fotografico della festa dei gigli, che renda conto di una visione multipla e simultanea, ovviamente è necessaria una squadra di fotografi e negli ultimi anni con Luca abbiamo cercato di far vivere questa esperienza a molti di essi, a ognuno dei quali era assegnato un giglio che seguiva per tutta la giornata (o quasi), in modo da fotografare in contemporanea tutta la festa. Ognuno ha interpretato a suo modo la Festa: chi prediligendo il b&n, chi i colori, chi concentrandosi sui collatori, chi sulla gente festante, chi sulle strutture, chi ha colto i dettagli, chi i quadri d’insieme dall’impatto spettacolare…. Il reportage ovviamente viene preparato anche con dei sopralluoghi a Nola per visualizzare e imparare il percorso dei gigli con i momenti cruciali e i suggerimenti su come muoversi. Conoscere che significano gli ordini del capo paranza e quali sono le difficoltà del percorso, significa sapere come si muoverà il giglio e posizionarsi di conseguenza. La dimensione visuale della Festa, moltiplicata oggi attraverso i social network, è molto forte, tanto che si potrebbe dire che c’è una fruizione della festa successiva all’evento stesso da parte di tutti coloro che vogliono rivedersi o vogliono vedere quello che non sono riusciti a vedere quel giorno, perché erano fisicamente altrove, in quanto, proprio perché la Festa è multisituata, a meno di non avere il dono dell’ubiquità, è impossibile vederla tutta. In definitiva, un racconto fotografico della Festa dei Gigli, secondo me, deve avere per forza una struttura multipla: più racconti che alla fine danno conto dello stesso evento, sia narrando ciò che accade intorno a ogni Giglio e alla Barca, sia trattando dei temi specifici, su cui concentrarsi, a seconda anche della sensibilità dei fotografi…. Una eventuale mostra di tutti i vari racconti potrà, forse, restituire la molteplicità e la complessità della nostra Festa”.

Cosa ti aspetti che le persone possano cogliere dalla tua mostra?

“La mostra ha l’intento di portare immagini della nostra Festa in un contesto metropolitano frequentato da un pubblico vasto e vario e farla conoscere a chi non ne sa nulla o ne sa poco. Le fotografie esposte sono state scelte, tra le tante che nel corso degli anni ho scattato, con il criterio di dare, anche attraverso il testo delle didascalie, una sia pur minima idea della Festa dei Gigli a coloro che non ne hanno mai sentito parlare e non ne hanno mai visto immagini… costituiscono solo una semplice presentazione di un evento verso cui si vuole destare curiosità e del quale si propone una conoscenza più ravvicinata e coinvolgente”.

Cosa significa per te fotografare?

“Mi è sempre piaciuto fotografare, perché ho sempre considerato la fotografia un modo per fermare il tempo e facilitare la custodia dei ricordi. Nel corso del tempo, ho approfondito le mie conoscenze tecniche e ho realizzato che la fotografia può essere un modo per esprimere contenuti e stati d’animo, al pari di altre arti visive, in maniera molto soggettiva: due persone di fronte allo stesso soggetto non faranno mai lo stesso identico scatto…. Attraverso la fotografia si possono narrare e testimoniare storie interessantissime e la conoscenza di un luogo, di un contesto sociale, di un evento è più attenta e approfondita, a mio avviso, se passa attraverso l’occhio fotografico. Guardare la realtà attraverso un obiettivo è analizzarla, cercare di capirne il senso, interpretarla attraverso i propri scatti”.

Emilia Sensale

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