Re Giorgio è tornato

Le prime volte sono sempre particolari, ma in questo caso è ancora più particolare è la prima volta che un Presidente della Repubblica viene rieletto, ma è la seconda volta che egli accetta l’incarico.

Qualcuno obietterà che proprio pochi giorni fa l’ottuagenario Presidente aveva categoricamente rifiutato l’idea di rinnovare il suo mandato, per svariati motivi; ma da buon ex partigiano quando la Patria chiama non ci si tira certo indietro.

Nonostante sia in età geriatrica, il Presidente della Repubblica ha mostrato una lucidità incredibile nel disegnare l’attuale situazione politica; ha mostrato carattere nel ribadire i precedenti capricci e le mutevoli prese di posizione dei partiti; ha parlato duramente attaccando tutti e non risparmiando nessuno.

“Bisognava dunque offrire, al paese e al mondo, una testimonianza di consapevolezza e di coesione nazionale, di vitalità istituzionale, di volontà di dare risposte ai nostri problemi : passando di qui una ritrovata fiducia in noi stessi e una rinnovata apertura di fiducia internazionale verso l’Italia.
E’ a questa prova che non mi sono sottratto. Ma sapendo che quanto è accaduto qui nei giorni scorsi ha rappresentato il punto di arrivo di una lunga serie di omissioni e di guasti, di chiusure e di irresponsabilità. Ne propongo una rapida sintesi, una sommaria rassegna. Negli ultimi anni, a esigenze fondate e domande pressanti di riforma delle istituzioni e di rinnovamento della politica e dei partiti – che si sono intrecciate con un’acuta crisi finanziaria, con una pesante recessione, con un crescente malessere sociale – non si sono date soluzioni soddisfacenti : hanno finito per prevalere contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento.”

Così parlò Napolitano. Un uomo che non si tira indietro e che ha anteposto il bene del Paese alle sue ragioni. Una personalità politica che ha compreso che se si fosse tirato indietro all’incarico avremmo continuato a restare in stallo, attendendo un accordo che forse non sarebbe mai arrivato. Come bambini che litigano per chi debba scegliere il gioco da fare. Non siamo mica al ristorante per scegliere il menu della prima comunione!

“Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale del 2005. Ancora pochi giorni fa, il Presidente Gallo ha dovuto ricordare come sia rimasta ignorata la raccomandazione della Corte Costituzionale a rivedere in particolare la norma relativa all’attribuzione di un premio di maggioranza senza che sia raggiunta una soglia minima di voti o di seggi.

La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell’abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare una simile sovra-rappresentanza in Parlamento. Ed è un fatto, non certo imprevedibile, che quella legge ha provocato un risultato elettorale di difficile governabilità, e suscitato nuovamente frustrazione tra i cittadini per non aver potuto scegliere gli eletti.
Non meno imperdonabile resta il nulla di fatto in materia di sia pur limitate e mirate riforme della seconda parte della Costituzione, faticosamente concordate e poi affossate, e peraltro mai giunte a infrangere il tabù del bicameralismo paritario.”

E a sgridare i bimbi allora c’ha pensato lui, a sottolineare le mancanze e i fallimenti, a chiarire che adesso dovrà essere diverso. La situazione del Paese richiede un primo intervento urgente: questa benedetta legge elettorale! Teoricamente l’Italia è una Repubblica, in cui il popolo dovrebbe essere sovrano, con una legge elettorale che però contraddice quanto appena detto.

“Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora – nella fase cruciale che l’Italia e l’Europa attraversano – il loro apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del paese. Senza temere di convergere su delle soluzioni, dal momento che di recente nelle due Camere non si è temuto di votare all’unanimità. Sentendo voi tutti – onorevoli deputati e senatori – di far parte dell’istituzione parlamentare non come esponenti di una fazione ma come depositari della volontà popolare. C’è da lavorare concretamente, con pazienza e spirito costruttivo, spendendo e acquisendo competenze, innanzitutto nelle Commissioni di Camera e Senato. Permettete che ve lo dica uno che entrò qui da deputato all’età di 28 anni e portò giorno per giorno la sua pietra allo sviluppo della vita politica democratica.”

Grillini, pidiellini, seguaci del PD, montiani non scocciate! Le questioni di principio ora sono inutili, servono azioni, serve concretezza, serve un cambiamento a partire da questo: non fossilizzarsi sul proprio programma, sulle proprie idee di partito, ma valutare oggettivamente una situazione di difficoltà del Paese e provare a porvi rimedio, salviamo il salvabile.

Ma non è per prendere atto di questo che ho accolto l’invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica. L’ho accolto anche perché l’Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete : non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt’al più, per usare un’espressione di scuola, “da fattore di coagulazione”. Ma tutte le forze politiche si prendano con realismo le loro responsabilità : era questa la posta implicita dell’appello rivoltomi due giorni or sono.

“Mi accingo al mio secondo mandato, senza illusioni e tanto meno pretese di amplificazione “salvifica” delle mie funzioni ; eserciterò piuttosto con accresciuto senso del limite, oltre che con immutata imparzialità, quelle che la Costituzione mi attribuisce. E lo farò fino a quando la situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerirà e comunque le forze me lo consentiranno. Inizia oggi per me questo non previsto ulteriore impegno pubblico in una fase di vita già molto avanzata ; inizia per voi un lungo cammino da percorrere, con passione, con rigore, con umiltà. Non vi mancherà il mio incitamento e il mio augurio.
Viva il Parlamento! Viva la Repubblica! Viva l’Italia!”

Della serie “Io mi sono fatto carico di questa responsabilità, ora tocca a voi”. Aspettiamo con ansia che dall’urna esca il nome di chi dovrà prendersi la responsabilità più alta.

 

 

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