“QUEI BEI TEMPI IN CUI C’ ERANO GLI ORINATOI PUBBLICI”

In piena estate “africana”, tocca affrontare un argomento che pare risalire alla notte dei tempi. Sono alla stazione di Casoria, in attesa che arrivi mia figlia con il treno proveniente da Napoli. Due  anziani, di distinto aspetto, discutono fra loro, accalorandosi ogni tanto non poco per il fatto che ciò di cui discorrono  “ tocca sul vivo” uno di loro. “Un tempo”dice uno dei due, quello che sembra dall’aspetto il più anziano, “c’erano i bagni pubblici e, allora, quando si avvertiva la necessità di urinare, e non solo, non c’erano problemi. Ma adesso, come si fa? “Ci sono comunque i bar” risponde l’altro, senza battere ciglia. “Chiedi del water e… “scarichi”.”Non c’era bisogno che mi indicassi tu questa soluzione”replica il primo. “E’ proprio qui che sorge una difficoltà”. “Perché”? chiede stupito l’amico.

Adesso ti spiego”. Io, intanto, sempre più incuriosito dalla insolita conversazione, speravo in cuor mio che il treno giungesse con qualche minuto di  ritardo per ascoltarne il prosieguo. Fortunatamente vengo accontentato: la voce metallica annuncia che il treno giungerà con 5 minuti di ritardo rispetto al previsto. Bene, non mi voglio perdere una virgola. “Tu sai” continua il simpatico anziano “che lo stimolo della minzione a me è frequente, ma, ogni volta che entro in un bar, mi imbarazza  chiedere del bagno e, allora, ordino prima un caffè o qualcos’altro da mettere sotto i denti e. poi, cortesemente, mi faccio indicare la toilette. Così facendo, però, ci rimette la mia… tasca. L’altro  osserva l’ interlocutore mostrando di compenetrarsi nel suo problema, ma non riesce a celare un risolino. Poi gli suggerisce: “Tu non chiedere dove si trova il bagno, guardati intorno e vacci direttamente.””Qualche volta l’ho fatto”, ma, quando esco, ho l’impressione che chi si trova dietro la cassa  mi guardi in modo strano, come se mi fossi comportato da persona maleducata. Dico io: un tempo c’erano i vespasiani, perché li hanno tolti di mezzo.? “Ci siamo modernizzati anche in questo” spiega l’amico. “Per gli incontinenti, cioè coloro a cui spesso “scappa la pipì”, ci sono appositi pannoloni. “E come si sopportano con questo caldo!” ribatte spazientito l’altro. “L’ incontinenza, come la chiami tu, riguarda moltissime persone, anche le donne. Ecco, poi, la “stoccata finale”, del tipo “piove, governo ladro”: “Cosa fanno quelli che ci governano? Sono loro la causa dei nostri disagi! Gli orinatoi pubblici stradali, un tempo molto presenti nelle città, potrebbero, se li ricostruissero, venire incontro alle necessità impellenti di moltissimi cittadini. Anche i giornalisti della stampa locale: scrivono scrivono, senza  aver mai segnalato il grave problema di anziani che hanno bisogno  di water ad uso pubblico.” Poi, come se stesse rievocando qualcosa di meraviglioso del suo passato, con tono nostalgico dice all’amico: “Ricordi? Erano in forma di garitta o di edicola. Eh, sì bei tempi: accoppiavano in realtà un orinatoio verticale ad una “turca” consentendo quindi che potesse essere usato anche dalle donne e comunque non solo per la minzione.”

A questo punto, l’altro signore, mettendola sullo scherzo, dice ridendo all’amico: “Che dici, organizziamo un sit in in piazza Cirillo, con tutti gli anziani e anziane che protestano, gridando: Vogliamo i cessi pubblici!!Abbiamo diritto a urinare  e a defecare! Poi, cambiando tono, osserva seriamente: Altro che, se ricordo i vespasiani: mi è rimasto ancora nel naso il tanfo di quando mi recavo ad Afragola, “mmiezzo o piscinaro,” (attuale piazza Belvedere, ndr) nei  bagni pubblici: che squallore! Col tempo, diventarono un veicolo  di infezione. Sporcizia dappertutto,  lavandini sbrecciati, carta igienica a terra… No, caro amico, non sono più proponibili. E poi, quanto costerebbero alla comunità cittadina? Ti rendi conto? Sorgerebbero problemi igienici non indifferenti.

Il vecchietto pro orinatoi, dall’espressione che assunse il suo sguardo, non si mostrò d’accordo con la tesi dell’amico. Anzi, gli parve una buona idea quella della manifestazione in piazza Cirillo, stava per dire qualcosa sul coinvolgimento della stampa locale nel porre in evidenza il problema, quando arrivò il treno. Perciò, direttore Troise, aspettati qualche lettera nella quale vieni invitato anche tu a scendere in piazza per perorare la causa degli incontinenti, gridando insieme con loro: “Vogliamo i  cessi pubblici! Abbiamo diritto a urinare e a defecare quando abbiamo necessità.”

 

 

 

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