PRESEPE VIVENTE NELLA PARROCCHIA S. MARIA DELLE GRAZIE

SUGGESTIVO PERCORSO DI FEDE E DI COSTUME

 

Presso l’oratorio parrocchiale della chiesa S. Maria delle Grazie , in via N. Padre Ludovico, 11, è stato rappresentato, il 5, 6 e 7 gennaio scorsi, il “Presepe Vivente”. Numerosa l’affluenza del pubblico, composto da persone di ogni fascia d’età, che, con l’animo colmo di stupore, di emozioni ineffabili e di meraviglia hanno rivissuto il fascino di una tradizione religiosa, ma anche familiare, culturale, di costume, che continua a veicolare, pur in un’epoca disincantata e dominata dalla tecnologia, sentimenti di calda tenerezza e di genuina intimità familiare, oltre ai valori della pace e dell’Amore incarnatosi nel Bambinello.

I bravissimi interpreti della raffigurazione  dell’Evento della Natività si sono ispirati anche alle scene presepiali realizzate nella Napoli del Settecento, nella quale sacro e profano si  mescolavano narrando la vita quotidiana; infatti, i protagonisti del Presepe Vivente  sono  stati sia i personaggi del popolo umile napoletano vissuto tra il XVII e il XVIII secolo (bottaio, lavandaie, oste, macellaio, ricamatrici, filatrici), sia persone vissute all’epoca in cui è nato Gesù, tra cui soldati romani, Erode, circondato da ballerine che hanno eseguito la danza di Salomé, gli immancabili pastori e gli Ebrei nella tempio. Apprezzabile la scelta dei costumi indossati da tutti i personaggi, in sintonia con il contesto storico in cui questi sono stati  posti, come pure significativa la presenza presso la stalla della Natività di Benino dormiente, che sogna, secondo un’antica tradizione, un mondo giusto, fraterno e pacifico, in cui gli ultimi, i derelitti, gli afflitti sono i prediletti del Signore, i primi ad essere avvolti dalla Luce divina che emana da quel Dio Bambino, fattosi povero per rendere ricchi tutti gli uomini, restituendo loro la dignità divina persa col peccato originale.

Il percorso compiuto, quali cercatori della Verità, verso Colui che ha assunto le fattezze umane  per riempire di significato la vita degli uomini, si è concluso  presso la capanna sormontata dalla stella, nell’ampio cortile dove si trova anche l’abitazione di S. Ludovico da Casoria.  Lì, si è stati in attesa dell’arrivo di  Maria per ricevere da Lei, in dono, suo Figlio, divenendo in Lui figli della Vergine e fratelli fra noi, uniti dal vincolo dell’amore. Ecco, dopo alcuni minuti, una schiera di angioletti accompagnare la Madonna col pancione e Giuseppe, che si dirigono verso la stalla dove sta per accadere l’Evento più straordinario e sublime della storia: l’incarnazione del Verbo, che squarcia le tenebre della solitudine, della disperazione, dello smarrimento spirituale, lasciando intravedere “cieli nuovi e terre nuove”. Mentre, incantati, contempliamo la dolcezza dello sguardo della Vergine, prossima al parto, si diffonde nell’aria una musica celestiale che ci eleva verso altezze sublimi ed è proprio in quel preciso momento,in cui l’animo si dispone a liberarsi dalle zavorre dell’inimicizia, dell’egoismo e delle cattiverie di ogni tipo, che contempliamo, attoniti e felici , il bambino Gesù, avvolto in una calda coperta, tenuto stretto al suo petto dalla Madre. Giuseppe è seduto accanto alla moglie e a quel “pargol divin”, di cui ha scelto di essere padre terreno, fidandosi di Dio; ambedue hanno  un’espressione che rivela,oltre allo stupore,  senso di gioia interiore e sorpresa per un Avvenimento di cui, forse, non hanno ancora pienamente acquisito, in quel momento,l’importanza della coraggiosa scelta del ruolo liberamente assunto in una  vicenda intrecciata di contingente e di eterno, di terreno e di trascendenza, di volontà umana e divina,dove, per amore, solo per amore, Dio ha fatto irruzione nel tempo della storia. Maria, ogni tanto, volge lo sguardo verso chi, fuori della capanna, contempla la scena della Natività, come a dire che quel Bambino appartiene a noi, lì presenti per contemplarLo estasiati, e a tutta l’umanità: basta solo accoglierLo nel nostro cuore, come Lei Lo ha accolto nel Suo grembo, per donarLo, a nostra volta, agli altri.

Con l’arrivo dei Magi e ascoltando il suono magico degli zampognari e di canti natalizi, che suscitano nell’anima rinfrancata degli astanti suggestioni di cristallina innocenza e profondo desiderio di lasciarci pervadere dalla tenerezza del Signore, si torna beati a casa, non prima di degustare le prelibatezze preparate da famiglie della Parrocchia, in cambio di un’offerta in denaro, devoluta per la Caritas parrocchiale.

Antonio Botta

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