Nel Duomo di Napoli, incontro dei referenti parrocchiali del Sinodo con l’Arcivescovo don Mimmo Battaglia

Nel Duomo di Napoli, incontro dei referenti parrocchiali del Sinodo con l’Arcivescovo don Mimmo Battaglia

IL TUO VOLTO, FRATELLO, IO CERCO, NON NASCONDERMI IL TUO VOLTO”

Antonio Botta

In un clima di preghiera si è svolto il 17 marzo scorso, nel Duomo di Napoli, l’incontro dei referenti parrocchiali del Sinodo con l’Arcivescovo don Mimmo Battaglia. Vi hanno presenziato il coordinatore della Commissione sinodale della Diocesi, mons. Gennaro Matino, don Federico Saporito, coordinatore, insieme con Viviana, della commissione incaricata di interfacciarsi con i referenti di ogni parrocchia. Dopo il canto di accoglienza, Il Mio Canto Per Te, e la recita della preghiera allo Spirito Santo per il Sinodo, don Federico, nel rivolgere un breve saluto di benvenuto ai partecipanti, ha riferito che sono pervenute alla commissionepoco più di 200 relazioni, frutto delle consultazioni parrocchiali, e che si è in attesa di altre; ha evidenziato, inoltre, che dalle domande poste per chiarimenti  dai vari referenti delle comunità parrocchiali è emerso che molte  di esse hanno fatto riferimento alle schede per i cosiddetti “lontani”, sottolineando che la commissione ha riscontrato generalmente, nei tre incontri svolti e nei vari contatti, entusiasmo, impegno e passione rispetto all’ esperienza sinodale del camminare insieme, al fine di trovare nuovi percorsi per una Chiesa più vicina alla gente, maggiormentecapace di ascoltarne i bisogni, più vicina soprattutto a chi vive in situazioni di sofferenza e di disagio.Non è un impegno limitato nel tempo” ha ribadito don Federicoil processo è lungo, la Chiesa riflette su se stessa ponendosi in ascolto dello Spirito Santo”. Dunque, durante il percorso, “in fieri”, si capirà,man mano, l’orientamento da seguire, in sintonia con la Voce dello Spirito

Successivamente alla lettura del brano tratto dagli Atti degli Apostoli (15,7 – 12), introdotte da Viviana, si sono susseguite tre testimonianze sulle consultazioni svolte, condivise dai referenti delle parrocchie di Maria SS. Assunta in Cielo, Napoli – Miano(X decanato), S. Maria della Stella, Casoria (XI decanato), e di S. Maria dei Miracoli, Napoli (II decanato). Dalle loro osservazioni, al di là delle varie modalità in cui ci si è organizzati in gruppi, è emersa la necessità di un ascolto più attento a comprendere le ragioni dell’altro, evitando di edificare i muri del pregiudizio, dei preconcetti, nella consapevolezza di dover operare in spirito di unità, disponibili ad evitare l’arroccamento rigido sulle proprieconvinzioni per un dialogo costruttivo, nel quale i confronti sono mirati a saper anche cedere, nell’ottica della condivisione e di finalità comuni; per questo, bisogna “ascoltare, senza limitarsi a sentire”. L’esperienza dello scambio di idee nei gruppi ha anche fatto acquisire una maggiore consapevolezza di quanto sia importante allenarsi a lavorare insieme e non per settori; la comunione pastorale va perseguita prioritariamente, come condizione preminente  per una “ chiesa in uscita”; a tal riguardo, in una testimonianza è stato sottolineato che il rinnovamento ecclesiale passa anche attraverso un maggiore scambio interparrocchiale, nell’ottica della relazione fraterna e del mutuo sostegno.Nessuna parrocchia deve restare indietro, anche quella più piccola” ha affermato una testimone.

Don Mimmo Battaglia ha premesso, nell’introdurre la  riflessione, che il suo intervento sarebbe stata una “catechesi formativa”, sviluppando l’aspetto della relazione,uno degli elementi caratterizzanti del Sinodo.” Dopo avere ringraziato la Chiesa di Napoli per la generosa accoglienza nei confronti di 500 persone provenienti dall’Ucraina, l’Arcivescovo ha posto l’accento sul fatto che in una relazione di cura non bisogna avere paura di mostrare le proprie ferite, le proprie fragilità; occorre “lasciarsi smascherare, ma anche lasciarsi voler bene, in una reciprocità attenta, desiderata”, liberandoci vicendevolmente da etichettature, da “maschere” di protezione; in questo modo ci si muove verso gli altri non nascondendo le proprie debolezze. Facendo riferimento alla richiesta di Dio a Mosé di “togliersi i calzari, perché la terra che tu calpesti è sacra”, don Mimmo ha spiegato che per entrare in relazione occorre liberarci delle sovrastrutture che servono per nasconderci agli altri; occorre essere veri, autentici, capaci di riconoscere i propri pregi ed i difetti, umili, senza armi, senza difese, mostrandoci bisognosi, “nudi”, affamati  di relazioni. Nessuno può bastare a se stesso.Ecco, dunque il nostro volto da mostrare agli altri, quello vero,autentico, senza malizia, ed è con questo volto che occorre avvicinarci ai volti degli altri. Nella Sacra Scrittura si legge: “Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”, ma l’Arcivescovo  ha posto in rilievo che occorre anche dire. “Il tuo volto, fratello, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”, perché cercando e avvicinandoci al volto del fratello,soprattutto sofferente,  bisognoso di cure, dimenticato, emarginato, lontano, noi ci avviciniamo al volto di nostro Signore. Il fratello, allora, è il “nostro fine,  non il mezzo”da possedere, da usare per nostri scopi, ma una persona che va aiutata a prendere coscienza della sua dignità, con cui condividere dolori e gioie, pene e speranze.  Occorre riscoprire una pastorale fondata sul NOI, mostrare il volto di una Chiesa semplice povera, che sostituisca “ i segni del potere con il potere dei segni”(don Tonino Bello),  Quali?  I segni del giovedì santo, quelli utilizzati da Gesù quando ha lavato i piedi agli apostoli: la brocca, l’asciugatoio e il catino: segni,, dunque, per servire, non per essere serviti. Don Mimmo ha concluso la catechesi, commentando la preghiera di don Tonino Bello “La lampara”, come sprone ai referenti parrocchiali a non scoraggiarsi durante il percorso sinodale, ad essere creativi, ad esercitare la fantasia della carità, ad osare, a mostrare coraggio,  ad essere audaci nel Bene, nel Bello, nel Vero. Ecco alcuni stralci: “ Dai a questi miei amici e fratelli (Signore) la forza di osare di più. La capacità di inventarsi. La gioia di prendere il largo […]Fa’ provare a questa gente che lascio l’ebbrezza di camminare insieme. Donale una solidarietà nuova, una comunione profonda,una «cospirazione» tenace. Falle sentire che per crescere insiemenon basta tirar dall’armadio del passato i ricordi splendidi e fastosi, di un tempo, ma occorre spalancare la finestra del futuroprogettando insieme, osando insieme, sacrificandosi insieme. Da soli non si cammina piùL’incontro si è concluso con il canto allo Spirito Santo, la benedizione dei referenti e la Preghiera universale.

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