Città di Casoria: Pensare globale – Agire locale. Il cambiamento è G-LOCALE!

“Dobbiamo trovare la forza nascosta dentro di noi e riscoprire la bellezza, il senso della bellezza.

Perché la politica senza bellezza, poesia, emozioni, è uno strumento freddo, maneggiato da tecnici e burocrati. Perché la vita, senza bellezza, è un lento e inesorabile subire il tempo. Chi immagina piani regolatori senza bellezza li riempie di cemento e capannoni. Chi governa una città senza una visione del futuro la riempie di parcheggi, rotonde e centri commerciali. Chi gestisce la cosa pubblica anteponendo sè stesso agli altri specula e traffica e complotta con una mano, mentre con l’altra distrugge il senso di comunità… Se piazze, strade, aree verdi sono animate da cittadini che non volgono lo sguardo altrove, ma ci mettono la faccia reclamando e pretendendo un’altra politica, cominciando essi stessi a praticarla ad ogni istante, ecco che scatta la molla del cambiamento”. (Marco Boschini)

La città di Casoria è al terzo tentativo di approvazione del Piano Urbanistico Comunale, speriamo che stavolta il proverbio sbagli e dopo le due bocciature, la prima nel 2013 ad opera della ex-Provincia, oggi Città Metropolitana e la seconda nel 2015 ad opera del TAR Campania, prevalgano gli interessi collettivi e il procedimento, ad oggi in corso, si concluda con esiti positivi.

Ma perché è importante per un comune avere un piano? Cos’è l’urbanistica e a chi serve?

Quali differenze ci sono con le zonizzazioni del vecchio PRG di matrice fascista?

Vogliamo provare a fare un pò di chiarezza.

Il vecchio Piano Regolatore Generale veniva istituito dallo stato centrale con la Legge n.1150 del 17 agosto 1942, in piena seconda guerra mondiale e proprio negli ultimi boccheggi del regime (Mussolini fu deposto e arrestato per ordine del Re il 25 luglio 1943). Figlio del suo tempo e della cultura dominante all’epoca, questo documento redatto da poteri “forti e indiscutibili” non aveva nessun carattere di temporalità, era immutabile e conteneva “la regola generale per il territorio”.

La Costituzione, che entrerà in vigore solo il 1 Gennaio 1948, sancisce il principio di autonomia di una pluralità di corpi sociali e territoriali e muove invece verso un più democratico principio di autogoverno delle comunità locali. Da qui il crescendo dei poteri amministrativi decentrati verso le Regioni e le ex-Province, oggi ridotte di numero e trasformate in Città Metropolitane e la creazione del Servizio Sanitario Nazionale con la Legge n. 833 del 23 dicembre 1978, che rappresenta anche un modello di controllo delle autonomie locali da parte del Governo attraverso l’imposizione di vincoli di bilancio pubblico, ma questa è un’altra storia (per quanto in emergenza Covid-19 possa risultare interessante).

Saltiamo alla Legge Regionale n.° 16 del 2004. Provvedimento figlio dell’autonomia di cui sopra, ma anche in ultima istanza delle “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione” ad opera della Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 che, in questo tira e molla per la ripartizione delle competenze tra il potere statale e gli enti autonomi e tra gli stessi enti locali, elimina la parola “urbanistica”, il cui senso è legato alla città costruita, sostituendola con un più ampio “governo del territorio” che viene definito come oggetto di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Quindi ogni Regione, più o meno ispirata alle altre, si fa la propria legge e la nostra è già a 16 anni dalla sua emanazione e forse richiederebbe un bilancio per verificare i risultati della sua applicazione.

La giurisprudenza costituzionale ha chiarito che per “governo del territorio” si intende tutto ciò che attiene all’uso del territorio e alla localizzazione di impianti o attività, e rientra nella potestà legislativa concorrente delle regioni a statuto ordinario. Resta allo Stato centrale l’onere della Tutela Ambientale e da qui la necessità di sottoporre a Valutazioni di Impatto Ambientale e/o Valutazioni Ambientali Strategiche tutti quei processi materiali e immateriali che concorrono alla modifica e alla trasformazione del territorio, inteso sempre più come “artefatto sociale derivato dai processi umani” (come anche il periodo di profonda crisi attuale ci sta ricordando).

Viene introdotto altresì il “principio di sussidiarietà” anche nel merito della pianificazione territoriale, regolato dall’art. 118 della Costituzione, che mette sullo stesso piano “orizzontale” tutti gli enti che insistono con le loro competenze su quel territorio e fornisce riconoscimento formale alla legittimità del ruolo attivo dei cittadini, singoli o associati, nella promozione di iniziative di interesse generale. In “verticale” invece la sussidiarietà si esplicita nella necessità che l’intervento dell’entità di livello superiore, qualora fosse necessario, deve essere temporaneo e teso a restituire l’autonomia d’azione all’entità di livello inferiore. Un principio potremmo dire rivoluzionario e che restituisce formalmente “capacità e potere al popolo”.

Veniamo ad oggi, il Comune di Casoria, in data 23/12/19, il giorno prima della vigilia dello scorso Natale, stipula una “Convenzione per la collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli” e una settimana dopo l’Epifania, il 13/01/20 approva il “Documento degli Indirizzi per la redazione del Piano Urbanistico Comunale”, che in soli tre giorni viene redatto e approvato con delibera del 16/01/2020 nella forma di Preliminare da sottoporre per l’approvazione definitiva alle procedure di valutazione di impatto ambientale cui facevamo riferimento prima.

Lungi da chi scrive sollevare qualsiasi dubbio sull’integrità delle procedure, ci pare quantomeno curiosa la cronologia degli eventi e la rapidità con cui si approccia all’elaborazione operativa di documenti che hanno trascorsi ben più lunghi e complessi.

Segnaliamo alla cittadinanza tutta, perché non é prevista la partecipazione in termini di abitanti a quei city-users (ad es. lavoratori e/o dirigenti delle imprese) ormai caposaldo nelle letterature scientifiche di settore, che l’approvazione del “Preliminare di Piano” apre una fase di tipo partecipativo e concertativo, della quale il Comune si fa promotore, definendone forme e modalità. Si spera che questa fase consultiva generi un dibattito aperto ed intenso. Di seguito il link al Questionario, che la procedura scelta dall’autorità locale fornisce come unico strumento di partecipazione democratica e popolare:

https://drive.google.com/file/d/1p7P4hfuZWJY682-l-7VUbDd8XvrwexNP/view

Terminiamo questa puntata dichiarando l’intenzione di riprendere il discorso nelle edizioni a seguire portando alla luce altri frammenti nel tentativo di descrivere “una città a pezzetti”.

[di FIAB Casoria – Associazione I’Mobility]

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