Casoria incontra l’economia: Fishoes le scarpe del futuro sono già qui

Di seguito riportiamo l’intervista di Alessandro Frau e Lorenzo Marasca, fondatori di Fishoes intervistati da Casoriadue il 18 giugno 2011.

Ciao Alessandro e Lorenzo, dunque … per iniziare … raccontateci un po’ di voi e del vostro background.

LM: 27enni, io e Ale ci siamo incontrati negli anni dell’università, a Milano, per poi prendere due strade diverse, io sono finito nella City di Londra, e lui era in Toscana a lavorare per una multinazionale di prodotti per la casa. Finché un bel giorno di primavera mi son detto: al diavolo la finanza, il futuro calza Fishoes.

AF: Beh noi.. ci siamo formati a pane, economia e candlestick! Con Lorenzo abbiamo sempre discusso di progetti imprenditoriali, di startup, di nuovi lanci di prodotti, di opportunità non ancora sfruttate. Diciamo che Fishoes nasce soprattutto dalla volontà di costruire un progetto in cui crediamo. Non a caso non ci sono state molte esitazioni nel momento in cui abbiamo dovuto lasciare i rispettivi lavori per dedicarci a tempo pieno al progetto.

Come nasce l’idea di Fishoes? Datemi gli elementi per capire come è stato concepito il prodotto, le sue caratteristiche ed il relativo marketing promosso.

LM: Fishoes è una sneaker con un piccolo tocco di ironia e una forte personalità. Trae ispirazione del mondo del mare, la freschezza delle acque e la passione dei pescatori! Beh io sono nato e cresciuto ad Ancona, poi, quindi certe sensazioni me le porto dentro e in qualche modo le abbiamo rielaborate per crearci una scarpa.

AF: l’identità del prodotto è molto forte e questo ci ha sempre motivato ad andare avanti. Penso sia l’unica  scarpa sul mercato ad essere così distintiva. Marchio, prodotto, marketing e comunicazione sono  estremamente legate tra di loro e sembra che questo piaccia molto alle persone. Una sneaker che richiama un pesce, venduta all’interno di una retina anziché la solita scatola, esposta in cassette del pesce.. insomma ci sentiamo dei pescatori urbani. Poi dopo Pescheria5 – aperitivo a base di pesce e sneaker a Milano – siamo ancora più gasati!

Quali sono state le difficoltà maggiori (in particolare vi leggono tanti giovani … quindi raccontarci un po’ di dove avete trovato le risorse economiche e … mentali !!)

LM: partire da zero non è mai facile, però ti dà stimoli il sapere che stai creando qualcosa. Ci si rimbocca le maniche, si impara dagli errori, si va per tentativi, poi le cose iniziano a girare. Ci vuole entusiasmo insomma. Le risorse mentali sono più importanti di quelle economiche, che arrivano in qualche modo se le prime sono presenti. Poi ci sono state notti in cui abbiamo dormito in due su un materassino gonfiabile…

AF: materassino che si è sgonfiato dopo poco, col risultato che alle 5.30 del mattino eravamo già al lavoro. Comunque si le risorse mentali sono decisamente le più importanti, se si hanno quelle si può fare tutto.

Avete entrambi lasciato un lavoro più stabile per iniziare un progetto vostro … dunque ancora è possibile questo in Italia?

LM: ma certo che è possibile! Non sarà facile e figo come in America o altri stati europei, però dai, non siamo in Corea del Nord, l’Italia avrà i suoi difetti e le sue storture, però piangerci addosso e lamentarci fa parte del problema, non della soluzione. Le cose cambiano, basta iniziare.

AF: è più facile di quanto si pensi. Forse la parte più difficile arriva dopo, quando per crescere inizi ad aver bisogno di più risorse e qui si ha l’impressione che manchi il supporto del sistema.

Ci sono dei vantaggi/svantaggi dall’essere giovani e italiani?

AF: questa settimana sull’Economist c’è un lungo approfondimento sul nostro paese, in cui si dichiara apertamente  che essere giovani in Italia é uno svantaggio, che la gerontocrazia sia il modello predominante nelle nostre imprese e che la legalità è un concetto ormai abbandonato da tempo.. Considerazioni in parte vere, è inutile negarlo, però è anche vero che sono i giovani a costruire il futuro, non i vecchi! I giovani hanno grinta e voglia di fare, di creare, di affrontare tutti gli ostacoli pur di ottenere qualcosa. Abbiamo anche meno a perdere e quasi tutto da guadagnare da ogni esperienza. Se essere giovani è chiaramente un vantaggio, anche essere italiani può esserlo o perlomeno non essere uno svantaggio. Il nostro è un paese pieno di creatività e talento, solo che vediamo sempre la parte negativa. Ogni tanto penso proprio che ci piaccia lamentarci e aspettare che qualcuno faccia qualcosa per noi, quando invece dovremmo semplicemente impegnarci di più.

LM: e poi da che il mondo è mondo le idee migliori nascono dai giovani, no? Zuckerberg è giovane, Steve Jobs era giovanissimo quando ha iniziato. Quanto all’essere italiani, beh, natione non moribus. Basta prendere i lati positivi e scartare quelli negativi. Essere di qualunque nazionalità nel 2011 è meno vincolante che mai, tutto è molto vicino, e direi mischiato anzi, sia culturalmente che geograficamente.

Quali sono i vostri suggerimenti per i giovani italiani ed in particolare per i ragazzi della parte più povera del nostro paese, il Sud

AF: Dare suggerimenti è sempre difficile. Qualche tempo fa ho sentito un’intervista a Richard Branson, che da giovanissimo ha fondato Virgin, uno degli imprenditori Inglesi di maggior successo. Alla stessa domanda ha risposto: “screw it, let’s do it!”. Mi associo! (Vista la capacità di Sir Richard Branson di trasformare tutto ciò che tocca in business milionari, appena si è accorto dell’efficacia della massima, ha pubblicato un libro con quel titolo e poi diverse edizioni aggiornate).

Quando potremo avere il piacere di avere le Fishoes “all’ombra del Vesuvio”?

AF ed LM: ci stiamo lavorando, spero per la primavera/estate 2012.

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