Scuola calcio Luigi Vitale: ecco tutto il talento di Casoria

Non chiamatele semplicemente scuole calcio. Le tante strutture presenti sul territorio, infatti, soprattutto nelle provincie più sole ed abbandonate, meritano qualche accezione in più. Punto di raccolta, valvola di sfogo, ritrovo per i tanti ragazzi della periferia che affidano proprio a queste strutture i tanti sogni per un futuro diverso. E gestire le ambizioni, le paure e le speranze dei più piccoli, e molto spesso dei loro genitori, non è facile. Lo sa bene Carlo Parlato, direttore della scuola calcio Luigi Vitale che, in un’intervista a CasoriaDue, racconta di tutte le difficoltà, ma anche gioie, nel gestire le nuove promesse.
“Come scuola calcio, il nostro obiettivo primario è quello di far socializzare i ragazzi, toglierli dalla strada. Anche se siamo una struttura a pagamento, conosciamo le situazioni difficili di alcune famiglie e cerchiamo di agevolarle economicamente, proprio perché i ragazzi “difficili” non puoi mandarli via o lasciarli da soli. Poi magari i bambini (ed i genitori) vorrebbero diventare tutti grandi calciatori, ma questo non è possibile. Il nostro compito è farlo capire ai ragazzi. Il calcio è una macchina di soldi e non si può pensare solo in quell’ottica.”

Le ambizioni dei più piccoli (e non solo) sono dunque il punto più delicato della gestione di chi si iscrive alla scuola calcio.

“Esatto. I bambini sono guidati da genitori, che in alcuni casi esagerano. Vengono di tanto in tanto a lamentarsi, a dirti che vanno in un’altra scuola calcio che permette ai loro figli di diventare “campioni”, solo per accumularsi 30 o 50 euro al mese sulle prestazioni del figlio. In realtà la scuola calcio deve insegnare al bambino le basi del calcio poi se ha talento si vedrà. Anche se da questo punto di vista noi siamo fortunati poiché tante società calcistiche professioniste hanno portato tra le loro fila molti dei nostri ragazzi”

Dunque i talenti casoriani ci sono, e sono anche tanti?

“Certo. Sono tanti e di età differenti. Solo nell’ultimo anno abbiamo dato un ragazzo di 15 anni al Verona, uno di 12 anni al Perugia. Abbiamo avuto contatti con la società del Matera che ha poi tesserato un nostro ragazzo di 15 anni. E questi sono solo alcuni, Turris, Avellino, Roma sono tutte le società che hanno notato i nostri talenti. Abbiamo contatti continui anche con la SSC Napoli che proprio negli ultimi mesi ha preso nelle sue giovanili uno dei nostri ragazzi classe 2005. Ovviamente la gestione di questi trasferimenti non è facile e noi continuiamo ad essere al loro fianco anche dopo. Il ragazzo può riscontrare difficoltà nell’adattarsi e decidere di tornare a casa.”

A quanti anni è giusto iscrivere un bambino alla scuola calcio?

“Nella nostra scuola calcio ci teniamo a prendere bambini che abbiano almeno 5 anni. Poiché i nostri iscritti sono tutti tesserati FIGC, e al disotto dei 5 anni non è possibile tesserare. Molte scuole calcio non seguono questo principio poiché rivolgersi alla FIGC è molto costoso, ma tenere dei bambini senza copertura assicurativa in caso di infortunio o quant’altro è da irresponsabili.”

La vostra scuola calcio, fra l’altro, in passato era affiliata con l’A.C. Milan…

“In passato, poi abbiamo scelto di interrompere la collaborazione. Col Milan ci sono stati tanti problemi: non venivano rispettati i tempi di consegna, si facevano degli accordi che non venivano poi mantenuti. Ci invitavano allo stadio per assistere a delle partite ma poi non ci davano la possibilità di farlo e questo, anche nel rispetto dei bambini, non va bene.”

Terminata la collaborazione col Milan, lei parlava però di ottimi rapporti con altre società, fra tutte la SSC Napoli.

“Negli ultimi anni per noi il Napoli è stata una bella sorpresa. Soprattutto da quando è arrivato Gianluca Grava si sta facendo un grande lavoro. Gianluca sta lavorando per creare un settore giovanile competente e per farlo ha messo tutte le scuole calcio allo stesso livello. Non esistono più favoritismi, amicizie importanti o sotterfugi, se il ragazzo è di prospettiva e vale lui lo prende.”

Ultima domanda, non sui bambini ma sui loro genitori: supporters, agenti, arbitri… sugli spalti rivestono qualsiasi ruolo! Qualcuno ha addirittura proposto scuole calcio a porte chiuse per i papà e le mamme.

“E’ difficile gestire i genitori, soprattutto perché vorrebbero tutti che i figli diventassero grandi campioni. Ma non li si può escludere dalle scuole calcio. Quando il bambino è piccolo molto spesso ha bisogno di vedere un genitore a bordocampo per tranquillizzarsi ed inoltre sono fondamentali per la vita stessa delle scuole calcio. Noi senza di loro non potremmo esistere. Si organizzano, accompagnano i ragazzi in trasferta con le auto…per quanto siano difficili da gestire sono indispensabili!”

 

Anna Ambrosio

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