CONCLUSASI CON SUCCESSO LA III EDIZIONE DELLA “FESTA DEL PANE” A S. BENEDETTO

 

                          Anche festa in piazza Cirillo con i ragazzi della Basilica “S. Mauro”

Si è conclusa Domenica 15 Luglio la terza edizione della “Festa del Pane”, un evento socio – religioso organizzato da don Pasquale Fioretti, Parroco del Santuario di S.Benedetto, quartiere antico di Casoria. Precedute da un triduo di eventi liturgici, nei quali i fedeli del noto Centro storico  hanno prima gustato la Parola di Dio e nutrito l’anima, le tre serate hanno visto la partecipazione di tanti residenti del posto, che hanno vissuto pienamente il senso dello stare bene insieme in un clima di cordialità e di amicizia: Venerdì si è svolta una gara di ballo con “salsa e bachata”, mentre Sabato ha entusiasmato il pubblico con le sue canzoni l’artista Emiliana Cantone; infine, Domenica è stata organizzata una divertentissima Corrida, animata e condotta dal comico e attore napoletano Antonio Fiorillo. Durante ogni serata, i partecipanti hanno potuto assaggiare prodotti tipici locali, tra cui pappardelle ai funghi, fagioli alla benedettina, salsiccia di Norcia con contorni d’orto, gli sfizi fritti del monaco, caciocavallo impiccato con tartufo e soprattutto il pane, l’ingrediente che ha accompagnato ogni piatto. Domenica sera, anche pizze fritte e dolcetti.

Un importante evento di aggregazione”,ha commentato don Pasquale “nel quale si è cementata l’unità parrocchiale, innanzitutto intorno all’altare, perché solo intorno a Cristo Signore presente nella Parola e nell’Eucaristia si realizza la comunione fraterna; inoltre, si vuole ravvivare con questa festa una tradizione, caduta nell’oblio, riconducibile al nostro Patrono, S. Benedetto, e nella quale vi figura il pane, considerato l’ingrediente principe, appunto della tradizione benedettina”. “Essa” prosegue il Parroco, stimolato dalle nostre domande “viene fatta risalire a un racconto scritto  dal grande Papa S. Gregorio nel suo libro “I Dialoghi”.

La fama di santità di Benedetto s’era sparsa ormai in tutti quei luoghi e molti giovani correvano a lui per farsi monaci e porsi sotto la sua direzione. Proprio per questo il demonio, che odia i Santi, voleva uccidere S. Benedetto. E sapete come? Mise in testa ad un uomo cattivo di quei paraggi di preparare un pane avvelenato e di mandarlo in dono al Santo. Detto, fatto.S. Benedetto accettò il pane e lo mise da parte, perchè capì che c’era sotto qualche cosa…Tutti i giorni, all’ora del pranzo, volava sul davanzale della finestra della cella del Santo, un corvo, che veniva dalla vicina foresta a prendersi un po’ di pane dalle mani di S. Benedetto. Quel giorno il Santo gli presentò il pane avvelenato e gli disse: «Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, prendi questo pane e portalo in un luogo dove nessuno possa trovarlo». Il corvo allora, aperto il becco e le ali, incominciò a svolazzare di qua e di là, attorno al pane avvelenato ed a gracchiare come se volesse dire al Santo: « Io voglio obbedire, ma ho paura». S. Benedetto allora gli ripetè l’ordine: «Prendilo, prendilo, ti dico, e gettalo dove nessuno lo possa mai trovare! ». Il corvo continuava a svolazzargli intorno e finalmente si decise a prendere il pane, poi infilata la finestra, scomparve. Povero corvo! direte voi. È morto avvelenato! No, no! Tre ore dopo, eccolo di nuovo sul davanzale della finestra a battere allegramente le ali ed attendere dal Santo il suo solito pranzetto. S. Benedetto infatti prese un pezzetto di pane e lo diede al corvo, il quale, a dir il vero, quel giorno se l’era meritato”.

Tutto è stato organizzato alla perfezione nei tre giorni della Festa: tavoli con sedie sono stati  posti nei pressi del Santuario, lungo la via S. Benedetto, dove la gente, con una modica somma, ha consumato ciò che donne, uomini e giovani della comunità, affaccendati dietro ai fornelli, hanno preparato con la mano del cuore. In tutte e tre le serate, si sono sparsi nell’aria odori invitanti, che destavano appetito; soprattutto si è percepita la voglia della gente di stare insieme, di  cementare relazioni, di consolidare rapporti, anche di stringere amicizia con persone sconosciute, perché forte è il desiderio di vincere la solitudine, di aprirsi agli altri. La malattia dei nostri tempi, infatti, è la malinconia, che potrebbe degenerare in depressione, se ci si accorge che nessuno ci attende, nessuno ci sorride, nessuno ci porge la parola, diventando anonimi e ignoti. Le feste paesane, le sagre locali allora, svolgono la funzione terapeutica di contrastare la tristezza del cuore, di diventare commensali felici seduti attorno ad un tavolo, dove bevendo un bicchiere di vino e assaporando leccornie di persone disponibili,  si riscopre di essere membri di una comunità e che  basta poco per sentirsi importanti agli occhi degli altri. Un’altra festa si è svolta Domenica sera, in piazza Cirillo, organizzata dai giovani della parrocchia S. Mauro, al termine del campo estivo. Sul palco si sono esibiti bambini/e e ragazzi/e eseguendo balli di gruppo e rappresentando scenette comiche, anche di Massimo Troisi; bravissimi, al riguardo, Domenico Napolitano (nell’esilarante scena della preghiera di S. Gennaro) e la sorella Filomena, ottima baby attrice (nella divertentissima scena dell’Arca di Noè).

 Antonio Botta

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