Cardinale Sepe a Dimaro

Napoli è una città misteriosa e per certi versi incomprensibili per chi non la vive quotidianamente. Partenope sperimenta e mescola spesso e volentieri, tra le pietre della sua millenaria storia, sacro e profano. E il Napoli, che non è semplicemente una squadra di calcio, ricalca fedelmente i passi della città che gli ha dato i natali esattamente 90 anni fa. Negli ultimi giorni del ritiro trentino della compagine allenata da Maurizio Sarri, infatti, è arrivato anche Crescenzio Sepe, il Cardinale della città di Napoli.

Non una novità dell’ultimo anno a dire il vero, ma un atto ormai consolidato e duraturo e, soprattutto, carico di significato. Il paradiso che sorge in seno al Vesuvio, infatti, vive un rapporto a doppio filo con la religiosità perché “sacro e profano” che si mescolano non è un semplice modo di dire. Ne è un esempio, lampante, la tradizione folkloristica più longeva e duratura di Napoli, la “Piedigrotta Barrese” che ogni anno, a settembre, fa cantare e ballare l’intero quartiere di Barra e non solo, dato che la kermesse richiama un gran numero di partecipanti da diversi posti della regione. E non solo. La Piedigrotta Barrese, a beneficio di chi non ha il piacere di conoscerla, è una ‘rivisitazione’ della più antica “Festa dei Gigli” di Nola e all’interno di essa “sacro e profano” si mescolano alla grande. La Piedigrotta Barrese, infatti, è una festa a carattere religioso, ma non mancano gli aspetti competitivi con le diverse esibizioni tecniche su Corso Sirena e Corso Buozzi. E questa ultracentenaria e meravigliosa festa è solo uno dei tanti esempi che potremmo fare sul “sacro e profano” che padroneggiano in una ‘simbiosi unica’ a Napoli. Quindi l’atto religioso nella prima parte della preparazione degli azzurri di Sarri verso la nuova stagione è qualcosa che, per certi versi, è già scritto nelle pagine della città. Il calcio e i miliardi che girano nella sua orbita, con tanto di tradimenti eccellenti per qualche soldo in più, rappresentano, in un’ottica moraleggiante, la più alta forma di immoralità esistente. Dall’altra parte il religioso e la sua messa conferiscono comunque quell’aurea di sacralità, quella benedizione ad un gioco che per quanto possa essere profano, è comunque vitale per la città di Napoli. Il calcio può essere inteso come un peccato a cui è difficile rinunciare, ma il calcio a Napoli difficilmente possiamo scinderlo dalla fede. Il celeberrimo altare votivo di Maradona ne è un altro esempio, ma la rappresentazione più bella del sinolo tra fede e pallone, tra sacro e profano, io credo che sia racchiusa all’interno di “Operazione San Gennaro”, la meravigliosa pellicola diretta da Dino Risi. Mi riferisco alla scena in cui “Dudù”, interpretato dall’eccellente Dino Manfredi, si rivolge al Patrono per chiedergli il permesso per rubare il suo tesoro: “Ci stanno santi più conosciuti di te, forse meno meritevoli. Ma tengono le città col loro nome: San Marino, San Francesco, San Tropez. Gennarì, col dovuto rispetto, li dobbiamo offuscare tutti. Ma per arrivare a questo dobbiamo fare qualcosa di più grande. Dammi l’autorizzazione e io ti faccio diventare il santo più importante del mondo. Primo in classifica, San Gennà. Che dici?”. Dopo un momento di silenzio, Dudù incalza: “Lo so che sei troppo modesto, e allora fallo per Napoli. Noi siamo poveracci e triboliamo. Certamente hai tribolato pure tu, sennò santo non ti facevano. Adesso c’hai un tesoro. Ma che te ne fai di un tesoro? Qui tu stai bene, non ti manca niente. E invece con trenta miliardi possiamo fare cose da far schiattare d’invidia a tutti: un ponte sospeso fra Napoli e Capri, grandi alberghi per i senza tetto”. A questo punto uno dei complici gli ricorda un particolare sottovoce: “Eusebio”. Dudù, allora, si rivolge nuovamente al santo: “Ah, e ti compro pure Eusebio, così vinciamo la Coppa dei Campioni e tu rimani famoso in eterno”. Questa scena immortale di cinema rende l’idea del legame tra il calcio e la fede a Napoli, tra il sacro e il profano. Alla fine Eusebio non arrivò, anche perché chi ha visto il film sa che fine ha fatto il tesoro. Per chi non ha visto il film: tranquilli, niente spoiler del finale. Ma vedetelo perché non aver visto questo capolavoro è un vero peccato, da confessare. Ad ogni modo oggi, a distanza di tempo, nelle mani di De Laurentiis non c’è il tesoro di San Gennaro, ma c’è un piccolo tesoretto arrivato dalla clausola di Higuain. Strano che i programmi di calciomercato non abbiano dato un’interpretazione del genere all’arrivo del Cardinale a Dimaro. “Sepe nel ritiro azzurro, ha fatto da intermediario con Papa Francesco per l’arrivo di Messi al Napoli”

Oh, a dirla tutta la Coppa dei Campioni, anche se non si chiama più così, la giochiamo. Ma se non è Messi, ci accontentiamo pure di un connazionale di Eusebio, un portoghese che ha giocato nei “Diavoli rossi” di Manchester. Insomma, per non farci mancare ancora una volta quell’inscindibile legame tra sacralità e profanità.

 

Domenico Borriello

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