A Napoli si voterà a settembre

NO, i partiti che si presentano alle prossime elezioni non sono tutti uguali. Sono uguali se uno spulcia con minuzia (o malizia) i programmi elettorali, e trova che anche quelli che sforano di meno rispetto ai vincoli di bilancio che ci dobbiamo auto – imporre – e già qui le differenze sono evidenti – contengono promesse che realisticamente non possono essere onorate. Questo avviene perché tutti i partiti hanno degli elettori un’immagine piuttosto deprimente (o forse soltanto realistica?): che la grande maggioranza di loro non abbia alcuna idea della complessità di governare una grande Città, stretta all’esterno da vincoli economici e politici nazionali, internazionali e europei, e stretta all’interno dalle dimensioni limitate della “coperta” finanziaria. Una coperta che non basta a coprire tutte le esigenze che i diversi territori e gruppi sociali avvertono come prioritarie.

Ma soprattutto ciò avviene perché tutti i partiti sono convinti che gli elettori non abbiano un’idea, e non vogliano o non possono farsela, della gravità della situazione economica, sociale e politica in cui la Città si trova. Del declino che l’ha colpita da almeno venti anni (in realtà molti di più) e delle difficoltà che devono essere superate per riavviare un processo di crescita sostenuto, il solo che può garantire, in tempi lunghi, la soddisfazione delle esigenze che i cittadini avvertono. Non è una spiegazione del declino i tanti libri che parlano di Napoli ed i tantissimi set cinematografici in giro per la Città ma un allarme documentato e un avvertimento.

Sia chiaro, anche io sono convinto che Napoli abbia segmenti della sua economia e delle sue istituzioni che funzionano bene e che, potenzialmente, abbia le risorse per rimettere in sesto quelli che non funzionano. E’ il passaggio dalle potenzialità all’effettività che fa problema. E’ la chiarezza delle idee, indispensabile a disegnare e attuare le riforme necessarie, che in molti partiti manca. E’ l’impopolarità di alcune di queste e la (presunta) popolarità di altre  – come si fa a promettere una completa marcia indietro sulle riforme attuate in tema di lavoro? – a generare confusione tra gli elettori. Ed è soprattutto l’assenza di una visione nazionale condivisa, allo stesso tempo realistica ed entusiasmante – un ossimoro tra due aggettivi? – che ostacola uno scatto di orgoglio dei cittadini: “Anche Napoli ce la può fare”.

E’ vero, i partiti offrono uno spettacolo desolante, attenti soltanto al loro successo elettorale e non al successo della Città in un contesto nazionale ed internazionale difficile. E per molti di loro la pretesa che i due obiettivi coincidano fa semplicemente sorridere, se non facesse piangere. Ma non sono tutti uguali, e consiglierei agli elettori di prestare attenzione soprattutto a due cose, oltre a quella, sempre importante, del loro orientamento valoriale a destra o a sinistra: come essi hanno governato, e, soprattutto, il loro atteggiamento verso l’Unione Europea. Questo rende più difficile il giudizio sulle tante trattative che stanno avvenendo, anche in questi giorni, in tutti gli schieramenti politici. Ma già il livello cittadino è un indizio preoccupante, se non bastassero quelli che si possono trarre dalle loro “incertezze” sull’Europa (…. è un eufemismo), dalla loro concezione di democrazia, dalla loro incompetenza e dalla loro convinzione di rappresentare l’unico “partito degli onesti”.

L’Europa è il vero discrimine, un’Europa senza sé e senza ma: al di là del grande disegno cui abbiamo tenuto fede per l’intero dopoguerra, oggi è anche l’unico modo per moderare le conseguenze negative di una globalizzazione senza freni. Queste elezioni hanno un significato ed un risultato ben preciso: decidono da quale parte del mondo si sta. Negli anni 80 la scelta era chiara, o con il Fronte Popolare o con la Democrazia Cristiana, o con il comunismo o con le democrazie liberali; la scadenza naturale del mandato di Sindaco di Napoli di Luigi De Magistris è a giugno ma il piano vaccinale e la curva dei contagi fa suppore che il voto slitterà a settembre inoltrato e solo allora sapremo da che parte starà Napoli, se con l’Europa o contro. E aggiungo un’osservazione per chi è giustamente preoccupato dalle promesse irrealistiche dei programmi elettorali: una chiara decisione a favore dell’Europa garantisce anche che quelle promesse dovranno passare al vaglio delle istituzioni europee e saranno riformulate o abbandonate.

Restano i due grandi schieramenti del passato, centrodestra e centrosinistra, ai quali auspico si possa ritornare finita la sbornia populistica. Non me ne voglia De Magistris ed i tantissimi assessori degli ultimi suoi dieci anni. Hanno tutti una storia politica: Borriello, Galiero e De Majo non hanno mai nascosto la loro precisa identità politica. La loro preparazione, anche amministrativa, è garantita proprio dai tanti anni passati nelle lotte politiche cittadine nella fila della Sinistra. Sarebbe ora che ognuno di loro tornasse da leader negli schieramenti politici a cui appartengono. Nell’attuale centrodestra c’è il grosso problema dell’antieuropeismo della Lega e alle persone ragionevoli che sono sensibili ai valori della Destra non resta che augurarsi una netta vittoria interna di Fratelli d’Italia nello scontro con la Lega che da Nord sembra voglia diventare “padano partenopea”. Sul confronto di come Luigi De Magistris, le sue Giunte Municipali ed i suoi Consigli Comunali abbiano governato la Città di Napoli personalmente non ho dubbi e cerco di tenere distinti i giudizi di valore da giudizi di fatto.

Credo però sia indubitabile sia stato un governo riformatore e che la sua azione sia stata proseguita nel suo secondo mandato, che ha potuto avvalersi di Assessori delle capacità di Alessandra Clemente, Ciro Borriello, Rosaria Galiero, Eleonora De Majo e Raffaele Del Giudice.

Chi scrive ha un orientamento politico di destra moderata e coloro che stanno leggendo hanno tutto il diritto di sospettare che il tentativo di tenere sotto controllo le proprie preferenze ideologiche non sia riuscito sino in fondo. Anche per loro ribadisco però il mio consiglio, che è neutro: nella scelta dei partiti tengano soprattutto conto delle effettive prove di governo del passato e dell’atteggiamento verso l’Europa. I soggetti politici probabili candidati a Sindaco di cui si parla in questi giorni hanno tutti una propria incancellabile storia e quindi la scelta può tranquillamente non essere condizionata da niente e da nessuno. Alessandra Clemente, Antonio Bassolino, uno dei fratelli Manfredi, Catello Maresca: questi sono i nomi di oggi. Di quelli di domani (cioè settembre) non c’è alcuna certezza.

Ferdinando Troise

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