Viaggi nel passato della nostra città: la famiglia Cortese

Per conoscere la storia dei nostri luoghi è indispensabile guardarsi intorno, osservare le tracce di chi ha vissuto nelle nostre città prima di noi.
A volte basta leggere il nome di una piazza o di una strada, guardare la statua di un santo, leggere a chi è stata dedicata una scuola per attraversare il confine tra l’oblio e la memoria storica.

Casoria è un comune ricco di storia: i personaggi illustri hanno lasciato la loro presenza nel ricordo di chi vi abita, ma, spesso, il tempo e l’indifferenza fanno strage di questa memoria.
Il cimitero consortile di Casoria-Arzano-Casavatore è uno di quei luoghi dove il tempo presente si ferma, a favore di un passato che ogni visitatore ricorda con nostalgia: il passato dei nostri cari lì sepolti, il passato di chi non c’è più se non nei nostri cuori e in un nome inciso sulla pietra.
E’ camminando nel viale centrale del cimitero che ci imbattiamo nel monumento funebre della famiglia Cortese: una grande lastra di marmo capeggiata da un mezzobusto.
La famiglia Cortese è sicuramente una delle più note nell’hinterland napoletano e la sua storia è tanto antica quanto ricca di eventi.
Vincenzo Cortese, preside di una scuola secondaria, e la moglie Emilia Sperandeo erano i genitori del celebre Nino Cortese, storico di fama nazionale: sin dall’infanzia, Nino si trovò a viaggiare molto per seguire gli spostamenti lavorativi del padre e visitò le più belle città d’Italia in un periodo, la fine dell’Ottocento, dove viaggiare non era di certo facile come ora.
Fu, forse, l’assaporare la storia di Perugia, Firenze, Napoli a far nascere e ad alimentare in lui la sua vocazione di storico.
Iniziò la sua formazione a Firenze, ma fu a Napoli che Nino Cortese compì i suoi studi universitari e si legò alla filosofia di Benedetto Croce. Cominciò, come il padre, a viaggiare seguendo la professione di insegnante liceale e, poi, universitario, fino a diventare, nel 1952, vicepresidente dell’istituto per la storia del Risorgimento. Morì nel 1972, dedicandosi fino alla fine allo studio e alla ricerca.
E’ a lui che è dedicato uno degli istituti comprensivi più grandi di Casoria, nonché una scuola superiore a Maddaloni, in provincia di Caserta.
Il monumento funebre che ricorda la sua famiglia è solo pietra, eppure tanto può suscitare anche solo un nome nella mente di chi continua a ricordare.
E’ sufficiente poco per ricordare chi a Casoria ha dedicato molto della sua vita e l’ha insignita di una fama che accresce il suo prestigio. Eppure tutto questo non sempre è così scontato e molti non trovano, nemmeno dopo la morte, un riconoscimento che, spesso, la nostra città non ha saputo dargli nemmeno in vita.
Numerosissimi, forse infiniti, sono i nomi incisi su lastre che riempiono i cimiteri delle nostre città: recuperare ad una ad una le diverse storie sarebbe praticamente impossibile.
Tuttavia il guardarsi intorno, il prestare attenzione a un dettaglio, una dedica di un monumento, permette talvolta di scoprire storie nemmeno tanto lontane che hanno contribuito in modo impercettibile o più concreto, alla definizione ed alla formazione della cultura che abbiamo dal passato ereditato e che possiamo mantenere ed alimentare soltanto se con tale passato ci riconciliamo.

 

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