Vangelo Domenica 1 gennaio 2011.

Vangelo  Lc 2,16-21
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.


Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Nel buio della nostra vita c’è una luce che rende visibile tutte le nostre strade, non sto parlando solo di un fenomeno ottico, ma di un uomo che illumina dal

nostro interno e che cambia la nostra esistenza, il nostro modo di vedere, la nostra quotidianità. Questa persona concreta va conosciuta, dobbiamo vedere la sua gloria, cioè tutto il suo peso ,insomma quanto vale. A Natale Dio si rende visibile, tangibile. Questo Dio è a portata di mano, è toccabile è vivibile. Tutto è stato trasformato, il nostro stesso corpo ha concretamente incontrato Dio,  è tempio di Dio. Spesso ci arranchiamo a cercare la nostra gioia nelle cose, nelle circostanze che sono fuori di noi. Ma essa ha origine dalla consapevolezza che Dio si è talmente mescolato con te che tu hai ora una dignità altissima. Il primo giorno dell’anno siamo chiamati a riflettere, appunto, sulla portata della nostra dignità umana  e chi più di Maria ci fa comprendere il senso di tutto questo?

 

Maria porta in sé  una contraddizione: come fa una donna qualsiasi a generare  Dio? Se Gesù fosse solo vero uomo, questa sua umanità ci schiaccerebbe per i suoi poteri, per la sua eccezionalità. Se Gesù fosse solo Dio allora questa sua vita non ci interesserebbe, troppo alto ed irraggiungibile per noi. In Gesù c’è una paradossalità meravigliosa, è veramente nostro fratello che nella sua carne ha vissuto quello che viviamo noi, m è anche Dio: egli è vero Dio e vero uomo. Può insegnarci ad essere uomini e ad essere figli di Dio. Noi possiamo fare la stessa esperienza di Maria , generare dalle nostre opere, dalla nostra esistenza la grandezza di Dio. Noi dobbiamo aprirci alla fecondità, oggi si vive una grande difficoltà a scegliere di essere madre, padre cioè di essere fecondi. La nostra generazione vive il delirio di autonomia che ci ha portati alla solitudine, all’auto-appagamento del proprio io, al passare da un piacere ad un altro piacere, tutto questo ci ruba la fecondità. Siamo tutti protesi a succhiare, ad ingurgitare tutto quanto possibile, alle emozioni forti, una voragine senza fondo che ci dà momentanei e mai totalmente appaganti piaceri. Il segreto sta invece nell’essere sorgente per gli altri, è da noi che deve sgorgare la vita, l’opera di Dio. Gesù è su una mangiatoia perché si mangi per saziarci totalmente e noi siamo chiamati a diventare figli, che hanno tanto da dare e nulla da chiedere. Da ognuno di noi  può venire tanto bene. Anche noi generatori, come Maria, di vita vera.

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