Quanto fastidio danno i giornalisti

Diciamoci la verità: i giornalisti danno fastidio! Sempre ad immischiarsi in affari che tanti  vorrebbero non far venire a galla; sempre a scavare tra scartoffie e documenti per scoprire abusi e soprusi. Curiosi che non temono di raccontare quello che scoprono. Si fa presto però a dire “giornalista”. Non è un’iscrizione all’ordine a fare del giornalista un professionista; non un tesserino che si può mostrare ai carabinieri per entrare sulla scena di un crimine.  Sottilissima la linea che separa il giornalista dal pennivendolo, da colui che asserve la propria penna a potente di turno. I “giornalisti giornalisti”, come li avrebbe chiamati Sasà, caposervizio del Mattino ai tempi di Giancarlo Siani, danno fastidio. A chi? Presto detto: alla politica innanzitutto; al sindaco che fatica ormai a  recitare la parte di quello convinto che va tutto bene, perché c’è chi racconta, senza troppi giri di parole, che di una coalizione frantumata restano solo macerie; danno fastidio ad ignoranti e presuntuosi consiglieri comunali, perché infilano la penna nel loro orgoglio di somari feriti e sbirciano negli intrallazzi di chi vorrebbe preservare per sé e i propri amici i privilegi che stare nella casta dà; agli assessori che non sanno più cosa raccontare per difendere la loro evidente incapacità e che, ricevendo ammonizioni da ogni parte, se la cantano e se la suonano da soli rasentando spesso il ridicolo; ai vigili urbani che lasciano tranquillamente che Piazza Cirillo sia intasata da auto in doppia fila proprio sotto i loro occhi e le loro divise (eppure non indossano i berretti, la visuale dovrebbe essere ampia).

 

I giornalisti danno proprio fastidio, anche alla gente comune: al delinquente di turno che non vuole essere disturbato, all’incivile che si ostina a non differenziare i rifiuti, al commerciante che se ne infischia delle regole  e ingombra i marciapiedi per esporre la propria merce, a tanti automobilisti che il codice della strada non sanno neppure cosa sia. I giornalisti, quelli che fanno da watchdog disturbano e fanno storcere il naso ai politicanti che pensano di poter trasformare la cosa pubblica in cosa loro senza essere disturbati da nessuno. Questa città non è diversa dalle altre. L’allergia verso i giornalisti è una malattia diffusa, ma non priva di fondamenta: mentre i rappresentanti dei partiti più in vista credono di poter fare i propri comodi che tano nessuno ha il coraggio di raccontare, arriva la scellerata di turno e scrive che il muro di via Caruso non dovrebbe esistere e che a momenti ci è voluto meno per abbattere quello di Berlino. Mentre qualche assessore tesse le proprie lodi per aver evitato (a suo dire) la costruzione della centrale a Biomasse,  arriva puntuale il giornalista che lo smentisce raccontando, carte alla mano, che se l’Arin ha rinunciato al progetto è perché questo era troppo costoso e perché è risultato più remunerativo avviare un impianto di potabilizzazione. Quando un vicesindaco insiste nel dire che i lavori allo Stadio San Mauro procedono, ecco che arriva la giornalista guastafeste e mostra ai creduloni che è da circa cinque mesi che non viene mossa una sola pietra in quell’ennesima cattedrale nel deserto. Quando la maggioranza applaude se stessa per aver approvato il Puc, spunta il giornalista che fa notare che si sta ricamando su un documento obsoleto e che non può  certo definirsi la fotografia fedele dell’attuale conformazione del territorio, quindi quasi inutile. Spesso assessori si lasciano andare ad autocelebrazioni, perché Casoria ha raggiunto circa il 60% di raccolta differenziata. Ecco a questo punto che colui o colei che ha sempre da ridire ( giornalista), scrive un articolo e racconta che se è vero che la raccolta differenziata è giunta a quasi il 60% è anche vero che in un anno dall’insediamento della nuova Amministrazione non ha avuto una grossa impennata, così come è vero che la città è sporca e che il pattume abbandonato lungo le vie periferiche, basta da solo ad avvelenare un territorio già massacrato dal punto di vista ambientale. Lo stesso giornalista, mette il dito nella piaga e fa notare ai cittadini che per strada vi sono topi e blatte ovunque, per non parlare delle erbacce incolte che a momenti ammazzano chi soffre di allergie, oppure che sono stati spesi sessantamila euro per i contenitori per le deiezioni canine e che di questi non si vede neppure l’ombra. C’è poi il giornalista che smaschera chi siede nelle file dell’opposizione e che mostra che se la maggioranza esiste ancora è proprio grazie a lui. Questi giornalisti danno fastidio a tanti: destra, sinistra, centro. Il rompiscatole che non vende la penna al potente aspettando e sperando che il suo servilismo sia un giorno ripagato con un bel posto fisso, ma  che racconta per amore della verità, non ha vita facile e forse non avrà mai neppure una carriera brillante nel mondo dell’informazione. Tagliato un po’ fuori, visto dai più come un matto che si piglia grattacapi che sarebbe meglio evitare; un giornalista non amato è quasi sempre un “giornalista giornalista”, perché dà fastidio. I giornalisti danno fastidio.

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