“L’11 settembre della Francia. Ora tocca a Roma, Londra e Washington.”

Un venerdì sera come tanti, una birra, una partita di calcio, un concerto.

Attimi per svagarsi un po’, per staccare dalla solita routine, da soli, con la famiglia, o con gli amici. 

La musica suona al Bataclan, teatro parigino dove si sta esibendo la band americana “Eagles of Death Metal”.

Improvvisamente gli spari, accompagnati a gran voce dalle parole “Allah Akbar”, ossia “Allah è grande”. Il caos, gente che cerca di fuggire dall’entrata principale, persone che si appendono alle finestre per tentare di scampare agli spari, feriti trascinati per strada, lacrime, urla.

Tre minuti di video (in basso in allegato il link) che rappresentano ciò che è l’Isis: morte, orrore, carneficina senza motivo, dolore, ignoranza, crudeltà. 
Allo stesso tempo però anche ciò che esso non è: non è paura di andare incontro alla morte, non è umanità, non è comprensione del valore di una vita umana, che sia quella delle vittime, o quella degli attentatori stessi.

Ieri 14 novembre Parigi ha vissuto il proprio “11 settembre”, così l’hanno rivendicato oggi i militanti Isis, aggiungendo nel proprio messaggio  “Ora tocca a Roma, Londra e Washington.” 
A dieci mesi dall’attentato alla sede di Charlie Hebdo, ad essere colpiti stavolta sono stati luoghi di svago, di vita quotidiana: 127 circa i morti attestati finora nelle sparatorie, 200 i feriti di cui 100 gravi. Questo per far comprendere all’Europa che ai terroristi non serve necessariamente attaccare monumenti, piazze, giornalisti o personalità politiche di spicco per creare scompiglio, ma anche un semplice bar o un teatro, dove persone comuni, innocenti, non avrebbero mai immaginato cosa sarebbe potuto succedere.

La vera domanda adesso è: “Saremo mai preparati a tutto questo?”
Come si può combattere qualcosa così radicato all’interno del Paese, fatto di persone che magari incrociano più volte il nostro cammino durante la giornata? 
Una cosa è sicura: ciò che stiamo facendo non basta, e mai basterà se non apriamo gli occhi.

 

Nel seguente link il video filmato da un giornalista della testata “LeMonde”, residente alle spalle del teatro Bataclan. Egli è poi sceso poi in strada per aiutare le vittime, ed è rimasto ferito al braccio nella sparatoria. Fortunatamente non è grave e sarà operato in giornata all’ospedale Georges-Pompidou.

http://www.lemonde.fr/attaques-a-paris/article/2015/11/14/daniel-psenny-journaliste-au-monde-j-ai-senti-comme-un-petard-qui-explosait-dans-mon-bras_4809665_4809495.html

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