Una scelta senza dubbio personale, quella di dedicarsi alla politica, ma tramandata da un forte impulso paterno. Guido De Martino, docente di Storia e Filosofia ci ha illustrato brevemente la sua formazione e i suoi migliori traguardi ottenuti.
Cosa l’ha spinta ad occuparsi di politica, è stata una scelta personale
oppure motivata dal desiderio e dalla volontà di seguire le orme di qualcuno in particolare?
Senza dubbio è stata una scelta personale, nel senso che ho sentito sin
dall’adolescenza, parlo di un’età fra i dodici e i quindici anni, il
trasporto verso la politica, che poi non mi ha più abbandonato. Mio padre in seguito, non mostrava molto favore per un mio impegno diretto in politica, temendo critiche di nepotismo. Comunque, pur essendo
per me una scelta di vita essa, in seguito, non fu esclusiva, nel senso
che non abbandonai la professione di docente di storia e filosofia. Certamente essa fu attratta all’origine dall’esempio di mio padre. Infatti, insieme ai miei due fratelli spesso seguivamo nostro padre, accompagnandolo nei comizi e nelle manifestazioni che negli anni cinquanta teneva nei
comuni della provincia di Napoli, anche a Casoria, e a Napoli stessa. Comizi affollati, per lo più con la partecipazione di persone umili e povere, e appassionati, dove si sprigionavano inusitate energie per contribuire al riscatto del popolo dalle miserie del tempo, e si ponevano le basi per il progresso della società, soprattutto delle sue parti più deboli. Le emozioni di quel clima, unico e irripetibile, hanno plasmato la mia formazione politica. Dopo, per così dire, è subentrata la ragione, cioè le idee e la consapevolezza che il socialismo era, ed è la sintesi più alta fra libertà, giustizia ed eguaglianza, ovvero: valori eterni che guidano e dovrebbero guidare il cammino delle comunità umane.
Quali sono i maggiori traguardi e le più belle soddisfazioni raggiunte
nell’arco della Sua carriera?
Non ho, nella milizia politica, ragionato in termini di “carriera”, ma di impegno ideale, politico e fattuale per contribuire col mio apporto allo svolgersi delle vicende politiche, piccole che fossero. Seguendo le mie più profonde e radicate convinzioni ( quasi sempre coincidenti con quelle che nella sua lungimirante saggezza, anche di grandissimo studioso di storia antica, professava mio padre ) mi sono per lunghi periodi ritrovato in minoranza nei partiti in cui ho avuto la ventura di militare ( a riprova della scarsa mia attitudine…al carrierismo che presuppone essere parte di maggioranze al fine di ritagliarsi il proprio orticello di potere ). Non mi lamentavo di ciò, essendo questa condizione un portato inevitabile delle alterne vicende della lotta politica, in cui non è scontata la vittoria, sebbene mi rincrescesse che sia nel PSI sia successivamente nel PDS-DS le mie idee ,alfine, divenivano del tutto marginali e influenti. Posso però, sostenere di non aver concorso, di non sentire di aver concorso, al disfacimento della sinistra storica italiana nelle sue varie articolazioni. Ma ciò non suscita in me alcun sentimento di sufficienza, ma solo di turbamento per la piega negativa degli eventi. Tuttavia, ciò nonostante, ho assunto varie funzioni politiche, sia nei partiti, come segretario della federazione napoletana del PSI, sia come commissario reggente la federazione napoletana del PDS, sia come amministratore pubblico, in qualità di consigliere e assessore regionale, e come consigliere e assessore al comune di Napoli., e infine come deputato del PSI, e successivamente come senatore del PDS-DS, eletto nel collegio di Casoria fino al 2001, e di cui conservo un indimenticabile positivo ricordo di impegno comune con tanti cittadini e compagni. Non tocca a me giudicare in qual modo ho assolto a quei compiti, comunque difficili e impegnativi,anche per le condizioni sociali e civili delle nostre terre.
L’Italia è affondata in una crisi profonda dalla quale sembra non
riuscirne a venir fuori. Quali sono, secondo Lei, gli errori fatti finora, che hanno portato a drastiche problematiche e non hanno potuto garantire una rinascita?
All’origine degli “errori” vi è, secondo me, il declino delle grandi
culture politiche democratiche: quella cattolica, quella socialista, quella
liberaldemocratica, che non seppero rinnovarsi per tempo, adeguandosi ai mutamenti delle condizioni della società italiana; e finirono per esserne
travolte, anche a causa di pratiche degenerative troppo tollerate ed anche favorite. Peggio ancora con l’avvento, nell’ultimo ventennio, del berlusconismo che ha profondamente incrinato, fin quasi alla rottura del sistema, le basi etiche condivise della legalità repubblicana e costituzionale. Lo schiacciante peso del debito pubblico, dovuto non tanto ai deprecati sprechi, ma alla sproporzione fra ricchezza prodotta, sua cattiva distribuzione ed entità crescente della spesa pubblica
sta avendo effetti devastanti. Il prevalere di tendenze cosiddette
neoliberiste producendo enormi disuguaglianze fra grandi ricchezze
concentrate in ristretti settori di popolazione, che certo
non sono quelli della cosiddetta classe politica,ed all’opposto estese fasce
di cittadini progressivamente impoverenti ha creato distorsioni ed
ingiustizie sociali pessimamente governate. La società ne è sconvolta.
Lei da politico e figlio di uno dei Padri della Patria cosa si augura?
Orientamenti e scelte emotive degli elettori hanno prodotto ora
l’ingovernabilità del paese e nessuno sa come uscirne. E’ alto il rischio di
traumi ancora più pesanti, e temo l’affermarsi di tendenze ancora più
autodistruttive. Uscirne non sarà semplice, ma spero sempre nell’affermarsi di forze autenticamente democratiche e progressiste, le uniche in grado di rimettere il paese sulla retta via, prima che sia troppo tardi.
VALENTINA IACONO