PRESENTATO IL NUOVO LIBRO DI MASSIMO MILONE: “NAPOLI, LETTERA A FRANCESCO”

Sabato 14 Marzo, nel Museo Diocesano Largo Donnaregina, è stato presentato, per iniziativa dell’Arcidiocesi, “Napoli, lettera a Francesco” (Guida Editori, 2015), firmato dal giornalista Massimo Milone, responsabile Rai Vaticano. Il volume contiene una raccolta di 16 lettere di napoletani illustri scritte a Papa Francesco in vista della sua visita a Napoli.

Tra i mittenti figurano lo scrittore Erri De Luca, l’attore e regista Luca De Filippo, il presidente della società Calcio Napoli Aurelio De Laurentis, il filosofo Aldo Masullo, l’accademico Fulvio Tessitore  e i due presidenti emeriti della Corte Costituzionale Francesco Paolo Casavola e Giuseppe Tesauro. Inoltre, il libro è reso ancora più appetibile e interessante da una lunga intervista al cardinale Sepe e dai discorsi pronunciati a Napoli da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI.

 

L’incontro è stato presieduto dall’Arcivescovo della Diocesi partenopea e, in qualità di relatore, è intervenuto lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio. Nei vari interventi, si è posto in rilievo che nelle sedici lettere vengono mostrati a Sua Santità i “i mille volti e le mille anime di Napoli, le sue eccellenze  e, nel contempo, i suoi grandi malanni nei vari campi della cultura, dello sport dell’università, della ricerca, delle imprese e della magistratura.” Milone ha ribadito quanto già scritto nel libro, sottolineando che a Napoli“si va avanti con fiducia e speranza, fortemente impegnati a disegnare nella concretezza il proprio futuro, a costruire e realizzare lo sviluppo, a lavorare per una pacifica convivenza sociale attraverso l’esaltazione della centralità e della legalità dell’uomo, contro ogni forma di degrado, sopraffazione e violenza, orientati a conseguire  l’impegnativo, ma esaltante obiettivo  di “recuperare quei parametri fondamentali dell’etica, che sono il presupposto della rinascita civile e sociale.” Il Cardinale, riprendendo alcuni passaggi della sua intervista, ha evidenziato che Napoli, afflitta da tanti mali e diseguaglianze, “ha bisogno di impegni concreti che possano rispondere alle esigenze e alle urgenze, soprattutto dei più poveri, dei più deboli , dei giovani.” Ecco uno stralcio della lettera di Luca De Filippo:

“Santità, a nord ovest di Napoli c’è una piccola isola che si chiama Nisida. Dal Capo di Posillipo ci si arriva, via terra, percorrendo una strada dal sapore antico, scavata nel tufo della parete di quella collina. Si discendono tornanti fino ad arrivare in una località denominata Coroglio. A destra, quasi alla fine della strada, si costeggia l’enorme scheletro di cemento armato del dismesso polo siderurgico dell’Italsider. Memoria di scelte non condivisibili che favorirono, all’inizio del Novecento, il progresso industriale in stridente contrasto con la commovente bellezza di una lunga lingua di spiaggia bagnata da un mare protetto e calmo anche d’inverno; in disarmonia completa con un entroterra dalla vegetazione rigogliosa e sempre gravida. Oggi si cerca di rimediare al danno bonificando e riqualificando l’intera zona. L’impresa non sarà semplice. Una delle prime opere compiute, la “Città della Scienza”, è stata distrutta nel 2013 da un incendio che si pensa di origine dolosa. Superato quel che resta dell’impianto dell’Italsider, che indica in modo imperituro il rapporto tra Uomo e Natura, uno stretto e breve istmo artificiale collega Nisida alla terra ferma. Oltrepassandolo si mette finalmente piede sull’isola. La sua origine vulcanica e sulfurea ci si rivela immediatamente, ma l’asprezza iniziale si mitiga nella salita fino a incontrare un panorama di ineguagliabile bellezza. Alla fine ci si trova dinanzi a due grandi cancelli fatti di robusto metallo, che non permettono di proseguire. Sono i cancelli del Carcere Minorile di Napoli. Altro cemento, una nota stonata e dissonante rispetto alla bellezza dei luoghi, che trova una sua profonda e colpevole ragione di essere nella consapevolezza di una coscienza sporca che cerca di emendare se stessa. Dietro quei cancelli occhi grandi, immensi, che racchiudono in un unico sguardo la disperazione di un destino prestabilito e ineluttabile. Occhi duri, asciutti che rivelano l’insopportabile ricordo di ciò che hanno visto. Occhi che non si aspettano né una mano tesa né un sorriso amorevole. Occhi che sanno, con certezza, di essere soli, ma potrebbero sciogliersi in un abbraccio. Sono i nostri figli, che non abbiamo saputo difendere da noi stessi.”

 

 

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