PEPPINO CRESCI: “IO CHE A 75 ANNI NON SMETTO DI IMPARARE!”

A tu per tu con l’ex calciatore e allenatore, attualmente conduttore di “Noi tifiamo Napoli”

Le palle di “pezza” riempivano i miei pomeriggi. Napoli? Che gruppo! Letteratura, che passione…

Una vita per il pallone. Questo l’efficace sunto della biografia di Peppino Cresci ex calciatore, allenatore e, attualmente, conduttore della fortunata trasmissione “Noi tifiamo Napoli” in onda sulle frequenza di RTN Tv. Grazie alla sua disponibilità lo abbiamo portato ai nostri microfoni. Ecco quanto emerso da una piacevole chiacchierata:

Mister, innanzitutto come nasce la passione per il calcio?

Da bambino, in un periodo dove tutto era diverso da oggi: non c’erano le televisioni, i videogiochi, non c’era internet. Noi ragazzi eravamo letteralmente catturati dal pallone che, nella maggior parte dei casi, bisognava costruirselo da sé perché non c’era la possibilità di acquistarlo. Allora erano le palle di carta, di “pezza” a riempire i nostri pomeriggi.

Ci può, in breve, raccontare la sua carriera?

Ho iniziato a giocare a calcio da ragazzino con alcune squadre campane. Poi mi arruolai in aereonautica e fui costretto a trasferirmi. Tuttavia, lì a Milano continuai a giocare con alcune società dell’hinterland lombardo. In seguito ad alcuni problemi fisici, decisi di smettere con la carriera da calciatore ed iniziare con quella da allenatore. Questa esperienza, nell’arco di 30 anni di carriera, mi ha regalato grandi emozioni. Ho vinto tanti campionati, allenando squadre per lo più campane, dalla C fino alla Quarta Categoria.

Inizialmente, quando era intenzionato a diventare un calciatore di successo, ha avuto dei modelli ai quali ispirarsi?

Sì, ne ho avuti: quando ero a Sessa mi chiamavano Boniperti, non tanto per il ruolo, quanto per l’aspetto fisico e per il gioco brillante espresso. Io accettai volentieri il simpatico appellativo. [ride, ndr]

Dopo il calcio giocato, arriva la televisione con “Noi tifiamo Napoli”.

Già, il mio programma televisivo dedicato al Napoli Calcio e ai suoi tifosi. Una trasmissione di approfondimento arricchita da interviste, servizi, inchieste inerenti le vicende della squadra di Mazzarri. Devo dire che stiamo ottenendo ottimi risultati.

L’idea di metter su questa trasmissione è stata solo sua o l’ha condivisa con altri?

E’ stata una mia idea accolta con tanto entusiasmo da RTN TV. In passato venivo spesso invitato in trasmissioni sportive come opinionista, allora pensai di lanciare una mia creatura proprio sul piccolo schermo.

Dall’alto della sua pluriennale esperienza calcistica, cosa si sente di dire ai giovani che si apprestano ad entrare nel mondo del calcio?

Innanzitutto per fare calcio ci vuole una grandissima passione verso questo sport e al consuntivo uno spirito di sacrificio tale da mettere sullo stesso piano lo studio e il calcio. Bisogna sempre credere in ciò che si fa, anche nei momenti meno positivi

 

 

Non può di certo mancare una sua opinione sul Napoli di Mazzarri.

 

Attualmente il Napoli è una realtà sportiva. Gli azzurri formano un gruppo compatto, unito, cosa fondamentale per il conseguimento di successi. Il merito va sicuramente a Mazzarri, un grande professionista che è stato in grado di portare innovazioni al calcio italiano dal punto di vista tecnico-tattico.

In che senso?

Nel calcio ci sono la fase di possesso e la fase di non possesso: quando il Napoli è in possesso di palla diventa devastante soprattutto sulle corsie, dalle quali nascono 6-7 occasioni da gol a partita; ma è proprio nella fase di non possesso che si vede la mano di Mazzarri. Ogni singolo componente dell’undici del mister è pronto a sacrificarsi per l’altro. A mio avviso, la chiave del successo del tecnico toscano sta proprio in questo aspetto.

In conclusione, ritorniamo alla sfera personale: oltre al calcio ha altre passioni?

L’aeronautica ha rappresentato molto nella mia vita. Devo dire, inoltre, che mi piace molto leggere e coltivo da sempre la passione per la letteratura. Ho, inoltre, una passione per il “voler sapere” perché mi sono reso conto che non si finisce mai di imparare dalla vita. Nemmeno a 75 anni…

Quali sono i suoi progetti futuri?

Sono arrivato ad un punto della mia vita dove è necessario vedere il futuro in prospettiva di altri. Per questo cercherò di impegnarmi tanto per regalare un futuro migliore ai ragazzi, soprattutto di Sant’Antimo.

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