PEC: Piano d’emergenza comunale

Da due anni è in vigore una legge (n.100 del 12 luglio 2012) che prevede l’approvazione da parte di tutti i Comuni italiani di un piano d’emergenza, redatto secondo criteri e modalità riportate nelle indicazioni relative del Dipartimento della Protezione Civile e delle Giunte regionali. Con un po’ di ritardo, Casoria è tra i primi comuni del napoletano ad avviare la redazione di questo piano, cui incarico è stato affidato al geologo Ugo Ugati e all’ingegnere Massimiliano Rauci.

Ieri pomeriggio si è tenuto presso la biblioteca comunale un incontro presentato proprio da questi ultimi, per discutere il da farsi in caso di rischi minimi o macro-emergenze, in modo da essere sempre tempestivi nel contrastarle.

In precedenza già era stato organizzato un meeting, precisamente il 19 novembre, a cui avevano presenziato anche il sindaco Vincenzo Carfora e la comandante del corpo dei Vigili Urbani Anna Bellobuono.

Scopo di queste riunioni è la collaborazione tra gli esperti, le associazioni di volontariato del territorio e le autorità: erano presenti infatti la croce rossa, le guardie ambientali, le sezioni della protezione civile “Folgore/Airone”, il presidente de “Le Aquile” Umberto Simonetti, il responsabile della Protezione Civile comunale Agostino Esposito e infine Vincenzo Bruno, assistente capo della Polizia Municipale e responsabile della Pubblica Sicurezza.

Mentre nel primo incontro si era discusso della normativa di riferimento nazionale e regionale, della composizione del COC e delle sue funzioni(Centro operativo comunale), ed erano state illustrate diverse cartografie della città, ieri ci si è focalizzati sulle schede di censimento, ossia sulla volontà di censire tutto ciò che fa parte del sistema di protezione civile comunale, le diverse aree, le strutture scolastiche e sanitarie, e si è pensato inoltre di stilare delle relazioni in cui i vari gruppi di volontariato indicheranno che materiali hanno a loro disposizione.

La croce rossa e la protezione civile risultano essere adeguatamente fornite di mezzi necessari a far fronte alle emergenze: la prima può ricorrere all’uso di ambulanze, gazebi, brande, coperte, mentre Folgore/Airone possiede moduli antincendio, pick up, generatori, pompe, scale, tende, roulotte ed estintori.

Il censimento che verrà fuori farà capire ciò che manca, e si farà un progetto con le reali esigenze del territorio. Geologi e ingegneri stanno studiando infatti il suolo casoriano e i suoi punti deboli, focalizzandosi non tanto sulla criticità delle cavità, quanto sul problema dell’elevata densità abitativa che c’è su piccolo territorio, in particolare ad Arpino: è necessaria prontezza di superfici da mettere a disposizione in modo da non andare in difficoltà in concomitanza di una calamità di qualsiasi tipo.

Tra gli obiettivi principali c’è quello di verificare l’ideoneità di strutture proposte al PEC, come le scuole, lo stadio San Mauro, e tutte le possibili aree di attesa contigue al centro storico, dando per scontato la possibilità di utilizzare piazzali – sia pubblici che privati -legati a centri commerciali in caso di emergenza.

Sono state inoltre illustrate le cartografie delle strade in funzione della loro larghezza e quindi della loro accessibilità, e si è accennato al“PEA”, il piano d’emergenza aeroportuale (non presente nel precedente piano d’emergenza comunale), che sarà più tarato sull’antiterrorismo che sull’ipotesi di eventuali incidenti.

Quando il PEC sarà redatto, consegnato e adottato, sarà pubblicato all’albo pretorio del comune e, in attesa di acquisire pareri di competenza, verrà considerato un documento ufficiale a cui tutti possono presentare osservazioni. In seguito poi verranno stabiliti degli incontri e magari dei progetti con la popolazione e le associazioni di volontariato, finalizzati all’informazione e la divulgazione del piano.

All’incontro purtroppo era assentel’amministrazione comunale, nonché i responsabili dell’ASL con cui le associazioni di volontariato dovrebbero interfacciarsi.

Dopo Natale si terrà un ultimo incontro in cui si concorderanno con la protezione civile le aree di attesa, di ricovero e di ammassamento mezzi, e i modelli di intervento di rischio più importanti, ossia quello sismico e idrogeologico.

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