Non si ferma il vento con le mani

Povera l’ Italia, quell’Italia delle caste, quell’Italia retrograda, fatta di vecchi dentro, quella che non piace (viva Dio) a De Laurentiis. La stessa Italia del giornalismo snob e sapientone e che, gioco forza, si evolve e fa del web il binario più veloce per arrivare al lettore; per COMUNICARE e INFORMARE. Jeans, scarpette, una laurea appesa nella casa paterna, un computer in borsa e via. Pochi fronzoli, zero contributi previdenziali, niente spocchia ma già tanta esperienza malgrado ancora under 40!Eccola la rivoluzione partenopea che si autofinanzia, armata di Internet e Iphone, sempre sul pezzo.

La vera macchina fabbrica-consensi che parte da Napoli (la città con più testate online sportive del Paese) e che sconfina ovunque finanche sulle scrivanie di asettici dinosauri della comunicazione primordiale, rinchiusi nella giurassica camera oscura dei loro ricordi. Un biglietto di diritto in prima fila nelle conferenze stampa che contano, nessuna domanda o intuizione degna di nota, un finto sorriso stampato su visi di cera e il tarlo fisso di come e dove piazzare il rampollo di famiglia per compiacere ad una moglie incalzante e caporale.E intanto il web va; di tanto in tanto si gira indietro, e continua a creare il presente. Da Barack Obama che ha gestito immagine e consensi attraverso internet ai referendum di casa nostra che raggiungono il quorum dopo decenni grazie alla comunicazione dei social network. Linformazione che si globalizza e rende inefficaci tutti gli altri strumenti inclusi burattini e burattinai dell’ancien regime.. ancora risentiti del dover sedere allo stesso tavolo di  quelli dei siti. Seneca era solito ripetere: Non si ferma il vento con le mani? >Ebbene è proprio così: il vento della comunicazione e dell’informazione via web non è in grado di fermarlo nessuno, in nessuna parte del mondo. Dal mattino al tramonto.

Fonte: Ilario Imparato, direttore di Napolipress

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