Nino D’Angelo e Sal Da Vinci, due voci di una Napoli che grida per il suo diritto all’affermazione

Le storie si intrecciano da Napoli al Napoli…

Spunto finale. Prima del Natale. A villa Pignatelli con due amici che hanno appena completato il viaggio di nozze. Regine e principi, granduchi e marchesi. E in un angolino il vecchio cameriere di Benevento che si asciuga i sudori di agosto. E noi naso in su, senza aver pagato l’ingresso (agli iscritti all’Ordine dei Giornalisti è consentito l’ingresso gratis ai Musei). Meglio quello di Benevento ancora vivo anche se sudato, che quelli in effige, con diademi e sorrisi. Il buffet è imbandito, troppo importante la ricorrenza dell’Unità d’Italia e la Mostra sugli Impressionisti, e Alberto supera subito la corda di protezione. Qualcuno richiama all’ordine. E se ci facessimo una scuola dentro Villa Pignatelli? Senza, semmai, guastare l’apparato, compreso gli splendidi soffitti.

Viviamo di ricordi e di altro. Ai miei tempi……. Certo, prima era un’altra cosa…… Però che razza…… Viviamo nel presente e cerchiamo di renderlo migliore. Bé, non proprio come riesce Aurelio che paga Higuain, Callejon, Mertens e Zapata con milioni di euro. Che vuol dire anche rispetto per il vicino di casa e tutti gli altri.

Il Napoli incontra Udinese, Arsenal e Inter al San Paolo, l’Inter no, il Parma prima del viaggio verso Napoli. Colloqui. Rispettiamo i riposi altrui. I nostri meno. E annunziamo a Milano che tutto è sistemato. Mazzarri non soffrirà per gli ulteriori ritardi. Sulla tabella.

E le storie tornano ad intrecciarsi con l’agilità di sempre. Anche Tommaso Sodano, vicesindaco di Napoli, esperto nel ramo rifiuti, tra Acerra e Pomigliano d’Arco, a contatto con termovalorizzatori, percolato, umido, secco ed indifferenziato, va in vacanza. A Vedelago, ridente cittadina di 17 mila abitanti, nel trevigiano. Andiamo tutti, con lui vanno il Sindaco di Casoria, il movimento di lotta per il lavoro, l’unione sindacale di base. Vedelago è diventata la terra promessa. Carla Poli, invece, la Madonna di Mendugorje. Ma di storie da raccontare ce ne sono ancora tante.

Le storie si intrecciano e spesso toccano il duolo dell’uomo che vuole, pretende di ottenere ciò che gli spetta ma che gli altri non vogliono dargli. La preparazione dei calciatori agli ordini di Benitez e del suo staff scorre a pieno ritmo.

E poi il pensiero va a Nino D’Angelo e Sal da Vinci. Nella loro voce la contraddizione di Napoli. Nino canta e si fa sentire come dovrebbe farsi sentire Napoli. L’altro italianizza, scherza, sussurra. E’ molto bravo. E se si mettessero d’accordo?

Lunghe polemiche su Merola che accentua il dialetto o il…… volgare. Capisco Mario Merola come Nunzio Gallo. Non hanno torto (ne parlo come se fossero vivi perché le loro canzoni sono immortali; indimenticabili le esibizioni di Merola tra il Margherita ed il 2000, nelle sceneggiate). Buon segno.

C’è un pianoforte, che Nino lavora bene. Sal da Vinci si solleva e canta, con una voce chiara, limpida, forte e dignitosa. Oh quante belle canzoni! Scetateve guagliuni, Funiculì, Guarda o’ mare.

Lasciate, cari web lettori, che vi saluti, con l’immagine di questi nostri artisti, competenti di calcio. I siti web, i portali d’informazione restano aperti. Visitateli. Con i pc portatili, l’iphone, l’ipad, lo smartphone.

Lasciate che pensi a Napoli, al mio sud, così come ho ammirato ed applaudito Salvatore Sorrentino da Piedigrotta (Sal da Vinci) e Gaetano D’Angelo, casoriano di San Pietro a Patierno (Nino). In piedi, a testa alta, con voce chiara e forte. E’ dentro quelle voci tutta la nostra vita antica e nuova (vico Maiorano, vico Lungo San Matteo, Riviera di Chiaia, via Palasciano, via Campegna, Bagnoli, Coroglio, Mergellina). I nostri sorrisi e le nostre sofferenze, le nostre speranze, il nostro diritto, sacrosanto diritto, all’affermazione. Tutto a voce, ripeto, chiarissima e a testa alta. Tante grazie, Nino. Tante grazie, Sal.

Tante grazie!

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