Nella parrocchia “S. Antonio Abate” – Casoria, catechesi con il prof. L. Santopaolo

VA SRADICATO IL MALE, NON CHI FA IL MALE”

Lo scorso 27 ottobre,  nella parrocchia S. Antonio Abate in Casoria, il prof. Luigi Santopaolo, Docente di Sacra Scrittura, ha svolto una catechesi sulla santità. Come ha spiegato il parroco don Agostino Sciccone nell’intervento introduttivo, con tale incontro,  volto a  riflettere sulla ricorrenza della “Festa di tutti i Santi e sulle realtà ultime”, si dà inizio a un corso di formazione biblica il cui scopo è di prepararsi a vivere  i momenti “forti” dell’Anno Liturgico.

Molto opportuna e notevolmente interessante la prima parte dell’esposizione del Relatore sul “metodo di lettura della Sacra Scrittura”. Va tenuto conto, ha spiegato,  che gli autori sacri, scrivendo e trasmettendo la Parola di Dio “ispirata”, hanno utilizzato il linguaggio umano del loro tempo, con i suoi limiti, le sue varie modalità di espressione e di significati legati a una determinata cultura. Quindi, il prof. Santopaolo ha posto in rilievo che, per comprendere in maniera esatta ciò che gli autori sacri vollero trasmettere nello scrivere, si deve fare attenzione a non separare  “il testo dal suo contesto. E’ un errore leggere la Bibbia in maniera letterale, senza contestualizzarla”.  Richiamando, poi, espressioni dialettali napoletane, il cui significato è compreso esclusivamente nei contesti in cui sono pronunciate,  Santopaolo ha evidenziato che il lettore della Sacra Scrittura deve essere aiutato a capire bene ciò che Dio, usando il linguaggio di uomini vissuti in situazioni storiche, sociali e  culturali molto diverse,  ha voluto comunicarci. Chi si affida, allora, alla “sola Scriptura” è suscettibile di ogni tipo di interpretazione e, dunque, di mistificazione”.

Ha osservato che il termine “santità”   nell’Antico Testamento ha un significato del tutto diverso da come viene inteso nel Nuovo Testamento. Nell’Antica Alleanza,  la santità “si preserva scardinando il male a tutti i costi”. Come? Attraverso la separatezza da  comportamenti peccaminosi e da cose e persone impure. L’osservanza scrupolosa delle  molte leggi sull’impurità, ben 616 le prescrizioni di cui diverse riguardanti l’astinenza da determinati cibi, permetteva  di “distinguersi” e di escludere dai contatti tutto ciò che era ritenuto profano e impuro. La stessa santità di Dio, per il popolo israelita, suggerisce l’idea di separazione, di diversità. Dio è santo perché è il totalmente altro rispetto a tutto ciò che l’uomo può pensare, dire o fare.  Dunque, la santità e la giustizia, per gli Ebrei, consistevano nella purezza rituale e nell’osservanza della Legge. Il concetto di santità, invece, ha sottolineato il Relatore, nel Nuovo Testamento muta completamente di senso: essere santi non consiste tanto nell’essere separati da ciò che rende peccaminosi e impuri, quanto nell’essere uniti a Gesù Cristo. “Il Verbo venne ad abitare in mezzo a noi, anzi la traduzione più esatta è abitare IN noi”, quindi in ogni uomo si è incarnato il Signore; noi siamo carne di Cristo”,  puntualizzando che l’espressione “ fare la comunione”, quando si riceve l’Eucaristia, è sbagliata,occorre dire “essere comunione”, perché, come scrive l’apostolo Paolo, Gesù è diventato “Tutto in tutti”, quindi “santificati da Cristo, con Cristo e in Cristo “in modo irreversibile”. Quale la conseguenza di tutto ciò? Offendere e violare la dignità degli altri , anche i nemici,  umiliarli, giudicarli in maniera sprezzante è oltraggiare la carne di Cristo.  Occorre “sradicare il male, non chi fa il male!  La santità annulla ogni tipo di estraniazione, la funzione dei Santi  è di intercedere per la salvezza dei peccatori, non di giudicarli”. Io spero, per questo, che tutti si salvino”. A conferma di ciò, ha aggiunto che l’Apocalisse invita a pensare in grande, pensare a una …”totalità di salvati, non di condannati”. Giovanni, infatti, vede. una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua”. Sono quelli che “avvolti in bianche vesti” hanno riconosciuto, così come coloro che ci hanno preceduti nella dimensione eterna,  che “la salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello”.

  il prof. Santopaolo ha fatto anche riferimento all’episodio dell’adultera, nel quale Gesù impedisce agli scribi e ai farisei di condannarla alla lapidazione, pronunciando l’espressione dolcissima e accogliente: “Io non ti condanno, va’ e non peccare più”. Con il perdono, il Signore crea nel cuore della persona peccatrice l’inizio di una conversione in cui lei, libera dal peccato del passato, sia avvia verso un futuro di grazia.   Gesù, nell’evitare che l’adultera sia punita, smaschera anche l’ipocrisia degli uomini: “Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra” . La santità, pertanto, non è più un fatto rituale, non risiede nella frequenza formale alle celebrazioni religiose, ma nel cuore; non si misura fuori, ma dentro l’uomo e si riassume nella carità. “In tutta la Bibbia” ha rimarcato il Relatore “uno solo è il comandamento nuovo: amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».  

Antonio Botta

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