Mons. Matino al Consiglio pastorale dell’XI Decanato: “LA DISONESTA’ E’ UN PECCATO MORTALE”

 I laici e i religiosi che hanno partecipato al secondo incontro annuale, fra i tre programmati, del Consiglio pastorale dell’undicesimo decanato, svoltosi Giovedì 10 Marzo presso la cappella delle suore del Sacro Cuore in Casoria, sono stati investiti dal soffio vitale dello Spirito, in virtù della presenza di mons. Gennaro Matino, che, come ha sottolineato il decano don Marco Liardo nel porgergli il benvenuto, è una personalità di notevole “peso, misura, qualità e sapienza”, capace di svolgere nel migliore dei modi i vari incarichi assunti: Moderatore di curia,parroco, docente presso la facoltà teologica S. Tommaso, collaboratore di alcune testate, fra cui Famiglia cristiana, scrittore. Il Relatore ha illustrato ai convenuti il senso della indizione del Giubileo per Napoli e per tutta la Diocesi, spiegando che si è recuperato il valore biblico del termine giubileo, inteso come liberazione,  per applicarlo alla città partenopea. A tal proposito, ha richiamato il passo evangelico in cui Gesù, recatosi nella sinagoga della sua città, legge questo passo del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a proclamare l’anno di grazia del Signore”. Don Gennaro ha posto, dunque, in rilievo che in un contesto “di diritti violati, di giustizia negata, di valori prostituiti, di mancanza di progettualità in difesa della nostra terra”, il Cardinale Sepe ha avvertito forte ed ineludibile l’urgenza di sollecitare la Chiesa napoletana e le forze sane della Città ad “armarsi  delle armi nuove” della corresponsabilità, dell’impegno civico, della solidarietà fraterna, della partecipazione sociale, per liberare Napoli dal male dilagante, senza lasciarsi “disarmare” dal disimpegno, dalla rassegnazione e dall’indifferenza.

 

 

 

La Chiesa – ha proseguito Matino –  non può restarsene confinata all’interno del tempio, ma deve operare nel territorio per la promozione umana alla luce del Vangelo, facendo in modo che le opere di misericordia corporale siano il pane quotidiano di una comunità ecclesiale, che, di fronte al rischio di un’insorgenza civile per il lavoro che manca, per la perdita dell’occupazione (ogni giorno 32 imprese chiudono ), per l’emergenza rifiuti e per il malaffare e la criminalità che infettano il tessuto sociale, è chiamata a raccolta dal grido di dolore dell’Arcivescovo. “Non è più tempo di aspettare” – ha rimarcato il Relatore – “la Chiesa deve ridiventare protagonista nella società, occupando anche un ruolo socio-politico, sollecita ai bisogni della gente, con un impegno etico e civile da assumere non in concorrenza e contro gli altri, ma insieme con tutti coloro che hanno a cuore le sorti della nostra terra e il futuro dei nostri figli”. E’ questa la strada da seguire per “non chiudere le porte alla speranza”. Mons. Matino si è poi soffermato su alcuni progetti messi in cantiere per la rinascita della Città, fra cui l’istituzione di un call center di servizi per la gente (cure, ricoveri, ticket…) pronto fra sei mesi, e l’apertura dell’Università al territorio con percorsi di partecipazione legale alla Città, progetto al quale aderiscono tutti i Rettori.

Nel dibattito, seguito all’intervento, il Relatore ha ribadito che non è consentita più la delega e che i laici credenti devono diventare i protagonisti della vita civile e sociale; ha sottolineato che “l’etica pubblica è importante quanto l’etica privata”. “Perciò è un peccato mortale la disonestà”: è disonesto chi evade il fisco, chi froda lo Stato danneggiando la collettività, chi pratica, a vari livelli, il malaffare,  chi, ricorrendo alla raccomandazione, toglie lavoro a coloro che se lo meritano! I cristiani devono lottare contro tali forme di illegalità. La Parrocchia non sia solo luogo di preghiera, ma di proposta e anche di protesta, se ciò è necessario. Ha concluso puntualizzando che  l’accidia è il più grande dei mali. Il primo successo è esserci; l’insuccesso è non esserci! Sono risuonate   nelle parole di mons. Matino quanto scrivevano i Vescovi italiani nel documento del 1989 “Chiesa italiana e mezzogiorno”: “Spazi per una “ministerialità” di liberazione, di promozione umana e di servizio sono, anzitutto, le parrocchie del Sud. La parrocchia non può ridursi solo al culto, e tanto meno all’adempimento burocratico delle varie pratiche. Bisogna che nasca una parrocchia comunità missionaria di credenti , che si ponga come “soggetto sociale” nel proprio territorio”.

 

 

Share This Post