Medaglie, progetti, ricordi e tanto altro ancora: l’intervista al pugile Vincenzo Picardi!

Vincenzo Picardi è uno dei tanti talenti sportivi che Casoria vanta. Figlio d’arte (il papà Antonio, infatti, in passato è stato un campione italiano a livello professionistico), nasce nel 1983 e pian piano si fa notare per le sue ottime doti agonistiche.Non tardano ad arrivare, di fatto, le grandi soddisfazioni: ben cinque i campionati italiani vinti, otto bronzi e un argento tra Olimpiadi, Mondiali e Europei. Nel 2008, ha persino ricevuto l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica.

Noi di Casoriadue abbiamo intervistato l’atleta delle Fiamme Oro, chiedendogli il suo percorso da pugile, in particolare le sue esperienze più significative, cercando anche di approfondire qualcosa in più in merito allo sport che pratica, sul quale circolano molte voci contrastanti.

 

Per iniziare, le chiedo innanzitutto come si è avvicinato a questo sport e quali sono state le sue tappe negli anni.

“Mi sono avvicinato al pugilato sin da bambino, assistendo agli allenamenti e agli incontri di mio padre. Da subito ho sentito un forte feeling che mi ha invogliato a intraprendere la stessa strada. A quindici anni, poi, il mio debutto assoluto e vinsi anche il campionato italiano. In seguito, duro lavoro che mi fatto maturare e che, infine, ha portato alle medaglie: quelle chi le dimentica! Una gioia indescrivibile!”.

Quale fra queste è più bella?

“Sicuramente il bronzo di Pechino 2008: raggiunsi quel traguardo dopo un girone di ferro e dopo scontri davvero infernali. Paradossalmente, anche se il valore del metallo è più pregiato, l’argento dei Giochi del Mediterraneo di Mersin nel 2013 rappresenta per me un rammarico: infatti, la giuria non mi assegnò la vittoria nonostante la meritassi. Addirittura il mio avversario si venne a scusare negli spogliatoi, perché sapeva che era un risultato bugiardo rispetto a quanto accaduto sul ring”.

La sfida che ricorda con più affetto qual è?

“Era il 2012 prima delle olimpiadi. Con la mia squadra, l’Italia Thunder, che all’epoca si chiamava Milano Thunder, arrivai alla finale del WSB contro la Russia. Ricordo tuttora ogni singolo attimo di quella sfida: fu davvero una bellissima battaglia senza esclusione di colpi. Un match davvero appassionante e combattuto!”.

E il suo sogno nel cassetto?!

“Ovviamente, vorrei vincere l’oro olimpico. Spero che un giorno io riesca a realizzare questo sogno, magari il più presto possibile!”.

Ci parli dei suoi prossimi impegni.

“Il 24 ottobre sarò impegnato nelle APB, ma il tutto è ancora da definire con certezza. C’è un nuovo progetto dietro e per questo si devono ancora decidere le sedi, le sfide e tanto altro ancora. Nei prossimi giorni si dovrebbe dare una linea precisa a riguardo…”.

Intanto suo fratello Gianluca il 20 di questo mese sarà a Roma per disputare una finale. Lei sarà lì?

“Certamente! Non posso mancare. Darò il mio supporto a mio fratello che, tra l’altro, sta raggiungendo anche lui dei grandi traguardi e sta raccogliendo i frutti dei suoi sforzi. Sono molto fiero di lui!”.

Quanto ha dato Casoria a lei e quanto a dato lei a Casoria?

“Casoria mi ha dato molto. Ma tutta Napoli mi ha dato davvero tanto: è una città particolare che ti insegna cose che nessun altro posto insegna. Come si vive qui non si vive da nessuna parte… Una scuola di vita in poche parole! Nel particolare, Casoria mi è stata vicina offrendo strutture a mio padre e mettendosi sin da subito a completa disposizione. Certo non posso lamentarmi, ma avrei voluto tanto che si organizzasse una festa per permettermi di ringraziare la città per i miei successi e magari condividerli con essa. A questo ci tenevo tanto…”.

La regione Campania, tra i tanti tipi di sport, offre molti campioni: Insigne nel calcio, lei e Clemente Russo nella boxe, i fratelli Maddaloni nel judo: qual è il segreto?

“Credo  non ci sia nessun segreto, solo tanta dedizione in quel che si fa. Qui ci sono molte risorse e tanti ragazzi con forti motivazioni. Bisogna sempre investire in loro e nelle strutture adeguate, senza fermarsi mai, né trascurare i minimi dettagli. In tal modo, avremmo molti altri nuovi nomi che portano in alto le nostre città e la nostra regione”.

Cosa si sente di dire a chi definisce il pugilato uno sport violento?

“In questo caso si tratta di ignoranza. Solo chi ha modo di osservarlo meglio, e magari di viverlo dall’interno, può capire che non si tratta di uno sport duro e crudele. Anzi, ci sono tanti valori: innanzitutto, il rispetto dell’avversario; poi ci sono tantissime regole da non trascurare. Per me ha un significato emblematico: ti insegna ad affrontare anche la vita di tutti i giorni che si presenta con le sue difficoltà. Con la tenacia e soprattutto con il rispetto del prossimo e delle regole, si supera ogni cosa al meglio delle proprie capacità!”.

Questa attività agonistica è ancora poco conosciuta da molti, forse perché gira poco interesse mediatico verso la stessa. Crede che col tempo qualcosa cambierà?

“In futuro, forse, potrà esserci qualche ribaltamento. Attualmente, i match di boxe vengono dati in tv in orari impossibili oppure solo durante le olimpiadi e questo non è un bene. Bisognerebbe investire di più perché in Italia in questo sport non siamo secondi a nessuno, portiamo a casa grandi risultati. Perciò, si potrebbe dare più spazio e creare più interesse”.

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