LUCITO: LA’ DOVE SI DA’ SPAZIO ALLE RAGIONI DEL CUORE

Il saluto agli abitanti del borgo: “Quando a noi penserete, sedetevi su qualche gradino, sul ciglio di una stradina ed aspettate che il vento vi porti qualche verso di una nostra poesia. Sarà come avvertire il profumo della nostra anima”

 

Poeti e poetesse di varie parti d’Italia, sono giunti, il 28 giugno scorso, a Lucito (CB) per partecipare alla cerimonia di premiazione  della VII edizione del Premio nazionale di Poesia “Majje Dde le Defenze”, di cui è Ideatore e Presidente il dott. Vincenzo Galluzzi. Immersi in un’atmosfera di “amicizia poetica”, tutte le anime dei partecipanti, nel declamare i loro componimenti, hanno librato nell’aria leggiadre e giovani, poiché la poesia è cibo che alimenta  il cuore, aiutandolo ad elevarsi verso altezze ardite e a non invecchiare mai. L’evento è stato condotto impeccabilmente dallo stesso Galluzzi, che, nell’introduzione,  ha commemorato il compianto prof. Vincenzo Pietropinto, primo Presidente di Giuria del Premio, “ruolo che ha svolto per vari anni”. Nel delinearne la mirabile figura, ha posto in rilievo che il prof. Pietropinto “è stato un uomo di cultura, un poeta, un attore, una persona versatile che eccelleva in tutto ciò che faceva”.

Ariosa la  piazzetta del borgo  nella quale si è svolta la Kermesse, patrocinata, oltre che dal Comune di Lucito, dall’associazione culturale ALTAIR, dalla Società Agricola Lucitese e dalla Pro Loco locale.  Il vento, con  sussurri, improvvise folate e fremiti, pareva anch’esso esternare intense emozioni per i versi declamati da poeti e poetesse. La giuria, presieduta dalla poetessa Lucia Gaeta, ha conferito vari riconoscimenti, tra cui alcuni Premi Speciali con motivazioni lette dalla madrina della Manifestazione, poetessa Nancy Amato. Per ogni sezione, tre poetesse/i hanno meritato il podio: Lingua: Maria Mollo, con la poesia “La mia bambina dai capelli d’argento” (1° posto); Antonio Botta, con la poesia “Svegliati, sorge l’aurora”(2° posto); Tiberio La Rocca, con la poesia “Il coraggio di chi resta” (3° posto). Vernacolo: Giuseppe La Rocca, con la poesia Matri ‘un ti scantari” (1° posto); Paolo Emilio Urbanetti, con la poesia “L’urtima notte (2° posto)”; Andrea Sbarra, con la poesia “’O barbone” (3° posto). Violenza sulle donne: Luisa Di Francesco, con la poesia “Penserò domani” ( 1° posto); Assuntina Marzotta, con la poesia “Non chiamatela tempesta” (2° posto); Luigi Specchio, con la poesia “Come uragani ciechi” (3° posto).

Passeggiando lungo le stradine selciate, nei vicoletti suggestivi e tra intatte e amabili casette, sia  dopo i serali e gioiosi momenti conviviali trascorsi in una trattoria, sia domenica mattina, prima e dopo la celebrazione eucaristica, è parso di vivere in un’altra dimensione, oltre gli angusti limiti di una quotidianità alienante, in un’atmosfera che sa d’antico, ove si percepisce il “sapore” di una qualità alta del vivere, più umana, maggiormente attenta alle relazioni autentiche, in un tempo che dà spazio alle ragioni del cuore, a  sorrisi sinceri, a strette di mano cordiali, a sguardi affettuosi, ad abbracci amichevoli, in una vicinanza dove la stima è vicendevole, al di là delle posizioni raggiunte nella competizione.

In particolare, leggendo le poesie sulle mattonelle affisse ai muri del grazioso borgo, è parso di trovarsi in sintonia con l’ “anima mundi”, di fuoriuscire dai recinti delle proprie sicurezze, dove l’”ego” spesso si lascia imprigionare, perché i versi, “fiaccole” che illuminano il cammino, sono intrisi d’ aneliti d’amore e di pace, permeati d’aspirazioni di bene e di giustizia, in molti dei  quali“urla” il silenzio degli ultimi e dei fragili Ed é così che, leggendo i componimenti  e meditando davanti ad essi, i “ghetti”, dov’è serrato lo spirito umano, si spalancano  per accogliere le gioie, le attese e le speranze di poeti e di poetesse che sollevano lo sguardo oltre le miserie e le macerie umane per indicare ciò che qualifica e imprime senso e valore alla vita. Ma  l’esperienza maggiormente “gustosa” e appagante della “due giorni” a Lucito si è vissuta nella “casa dell’accoglienza”(come si legge su una mattonella affissa sull’uscio dell’abitazione dei coniugi Galluzzi – De Rubertis), dove la consorte del dott. Vincenzo, Maria Antonietta, sempre sorridente, ospitale e premurosa, coadiuvata da benevoli familiari, ha preparato una varietà di cibi succulenti e squisitissimi per coloro che hanno pernottato e hanno partecipato la domenica mattina alla S. Messa, al termine della quale sono state benedette la mattonelle delle poesie meritevoli di essere affisse. Dopo l’affissione delle stesse, ci si è riuniti, dunque, nell’abitazione poc’anzi citata e ciascuno, vedendo tanto “ben di Dio” sui tavoli e bevande varie, fra cui vino prelibato, ha esclamato: “Pancia mia, fatti capanna!”. Ma  soprattutto il cuore  si è saziato d’un senso di affabilità genuina, della spontanea bontà e gentilezza dei padroni di casa, dei familiari ( tra cui il loro simpatico e dinamico figlio, avv. Annibale Galluzzi) e del clima gioioso alimentato da sguardi sorridenti, da conversazioni gioviali e serene.

Al momento della partenza, dopo i saluti e la promessa di ritrovarci il prossimo anno, un ultimo sguardo alla ridente vallata e a Lucito. Pensando agli abitanti, che ci hanno accolto con simpatia, ecco il saluto: “Quando a noi penserete, sedetevi su qualche gradino, sul ciglio di una stradina ed aspettate che il vento vi porti qualche verso di una nostra poesia. Sarà come avvertire il profumo della nostra anima”. Tra le premiate, anche la poetessa e scrittrice  casoriana, prof.ssa Giulia Campece, accompagnata dal fedele consorte, prof. Francesco Iorio, già Dirigente scolastico nei Licei,  scrittore e poeta.

Antonio Botta

 

 

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