LA VORAGINE DI VIA CESARE BATTISTI DIMOSTRA CHE CASORIA HA UN SOTTOSUOLO GRUVIERA.

E’ ritornato l’incubo sottosuolo. Casoria è la Città napoletana più a rischio per frane e sprofondamenti (quartiere San Mauro, quartiere Stella, zona poderale via Mario Pagano etc.). Si cammina su cavità di ogni tipo, pozzi, fogne dissestate e mezzo secolo di incuria. E’ la vera emergenza di Casoria. Occorrerebbe affrontare alla radice il dissesto idrogeologico del sottosuolo casoriano.

Alcuni anni fa gli ultimi brandelli di attenzione. Un gruppo di geologi afragolesi (i proff. Vincenzo Grimaldi, Antonio Boemio e Guido Cerbone) analizzarono i dissesti della Città e ne riproposero i rimedi. Rimase però lettera morta. Forse, chissà, si sarebbe potuto scongiurare il crollo dell’edificio al civico 44 di via Cavour.

E’ stato così dal dopoguerra in poi: da Raimondo Paone ai Sindaci della Democrazia Cristiana e del Psi, a quelli del centro sinistra, al terremoto del 23 novembre 1980, ai poteri straordinari. Nessuno ha mai preso in mano, sul serio, la questione. Il problema si preferisce lasciarlo ai posteri. Al punto che gli studi fatti qualche anno fa da quei geologi rimangono ancora la fase più valida di partenza per qualsiasi opera di risanamento.

Ed oggi tocca al dirigente romano del Settore Lavori Pubblici, l’Ing. Sandro Dominici, insieme e con i suoi collaboratori, risolvere un problema di così grande rilevanza. Si è rivelata molto più grave del previsto la voragine apertasi tra via Cesare Battisti (nell’altro secolo si chiamava via Ferrovia) e via Carlo Verre, mettendo a rischio sia i binari della ferrovia che il ponte che sta al di sopra di via Armando Diaz. Tocca a lui. E’ competenza del Settore Lavori Pubblici risolvere questo grande ed enorme problema. Una situazione che ha fatto anche diventare Casoria, a livello di traffico, la città più caotica dell’hinterland a nord di Napoli. L’ingorgo nelle strade che vanno in Piazza Cirillo è presente tutte le mattine, causa, però, va detto, non solo della voragine ma degli ingressi dei tre Istituti Religiosi (Brando, Francescane e Sacro Cuore).

Le reti fognarie, infatti, sono rimaste le stesse di fine ottocento. Quelle acquedottistiche si sono accavallate nei secoli le une sulle altre. Il suolo poi non è più malvagio che altrove. Ma se si rompe un condotto idrico o una fogna, l’acqua scivola via per pendenza e cavità, fabbricando nuove voragini.

La Società Ottogas che gestisce i Servizi Idrici Integrati del Comune di Casoria registra, presso il suo ufficio fognature, continui danni ai collettori. Altro che porosa. Casoria è Città rischiosa. Una mappa del pericolo è già tutta scritta nei vecchi studi e fu lasciata in consegna, da quei geologi, all’epoca dei loro studi, all’allora Settore dei Servizi Tecnologici.

Più passa il tempo e più Casoria si scopre vuota. Si è fatto di tutto nella Casoria di sotto: acquedotti, buche per cavare tufo diventate caverne, pozzi artesiani, discariche. E tutto questo oggi si trova fra frammenti di città archeologica e collettori fognari.

Quest’altra Città che non si vede avrebbe bisogno di un piano regolatore. Ed invece resta il luogo della massima improvvisazione.

Il suo tratto distintivo è il tufo. Gran materiale da costruzione, solido e leggero. Ma tra la roccia di tufo e la Casoria di sopra ci sono spesso decine di metri di materiali sciolti (pomici, lapilli, pozzolane) che, in condizioni normali, sono un discreto terreno di fondazione.

Se vengono attraversati dall’acqua, però, diventano fango che scivola via per cavità e pendenze. Si dà il caso che reti idriche e fognarie alloggiano per lo più in questi terreni. Ed anche scosse telluriche, abusivismo ed opere – sisma abbiano a più riprese danneggiato la rete dei sottoservizi. Le zone più a rischio sono quelle del centro storico: via Santa Croce, via San Benedetto, via Pietro Casilli (già via Luce), via San Pietro, via Matteotti, via Verre, via Santa Maria etc. Di vecchia ma anche di più recente edificazione.

L’inclinazione e le caratteristiche del sottosuolo casoriano costituiscono, infatti, una favorevole condizione per un eventuale fenomeno di erosione, provocato dall’acqua del sottosuolo. La voragine di Via Cesare Battisti è, per adesso, l’ultimo esempio. Ed in questi quartieri, dove il tufo è in media quindici metri e sopra c’è una spessa coltre di terreno sciolto, è da decenni che la situazione viene segnalata come a rischio. E’ una questione di suolo, opere di scavo e stato di servizi idrici e fognari messi assieme.

Ed anche di pericoli conosciuti ma mai affrontati.

Effetto sifone. Questo può accadere quando si rompe un condotto fognario (per la mancanza di terreno di appoggio) e l’acqua viene risucchiata insieme al terreno nei vuoti del sottosuolo. E’ la bestia nera dei casoriani: la voragine, capace di tirar giù per decine di metri persone e cose.

Qualche settimana fa a via Cesare Battisti e a via Carlo Verre, l’azione di dilavamento dei materiali sciolti ha procurato i cedimenti con perdite notevoli, provocando danni alla sede stradale, ai sottoservizi ed ai fabbricati prospicienti. Il fatto è che una eventuale perdita sotterranea d’acqua non si nota in superficie. Quindi anche una piccola perdita può diventare, col tempo, una tragedia. E chissà quante di esse sono “al lavoro”, scippando terreno sotto i piedi dei casoriani.

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