Di tutti i festival, quello di Giffoni è il più necessario. E questo non lo dico io che sono“un poveraccio che cerca di fare del cinema”, parafrasando Orson Welles, ma lo dice Francois Truffaut, premio Oscar nel 1974 a cui è dedicata la sala principale della Cittadella del Festival più colorato e divertente al mondo.
Il Giffoni è un’esperienza che arricchisce i giovanissimi giurati in diversi ambiti, partendo da quello artistico-culturale fino ad arrivare a quello relazionale. Non vorrei sembrare esagerato, ma una partecipazione al GFF vale molto più di un anno scolastico. Potrebbe sembrare paradossale, ma si imparano più cose in dieci giorni in questo piccolo centro del salernitano, che in duecento giorni negli istituti scolastici sparsi lungo lo stivale. L’aspetto da non sottovalutare è che a scuola il ragazzo è portato, per un sistema completamente sbagliato, a studiare per il voto. A Giffoni il ragazzo impara per divertirsi e si diverte imparando. Allora lancio una provocazione: un Claudio Gubitosi Ministro dell’Istruzione non ce lo vedrei male. Il direttore, nonché ideatore a soli 18 anni, del Festival di Giffoni, insieme ai suoi instancabili collaboratori, regala ogni anno un’opportunità straordinaria ai tantissimi giurati che animano la Cittadella, la sala Lumiere, la sala Sordi, la Sala Truffaut, i giradini degli Aranci, il Parco Hollywood e Piazza Umberto sotto il caldo sole di luglio.
Ho avuto il piacere di vivere per la seconda volta il Festival in qualità di giurato nella categoria Generator +18, riservata ai ragazzi che hanno conseguito la maggiore età. Ho appuntato tutto quello che c’era da appuntare, ho fotografato tutto ciò che c’era da fotografare e adesso sarò felice di raccontare agli amici lettori di CasoriaDue, in diverse puntate, la mia straordinaria esperienza.