LA DURA SETTIMANA DI MARIO MONTI.

Montecitorio – E’una settimana molto intensa quella che attende Mario Monti, Presidente del Consiglio italiano. Si darà inizio, infatti, al negoziato europeo, in cui ci sarà la cruciale tappa di Berlino per incontrare Angela Merkel. E non sarà di meno l’incontro con i partiti per varare ”entro il 20 di gennaio”, e cioè prima della trilaterale italo-franco-tedesca di Roma, il primo pacchetto di provvedimenti del ‘cresci-Italia’. Il presidente del Consiglio e’ rientrato da Milano nel tardo pomeriggio e si e’ chiuso nel suo studio dove ha incontrato un giornalista di Die Welt. Al quotidiano tedesco il capo del governo ha spiegato la posizione italiana in vista dell’incontro con la cancelliera tedesca, proprio nel giorno del vertice fra la Merkel e Sarkozy. Bilaterale su cui, però, da palazzo Chigi non trapelano commenti, nemmeno ufficiosi. Circostanza singolare, visto che sotto diversi aspetti l’incontro di Berlino va nella direzione auspicata dall’Italia. I nodi ancora da sciogliere sono tanti ed e’ presto per brindare, anche perché i pericoli sono sempre dietro l’angolo soprattutto con uno spread che viaggia

sempre sopra i 500 punti. Ma difficile che, dall’osservatorio di palazzo Chigi, non siano stati visti dei passi avanti. Primo fra tutti il richiamo alla necessità che l’Europa si concentri anche su crescita, occupazione e concorrenza, e non solo sul rigore. Proprio la direzione più volte auspicata dall’Italia. Così come non può che soddisfare il cambio di passo del tandem franco-tedesco sul cammino del ‘fiscal compact’. Il duo ‘Merkozy’ ha detto di voler chiudere il negoziato entro ”i prossimi giorni”, ovvero entro il Consiglio europeo del 30 gennaio. Stretta che Roma vede con favore, come segnale ai mercati, ma anche perché così si potrà iniziare a ragionare sul dopo (project bond e ruolo della Bce). Anche se, come spiegano fonti di governo, una simile accelerazione comporta qualche rischio: visto che all’Italia restano pochi giorni per ottenere quelle modifiche chieste (in particolare sul fronte del debito, come ad esempio quella di considerare tutti i ”fattori rilevanti” per calcolare la sua riduzione), ma ancora ignorate. Assolutamente ben vista, invece, l’altra accelerazione impressa dal duo ‘Merkozy’ sul fondo salva stati che, come ha detto più volte Monti, dovrebbe essere potenziato e messo in grado di agire. Sull’ultimo tema, la Tobin Tax, l’Italia ha un atteggiamento neutrale. Monti ha aperto all’idea, spiegando che però deve essere applicata da tutti i Paesi per essere efficace. Il rischio e’ che Londra, ancora una volta, si auto-escluda. Eventualità malvista dall’Italia che vede nella Gran Bretagna un utile alleato nel rafforzamento del mercato interno.
In attesa di volare a Berlino mercoledì, il presidente del Consiglio continua a lavorare sul fronte interno ed in particolare sulla prima tranche del ‘cresci-Italia’ ritenuto, tanto quanto la manovra, tassello cruciale per dimostrare all’Europa che l’Italia ormai non deve più far paura. Fonti di governo riferiscono che difficilmente le misure potranno essere anticipate a questa settimana. I primi provvedimenti, come ha confermato il sottosegretario Antonio Catricala’, dovrebbero arrivare la prossima settimana, in tempo per l’Eurogruppo del 23 e, presumibilmente, prima della trilaterale di Roma con Merkel e Sarkozy. Nelle prossime ore sono attesi i primi ”contatti” con i partiti per stabilire le modalità del confronto (probabilmente incontri ”bilaterali”) che il premier, compatibilmente con l’agenda europea, avrà per discutere del pacchetto in arrivo nel Cdm della prossima settimana (la riunione di questa settimana dovrebbe servire unicamente per un primo giro di tavolo). L’intenzione di Monti resta quella di scontentare tutti in egual misura. Ciò significa procedere sul fronte delle
liberalizzazioni, nonostante i malumori nel Pdl, e su quello della riforma del lavoro, che preoccupa il Pd. E farlo il piu’ possibile in parallelo. Per riuscirci, l’auspicio e’ quello di varare unitamente ai provvedimenti sulle liberalizzazioni anche una primo intervento sul lavoro: non certo la riforma complessiva, ma alcune misure tese a semplificare la giungla contrattuale vigente.

 

 

Di Serena Percuoco

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