Intervista a Massimiliano Musto, la storia del fondatore di Kompetere tra marketing e comunicazione

Dall’avvento dei social network, il settore del marketing (così come quello della comunicazione) è diventato molto più esigente rispetto a com’era anche solo qualche decennio fa. Oggi tutte le aziende sono in ogni momento chiamate a confrontarsi l’una con l’altra, forti della possibilità di poter creare, tramite Internet, delle connessioni prima inimmaginabili. In un ambiente così competitivo e mutevole, essere pronti ad aggiornarsi – anche prendendo dei rischi – diventa una prerogativa assoluta: sedersi sulle proprie convinzioni vuol dire andare incontro al rischio di perdere terreno rispetto alla concorrenza, mai stata così folta. Riuscire a lasciare il segno nel mondo del marketing e della finanza in generale, è dunque una sfida che, ormai, solo gli imprenditori dall’approccio più fluido ed elastico riescono a sostenere. A questa categoria appartiene il protagonista dell’intervista di oggi: Massimiliano Musto, che, negli ultimi tempi, si è definitivamente affermato come uno degli economisti/divulgatori in campo economico più in vista della regione Campania. Con la sua società “Kompetere”, Musto ha contribuito allo sviluppo di numerose imprese del Meridione, riuscendo a costruire, tassello dopo tassello, una carriera professionale segnata non solo dalla capacità di rimodellare il proprio metodo in base alle novità del mercato, ma anche dal tentativo di conciliare attività economica e divulgativa. Ospite ai microfoni di Casoria Due, il fondatore di “Kompetere” nonché Consigliere dell’Ordine dei Giornalisti ci ha raccontato alcuni dei segreti del suo modus operandi, discutendo, allo stesso tempo, di alcune delle tematiche economiche più calde del momento.

Iniziamo quest’intervista con una domanda relativa ai suoi esordi e alla sua formazione. Come e quando ha scoperto la sua vocazione per il mondo del marketing e della finanza?

“La mia vocazione per il marketing e la finanza è nata in modo progressivo, quasi naturale. All’inizio del mio percorso professionale ero attratto soprattutto dalla comunicazione, dall’analisi dei comportamenti e dalle dinamiche che regolano le scelte economiche delle persone. Poi, lavorando sul campo e confrontandomi con aziende, territori e istituzioni, ho capito quanto il marketing non fosse solo pubblicità, ma una leva strategica per creare valore, per dare direzione allo sviluppo economico, anche in contesti locali e apparentemente marginali. Il mio interesse per la finanza, invece, è cresciuto man mano che ho compreso il peso che tutte le scelte finanziarie hanno nella sostenibilità e nel successo di un’impresa. La finanza non è solo materia tecnica, ma è uno specchio della visione e della capacità di pianificazione”

Oggi lei è noto, tra le altre cose, per la sua attività “Kompetere”, fondata nel 2004 e che ormai rappresenta un indiscusso punto di riferimento per molti enti pubblici e privati della provincia napoletana e non. Ci può dire di più riguardo la storia dell’attività e il percorso che vi ha portati al livello cui siete oggi?

“Kompetere è nata nei primi anni Duemila come un piccolo progetto legato al territorio. Nel tempo, è cresciuta fino a diventare una realtà che oggi si occupa di formazione, consulenza strategica, comunicazione integrata e supporto allo sviluppo delle imprese, con particolare attenzione alle PMI del Mezzogiorno. Abbiamo puntato sulla qualità delle competenze, non abbiamo mai inseguito la crescita fine a sé stessa, ma abbiamo preferito consolidare relazioni, investire nella formazione interna e aprire collaborazioni con enti, università, fondazioni. Negli ultimi anni, con l’esplosione del digitale, abbiamo riorientato molti servizi verso il marketing strategico, l’innovazione e l’intelligenza artificiale applicata alla comunicazione. Abbiamo mantenuto vivo anche il nostro impegno editoriale, con Kompetere Journal, che oggi rappresenta una voce autonoma e attenta alle dinamiche economiche e sociali del territorio”

Oltre a quello del marketing, lei conosce molto bene anche il mondo del giornalismo: basti pensare già solo al fatto che è il presidente di Assostampa, dove si tengono corsi con crediti formativi dell’ordine professionale dei giornalisti. Qual è il suo rapporto con questo settore? E quali sono le affinità e differenze che ha rispetto a quello dell’economia?

“Il mio rapporto con il giornalismo è prima di tutto personale: sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti da molti anni, e ormai ne sono anche consigliere. Considero questa professione una componente essenziale della mia identità. Il giornalismo ha molti tratti in comune con l’economia: entrambi cercano di interpretare la realtà, di raccontarla, di offrire strumenti per comprenderla. Certo, ci sono anche delle differenze. Il giornalismo, per sua natura, lavora con la cronaca, l’attualità, la narrazione; l’economia si confronta con strutture più lente, processi e dinamiche che si misurano nel tempo. Ma entrambe, se fatte con serietà, richiedono metodo, onestà intellettuale, spirito critico. Il giornalismo è stato per me anche una scuola di rigore, uno spazio di responsabilità civile. Oggi continuo a investire molto sulla formazione dei colleghi, anche attraverso un’associazione di stampa locale che abbiamo creato per dare supporto concreto e affrontare insieme nuove sfide come quella dell’intelligenza artificiale”

Quanto sono cambiati il marketing e la comunicazione dall’arrivo dei social network? Le aziende che curano il modo in cui si presentano su Internet quali vantaggi hanno rispetto a quelle che non lo fanno?

“Il marketing e la comunicazione sono stati letteralmente rivoluzionati dall’avvento dei social network. Oggi le imprese non comunicano più al pubblico, ma con il pubblico. Il rapporto è diventato bidirezionale, continuo, e spesso imprevedibile. Questo ha comportato la necessità di rivedere completamente i modelli tradizionali di comunicazione”

Un’azienda oggi non può permettersi di essere assente o generica online. La presenza sul web non è più un’opzione, è parte integrante dell’identità aziendale. Ma non basta esserci: serve una strategia. Una pagina social mal gestita o un sito poco curato possono danneggiare più della non-presenza. Secondo dati ISTAT e Unioncamere, circa il 94% delle imprese italiane ha una connessione Internet, ma solo il 65% utilizza i social per promuoversi. E spesso, lo fa senza una strategia reale. Questo crea un divario competitivo enorme, che le imprese più strutturate sanno sfruttare.

“La comunicazione digitale, se ben usata, consente anche a una piccola azienda del Sud di dialogare alla pari con il mondo. E oggi, con l’arrivo dell’AI generativa, questo scenario sta cambiando di nuovo”

Secondo lei, in questo momento storico, l’Italia è un paese che tutela in maniera appropriata le persone che vogliono fare impresa?

“Direi che l’Italia, pur avendo fatto qualche passo avanti, non è ancora un paese pienamente favorevole a chi vuole fare impresa. Le difficoltà burocratiche, i tempi di autorizzazione, il carico fiscale e una certa resistenza culturale all’innovazione rappresentano ancora degli ostacoli seri, in particolare per chi parte da zero o non ha accesso a reti consolidate. Detto ciò, esistono strumenti interessanti, come Resto al Sud, Smart&Start, ed altri strumenti similari, che offrono opportunità concrete, soprattutto nel Mezzogiorno. Il problema è che spesso mancano informazione, accompagnamento, capacità di rendere queste misure accessibili. Chi vuole fare impresa oggi deve essere preparato, flessibile, determinato. E deve anche sapere che i tempi sono lunghi e le energie richieste tante. Ma nonostante tutto, l’Italia resta un paese con enormi potenzialità inespresse”

Sempre restando in tema Italia, come giudica lo stato di salute dell’economia del Mezzogiorno negli ultimi tempi? Ci sono dei margini per appianare ancora di più il gap con la zona settentrionale del nostro paese?

“L’economia del Mezzogiorno è in una fase di transizione complessa. I dati più recenti di Svimez e Banca d’Italia mostrano segnali misti: da un lato, cresce l’occupazione giovanile (seppur lentamente), aumentano le startup innovative e c’è una maggiore attenzione verso la digitalizzazione. Dall’altro, restano fortissimi i divari infrastrutturali, le disuguaglianze sociali e le difficoltà legate alla mobilità, all’accesso al credito e alla stabilità lavorativa. Il PNRR rappresenta un’occasione importante, ma non può essere considerato una bacchetta magica. Serve una strategia di lungo periodo che metta insieme infrastrutture materiali e immateriali: istruzione, innovazione, servizi pubblici, ma anche capitale umano e reti territoriali. Personalmente credo che ci siano ampi margini per ridurre il divario, ma solo se si cambia approccio. Non basta finanziare progetti: bisogna creare contesti favorevoli alla crescita, alla fiducia e all’iniziativa. Il Sud ha tutto per competere, ma ha bisogno di visione, continuità e coraggio”

Che consigli si sente di dare ai giovani e alle persone che vogliono approcciarsi al mondo del marketing? Quali sono le informazioni di cui non possono fare proprio a meno?

“Il primo consiglio è di non confondere il marketing con la pubblicità. Il marketing è strategia, è ascolto del mercato, è comprensione profonda dei bisogni delle persone. Richiede studio, pazienza e una mentalità analitica. Il secondo è: formatevi bene, anche sfruttando i contenuti online che si trovano sul web. Scegliete percorsi solidi, leggete, fate esperienza sul campo. E non abbiate paura di sbagliare. Infine, ricordate che il marketing più efficace è sempre quello che crea valore vero, che mette al centro le persone e non solo il profitto”

Share This Post