Casoria è noto a tutti, è terra di Santi, primo tra tutti, Arcangelo Palmentieri, vale a dire l’amatissimo san Ludovico, apostolo della più ardente e sconfinata carità, Annoveriamo poi tra gli astri fulgenti della fede di casa nostra Santa Cristina Brando, l’Innamorata dell’Eucarestia, tendente ad un misticismo che potrebbe definirsi, si perdoni l’ossimoro, attivo, poiché anch’ella ebbe a cuore le sorti dei meno fortunati e spese le sue energie per educare ai più alti valori cristiani ed etici le sue allieve, oltre ad aiutare concretamente i meno abbienti. Che dire poi di santa Giulia Salzano, che fece del catechismo uno strumento per parlare di Dio a tutti ma in particolare un mezzo per sovvenire le necessità reali di coloro con cui veniva a conoscenza attraverso l’attività catechistica. Ancora la Beata Maria Luigia Velotti si distinse per la straordinaria testimonianza di forza che la sostenne nel sopportare indicibili sofferenze e, nel contempo, confortare chiunque a lei si rivolgesse. Santi si diventa attraversando la porta della carità, non ci sono altre vie che conducono alla cosiddetta canonizzazione: l’amore, l’abnegazione, il saper scorgere nell’altro il volto di Cristo sono gli unici strumenti che candidano chiunque abbia tale predisposizione d’animo alla santificazione. Quindi, la santità non è qualcosa di obsoleto o fuori moda, certo, di questa cambiano le modalità e il santo della porta accanto, come diceva papa Francesco, è colui che nel silenzio agisce per il bene del proprio fratello, è chi compie il proprio dovere nella consapevolezza di contribuire al bene della sua patria, è chi sa stendere una mano a quanti versano nel bisogno, è il giovane che sostiene chi è al tramonto nel suo percorso finale, è la madre che assiste notte e giorno il figlio disabile, è il padre che si spacca la schiena per portare a casa quattro soldi ma conserva integro il valore dell’ l’onestà, è santo chi perdona l’imperdonabile, sono santi quanti sanno sorridere alla vita nonostante le croci e donano a chi incontrano lungo il loro cammino nuova speranza. Quanta santità c’è dunque nel nostro tempo, una santità silente ma concreta, una santità nascosta ma consolante. Uomini e donne che vivono in tal modo la propria fede non giungeranno all’onore degli altari, poiché anonimi, sconosciuti, ma agli occhi di Dio forse sono più santi di coloro che la chiesa ufficiale proclama tali, chi può dirlo…e poi ci sono i non credenti dalla vita esemplare, che, in nome di una solidarietà laica, sovvengono il proprio simile poiché sentono visceralmente di appartenere ad una stessa famiglia: l’umanità. Quindi, a conti fatti, tutti coloro che si fanno portatori d’amore possono definirsi santi, ieri, oggi e sempre e non è un caso che qualcuno un giorno disse che il giudizio finale sarà pronunciato solo ed esclusivamente su quanto amore ciascuno è riuscito a donare nella sua vita. Amiamo dunque, non necessariamente per conseguire la santità ma perché l’amore resta il motore del mondo e costituisce il senso più profondo dell’esistenza.
Margherita De Rosa