Il mondo dello sport piange la morte di Marco Simoncelli …ora sorpassera’ gli angeli in cielo!

Se n’è andato facendo ciò che più amava…

“Un guerriero che cade, è un uomo destinato a rialzarsi”.

Marco cadeva spesso dalla sua moto, ma aveva abituato tutti noi a rialzarsi e ripartire più veloce di prima. Ieri a Sepang, in Malesia, alle 16.05 ( 10.05 ora italiana) al secondo giro, il pilota italiano è caduto un’altra volta, perdendo il controllo della sua moto, tagliando la strada e sbattendo contro i due piloti Colin Edwards e Valentino Rossi che erano qualche metro dietro di lui al momento della caduta. L’impatto, anzi il doppio impatto è stato devastante, il casco del Sic vola via, mentre il suo corpo resta lì fermo, immobile… attimi di paura per gli spettatori presenti e non. Subito dopo, la gara sospesa, la corsa in ospedale, mezzo paddock segue l’ambulanza in ospedale per cercare una speranza a cui aggrapparsi. Alle 16.45 ( 10.45 ora locale) il terrore si trasforma in tragedia: Marco non ce l’ha fatta, non si è rialzato.

Lo ricorderemo così, con quella capigliatura strana, stravagante con quel suo sorriso… perché Marco era un ragazzo allegro, aveva sempre un sorriso pronto per ogni occasione. C’erano i sorrisi semplici,veri per i momenti felici, ma anche quelli ironici per dribblare le critiche, poi quelli timidi e imbarazzati di quando gli facevi un complimento, uno di quelli che forse Marco avrebbe sfoderato adesso sentendo con quanto amore il mondo dello sport, e non solo, piange la sua morte assurda.

“Le gare sono pericolose” dice una vecchia regola inglese, ma fino a quando non succede nulla, ti sembra soltanto un invito alla prudenza…

Marco un ragazzo semplice, genuino, se l’avevi incontrato era difficile dimenticarlo, era uno di quelli che non passava inosservato. Era entrato in punta di piedi nelle nostre case durante i week-end di Motogp e grazie alla pubblicità di Unieuro. Era amato da tutti, dai bambini che mangiano le patatine “San Carlo “ di cui era testimonial, dalle mamme che pur non capendo niente di motori si erano affezionati a quel ragazzo riccioluto che appariva spesso in tv e da tutti gli appassionati di sport.

Marco Simoncelli, il cattivo, da tutti temuto, accusato più volte per la sua guida spericolata al di sopra delle regole. Marco Simoncelli, il prossimo futuro campione del mondo, trovava sempre il modo di farsi voler bene con le sue battute trovava sempre il modo di stupirti, era uno che non si dava mai per vinto. Trasformava le critiche in stimoli a fare di più. Nelle ultime due settimane era riuscito a salire sul podio, prima come terzo e poi come secondo, lasciando tutti a bocca aperta, perché lui era quello col fisico non adatto, quello che cadeva, quello dalla guida pericolosa. Ma in un modo o nell’altro zittiva sempre tutti

Nel suo ultimo messaggio sul blog dice: ”Proverò a salire ancora sul podio, magari quello centrale, che è più carino. Cosi risulto anche meglio dalla televisione, magari”. Già magari.

Marco Simoncelli, ventiquattro anni, a Sepang ha corso la sua ultima gara, durata non più di quattro minuti. Marco è caduto, non si è rialzato. E’ rimasto stretto alla sua moto, voleva rialzarsi il guerriero, non voleva abbandonare il suo destriero. Il suo corpo è lì, a terra, senza casco, immobile. Quella capigliatura non lascia dubbi, lo rende ancora più riconoscibile.

Marco se ne è andato così come era arrivato: in silenzio, in punta di piedi, di domenica, zittendo ancora una volta tutti quanti, lasciandoci lì, dinanzi alla televisione ancora una volta senza parole.

Ciao Marco…


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