L’area adiacente alla scuola Palizzi, accanto alla stazione ferroviaria di Casoria, è tornato a essere simbolo di incuria e di una grave crisi sociale. Nonostante sia stato recentemente ripulito, l’area si presenta oggi come una vera e propria discarica a cielo aperto: lattine, piatti di plastica, indumenti abbandonati, panni sporchi, scarpe sformate, borse rotte. Un paesaggio urbano ferito, che sfida il concetto stesso di decoro cittadino.
Tre senzatetto, tre storie dimenticate
Al centro della questione vi è la presenza stabile di tre persone senza fissa dimora, che da tempo occupano in modo permanente la zona. Dormono in auto e secondo quanto riportato da residenti e autorità locali, sono i principali responsabili della proliferazione di rifiuti. Tuttavia, attribuire loro l’intera responsabilità del degrado rischia di semplificare e distorcere una realtà molto più complessa.
Le istituzioni: tra azione e impotenza
La polizia locale ha identificato le persone coinvolte già da tempo, producendo una relazione inviata alle competenti Forze dell’Ordine. È stato anche avviato un tentativo di contatto con le famiglie d’origine, nella speranza di favorire un reinserimento. Tuttavia, ciò che è emerso è desolante: i tre individui vivono questa condizione come una “scelta di vita” e le famiglie si sono rivelate assenti, incapaci o non intenzionate a offrire sostegno.
Una scelta o una rinuncia?
Definire la vita in strada una “scelta” è quanto mai problematico. Spesso non si tratta di libertà ma di mancanza di alternative, di traumi non affrontati, di esperienze personali spezzate. E se lo Stato e le famiglie non offrono risposte, il degrado non è solo fisico: è morale, è sociale. È il riflesso di una comunità che si è voltata dall’altra parte.
Pulizia urbana vs giustizia sociale
L’intervento ambientale non può risolvere un problema umano. Bonificare lo spiazzale senza intervenire sulla condizione esistenziale delle persone che lo abitano è un rimedio temporaneo, destinato a fallire. Le istituzioni devono andare oltre il gesto simbolico. Serve un approccio sistemico: servizi sociali presenti sul territorio, programmi di inclusione abitativa, supporto psicologico, educazione civica e percorsi di reintegrazione.
Azioni concrete per riscrivere la narrazione
Ecco alcune proposte per affrontare il problema:
-Presidio sociale fisso con operatori e volontari per monitorare e offrire aiuto
– Coinvolgimento delle scuole, come l’Istituto Palizzi, per progetti di sensibilizzazione
-Installazione di telecamere e illuminazione adeguata per garantire sicurezza
– Raccolta fondi civica per supportare interventi di reinserimento
-Collaborazione con associazioni locali e parrocchie per creare una rete solidale
Lo spiazzale di Casoria è oggi uno spazio sospeso: tra dimenticanza e necessità. È il luogo dove si incrociano le fragilità degli individui e le inefficienze di un sistema che fatica a prendersene cura. La città deve rispondere, non solo con la scopa, ma con lo sguardo umano. Perché il degrado vero non sono i rifiuti: è la solitudine che li genera.
Antonio Andrea Esposito