Il calendario del Portici 1906, una viaggio alla scoperta della città

Tutto il Vesuviano è una perla, come una cerbottana tesa a dardeggiare ricchezze che vanno a sedimentarsi all’interno di un grande scrigno, di un tesoro inestimabile. Portici è una città che presenta bellezze straordinarie, dal Palazzo Reale e alla sua sala cinese, testimonianza degli splendidi rapporti tra la dinastia dei Borbone e la Cina, al Porto del Granatello, lì dove si fermò la prima ferrovia d’Italia.

 

Ma uno scrigno è anche una continua scoperta, a Portici ci sono le leggende e le tradizioni del centro storico, quel Museo di Pietrarsa dove si costruivano le locomotive che ora sono gelosamente custodite, quella p.zza San Ciro dove sorge il Santuario dedicato al Santo Patrono della città. Inoltrarsi nei punti più rappresentativi e storici di un territorio è anche un viaggio nel tempo, in un passato che conserva la memoria di un popolo per un legame che sviluppa il senso di identità. Attraverso gli scatti di Stefano Renna, i giocatori del Portici sono andati alla scoperta della città, facendosi fotografare nei suoi punti nevralgici. Flash dopo flash ne è venuto fuori un calendario meraviglioso, un pezzo da collezione per i porticesi doc, da esporre nella propria casa come un segno identificativo. Un’idea partorita, nutrita e realizzata, in modo che ogni giorno ci si possa sentire parte di una comunità che presenta caratteristici sfondi e sensazionali orizzonti. E sarebbe anche bello se queste immagini da parete potessero tappezzare gli esercizi commerciali, in modo che possano essere visibili a tutti mentre il meccanico è alle prese con la ruota di una vettura, mentre il salumiere dietro al bancone lavora con l’affettatrice, mentre il barbiere, munito di forbici, si prende cura dei propri clienti, mentre il barista prepara il caffè. Il Portici 1906 ha tracciato questa linea che si fonda sul binomio squadra-città e con gli ottimi risultati della prima e l’entusiasmo della seconda, la speranza è di creare una realtà straordinaria in cui si possa parlare di senso di appartenenza alle proprie radici e un attaccamento sempre più capillare per la maglia azzurra.

 

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