Giulio I abdica…alla vita.

L’uomo che tutti credevano immortale, come se avesse fatto un patto col diavolo ha mostrato la sua unica debolezza, ha trovato un nemico più potente di lui. Giulio Andreotti si è spento nella sua abitazione romana, a soli 94 anni, verrebbe da dire conoscendo il personaggio quasi subentrato a pieno diritto nella mitologia italiana. Politico longevo è una definizione che lo sminuisce in entrambi i termini, non era semplicemente un politico, lui era la DC, un uomo che per ben sette volte è stato Presidente del Consiglio. È stato per 8 volte ministro della Difesa, 5 volte ministro degli Esteri, 3 volte ministro delle Partecipazioni statali, 2 volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell’Industria, 1 volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno, ministro dei Beni culturali e ministro delle Politiche comunitarie. Insomma una vita di potere, una vita al potere. Perché il potere logora chi non ce l’ha, come diceva il caro Re Giulio I, che ha vissuto quasi per un secolo!

E’ sempre stato presente dal 1945 in poi nelle assemblee legislative italiane: dalla consulta nazionale all’Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991, e successivamente come senatore a vita. Andreotti è stato anche giornalista e scrittore.

Figura controversa, secondo i giudici ebbe rapporti molto ravvicinati (concreta collaborazione) con la mafia almeno fino al 1980. Una carriera accompagnata da scontri, sospetti di trame e vicende giudiziarie a cominciare da quella in è stato inquisito per mafia a Palermo.

Enzo Biagi ha scritto di lui: « Non credo che nessuno lo abbia mai sentito gridare, né visto in preda all’agitazione. «Una cara zia» confida «mi ha insegnato a guardare alle vicende con un po’ di distacco.» […] Legge romanzi gialli, è tifoso della Roma, e si compera l’abbonamento, frequenta le corse dei cavalli, è capace di passare un pomeriggio giocando a carte, e l’attrice che preferiva, in gioventù, era la bionda Carole Lombard, colleziona campanelli e francobolli del 1870 […] Padre di quattro figli, ha la fortuna che la sua prole tende a non farsi notare. E neppure la signora Livia, la moglie, di cui non si celebrano né gli abiti né le iniziative. Non c’è aneddotica sulla signora Andreotti. » […] «cattolico praticante, quasi ogni giorno, essendo assai mattiniero, va ad ascoltare la prima Messa».

Bersaglio molto frequente di strali satirici e di prese in giro sul suo difetto fisico alla schiena, definito volgarmente gobba e clinicamente cifosi, ha sempre risposto con una proverbiale ironia di scuola epigrammatica romana che nel tempo lo ha reso fonte di una nutrita schiera di commenti e battute ancora oggi di uso comune.

Una figura di potere, controversa, coinvolta in losche e irrisolte questioni mafiose e omicidi, ironica, con un’abile e voluttuosa dialettica, uno che di politica ne sapeva più del diavolo e che, piacente o meno, ha fatto la storia di un Paese, per quasi un secolo è stato l storia dell’Italia. Una figura leggendaria, che a tratti è apparsa come immortale, al di fuori del tempo e della storia, ha mosso i fili del potere in Italia e ha lasciato molto più di un segno…come ogni potere, con ogni mezzo.

Machiavelli affermò risolutamente che l’attività del politico è autonoma rispetto alla morale: se il principe sembrerà ossequiente alle leggi e alla morale, tanto meglio, ma non deve esitare a ricorrere ai mezzi più terribili se sarà necessario per conseguire il suo fine, conservare o accrescere il suo potere. Quel che vale per i principi è valso in precedenza anche per il re!

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