Dal Vangelo secondo Luca

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono

presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui .Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

 

Con la nascita di Giovanni Battista inizia il Nuovo Testamento.  Si da a questo bambino un nome che non è della parentela, non si chiamerà Zaccaria come il padre, si rompe la tradizione. Zaccaria era muto, era stato incredulo, chi non crede e non si affida non riesce a parlare a dialogare con la vita.  Elisabetta impone questo nome assolutamente nuovo. Cambiare il nome significa entrare nella dimensione della vita nuova, del rinnovamento. Quante cose si fanno perché si DEVONO fare, quante volte il “si è fatto sempre così” ci vincola a pagare prezzi salati anche in famiglia. In questo Vangelo c’è una rottura, ci sono cose che vanno cambiate, catene che vanno rotte. “moglie e buoi dei paesi tuoi” ; “frequenta chi è migliore di te e pagagli le spese” , “chi ti ama più di tua madre t’inganna” … chi lo ha detto? Ci sono tanti dazi familiari da pagare, ma se non cambiamo l’ orizzonte della nostra vita, non cresceremo mai e non sapremo mai gustarci la vita.  Zaccaria stesso accetta che questo figlio non si chiami come lui, ma che cambi nome e questo è  uscire fuori da uno schema di pura superbia. Molti genitori cercano di plasmare i figli secondo i propri desideri, proiettano la loro aspettative nei figli. Sicuramente il fine è buono, ma i figli non ci appartengono, ci sentiremo delusi da loro solo se ci saremo illusi su di loro. Qui c’è proprio il significato dei nomi che rivela il messaggio di queste pagine del Vangelo. Zaccaria indica Dio che ricorda il passato, cioè il memoriale, tenere a mente come se accadesse adesso. Giovanni vuol dire Dio fa grazia ora, Dio ora sta facendo una cosa nuova, Dio è benevolo. Chi è in Cristo è colui che vive il presente, il cristiano non è colui che fa cose nuove, ma colui che fa nuove le cose. La memoria va curata e sanata, ma ora ,in questo momento Dio opera nella nostra vita. Quando Dio entra nella vita è grazia assoluta, riempie il grembo di una sterile, Elisabetta, fa parlare un muto Zaccaria. C’è una novità che attende il tuo cuore, una gravidanza inattesa è il segno che indipendentemente dalle nostre vergogne, al di là dei limiti, Dio fa nascere la vita dentro di noi: una possibilità nuova, un ritrovare le motivazioni e i sogni che ci motivavano un tempo. Niente del buono è mai perduto, la vita non è un accontentarsi, ma godere pienamente della sua bellezza, ma se non cambiamo nome, se non ci sradichiamo, se ancora resistiamo, rimarremo muti. Il nostro nome allora sia Giovanni.

Genoveffa Tuccillo

Share This Post