Dal Vangelo secondo Giovanni

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece

chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

 

Gesù parla a Nicodemo di un episodio che è raccontato nell’antico testamento, un gesto che voleva richiamare il popolo alla necessaria fiducia in Dio, a pensare che Dio agisce per il bene dell’uomo. Questo è un esempio per far capire quello che stava accadendo, cioè che la sua presenza tra noi è perché ci ama. Il punto è, che è difficile credere all’amore di Dio. La sua presenza non è per punire o colpevolizzare, ma per salvare e per rendere l’uomo felice. Tutti noi abbiamo un sabotatore interiore, ci sono zone d’ombra per le quali non ci sentiamo mai all’altezza, una parte intima che teniamo nascosta a tutti e che ci fa sempre sentire a disagio, mai a casa, in tutte le nostre relazioni. Credere all’amore di Dio, significa fare luce su questa nostra parte in ombra ed allora ci nascondiamo da Lui, preferiamo stare nel buio, nascosti. La opere di tutti noi sono imperfette, tutti sbagliamo, tutti siamo fragili e maliziosi, ma la proposta di vivere nella luce è il confrontarsi con i propri limiti, accettare la verità su se stessi. La luce tenera ed accogliente di Dio ci vuole illuminare. Il nostro grave errore, è quello di pensare a Dio come un grande occhio accusatore, uno che ti giudica, uno che ti accusa dei nostri peccati. Ma va notato che la traduzione del nome satana è “accusatore”. E’ l’accusatore, il nostro sabotatore, che chiede di non fidarci di Dio, che dobbiamo vergognarci davanti a Lui . Adamo ed Eva si accorsero di essere nudi : si vergognarono dopo il peccato, perché pensavano che Dio li avrebbe puniti. Si sbagliavano , incontrare lo sguardo di Dio è incontrare la misericordia, è incontrare l’occhio materno di chi ti ama al di sopra di tutto il male che puoi aver fatto. Questa è la luce tenera che noi rifuggiamo, dal quale noi ci nascondiamo. C’è una buona notizia, puoi liberarti del buio che inquina la tua vita ed accogliere questa proposta di amore. E’ sicuro che Dio continuerà sempre a cercarci, cercherà sempre di metterci nella luce, nella verità, per poter fare con noi cose straordinarie, sta a noi dire si. La Pasqua che ci attende è superare ed annullare i nostri sensi di colpa, le nostre resistenze e lasciare entrare la luce da ogni poro della nostra carne. Accettare che siamo limitati e non perfetti, il modello da guardare non è un Gesù biondo, occhi azzurri e fisico bestiale, ma l’uomo della Croce. Genoveffa Tuccillo

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