Da rifiuti a riciclo e opportunità di lavoro per disoccupati

Spett.le Casoriadue,
È innegabile che l’emergenza rifiuti che attanaglia Napoli e provincia sia 
grave, e vanno trovate al più presto soluzioni efficaci e non temporanee. 
Diceva Albert Einstein: “I problemi non possono essere risolti con gli 
stessi schemi mentali che li hanno generati”. La soluzione all’emergenza rifiuti va dunque cercata con nuove idee e con una crescita culturale di amministratori e cittadini.
La Strategia Rifiuti Zero, del prof. Paul Connett è una idea che, 
fortunatamente, sta prendendo piede dovunque nel mondo, ed anche in 
Italia.

Il semplice fondamento scientifico di questa idea sta nel principio di 
conservazione della Massa: siccome nulla si crea, nulla si distrugge ma 
tutto si trasforma, una tonnellata di rifiuti prima dell’incenerimento peserà 
esattamente una tonnellata anche dopo l’incenerimento, seppur sotto forma 
di ceneri, gas serra e veleni. Pertanto l’idea dell’incenerimento dei rifiuti 
e/o del loro conferimento in discarica non può risolvere il problema, con 
buona pace per i sostenitori dell’affare termovalorizzazione o di chi si dice 
non pregiudizialmente contrario, ma entrambi equivalgono a nascondere la 
polvere sotto il tappeto.
Invece bisognerebbe realizzare che i rifiuti non sono solo l’immondo 
pattume che si accatasta e brucia nelle strade e che costa carissimo smaltire alla comunità sia in termini ambientali che economici, ma sono risorse 
economiche, a volte merci pregiate o pregiatissime, che:

 

1)non era il caso di buttare, perché ancora funzionanti, o addirittura di acquistare (Riduzione);

2)che possono essere riutilizzate (Riuso) come le bottiglie del vino o i flaconi del detersivo;

3)che possono essere recuperate (Recupero) con poco lavoro, come parti di mobili vecchi o come le scarpe rotte, che una volta si portavano a riparare;

4)che possono essere riciclati con processi di decostruzione 
e ricostruzione (Riciclo), come la carta, la plastica, l’alluminio, ecc., 
processi molto meno costosi (mediamente 7 volte di meno) della 
realizzazione ex novo dalle materie prime.

Persino i rifiuti umidi possono essere trasformati in concime (composti), come facevano i nostri nonni, e sostituire i concimi chimici in agricoltura, con un miglioramento della qualità dei cibi e della nostra vita. Questi quattro accorgimenti, riduzione, riuso, recupero e riciclo, vanno sotto il nome delle “4 R” di Paul Connett.
Per l’applicazione di questi accorgimenti non ci vogliono grossi finanziamenti e sofisticati apparati tecnologici come gli inceneritori, ma bastano le mani dei cittadini e degli operatori ecologici, un po’ di organizzazione ed una capillare raccolta differenziata porta a porta. Si può così ottenere una riduzione del volume dei rifiuti da smaltire fino al 72% come a S. Francisco o fino all’82% come a Capànnori (Lucca, 45 mila abitanti), od anche il 77% come a Vizzini (Catania, Kalat ambiente).
Al Centro Riciclo di Vedelago(Treviso), di cui tanto si parla, in collaborazione con l’università di Padova, sono riusciti a riprocessare a freddo il secco non riciclabile, per produrre la cosiddetta sabbia 
sintetica, materiale ottimo per la costruzione di materiale edilizio (a norma UNI) o per mobili in plastica. La commercializzazione di questo prodotto porta nelle casse del centro riciclo da 50 a 120 euro la tonnellata, invece di pagare il costo di 180 euro per smaltire il secco non riciclabile negli inceneritori. A Vedelago, dunque, si riusa, recupera e ricicla fino al 99%!
La strategia rifiuti zero non è dunque un utopia, ma è realizzabile anche a Casoria in breve tempo, visto che abbiamo esempi virtuosi in Italia, senza lesinare favori alla Lega di Bossi. Ma ci vuole la volontà politica di realizzarla. Soprattutto oltre ai centri di gestione integrata, ci vorrebbe l’incentivazione per la nascita di piccole imprese/cooperative che sorgano vicino a questi centri, e che possano utilizzare le materie prime seconde ivi prodotte, creando così posti di lavoro ed occasioni di sviluppo: questa potrebbe essere la vera valorizzazione dei materiali scartati. Ma è necessaria anche una tariffazione più equa che premi i cittadini virtuosi, che a loro spese e fatica riducono, riusano, recuperano e riciclano, conferendo i materiali pregiati alle isole ecologiche, così salvando preziose risorse dallo spreco, e penalizzi i cittadini che producono troppi rifiuti, che oggi pagano la stessa TIA/TARSU dei primi. Altrimenti continueremo a vedere i cittadini divisi in fessacchiotti e furbetti, come troppo spesso accade in questi ultimi anni.
La strategia rifiuti zero è dunque un tentativo di razionalizzare alcuni comportamenti stolti da parte di cittadini ed amministratori, che potrebbe avere prima di quello che si pensa le benefiche ricadute di 1) sgomberare le strade dall’immondizia, 2) recuperare risorse per una nuova economia e 3) 
creare enormi possibilità di reddito e di lavoro. Solo che non dobbiamo più considerarla spazzatura, perché è invece una risorsa di tutti: non chiamiamoli più rifiuti!
C’è un’altra prova indiretta di quanto preziosa sia questa risorsa: il fatto che l’immondizia sia fortemente appetita o addirittura contesa, dalla lobby degli inceneritori e da quella delle discariche (in guerra fra loro). Ma cosa conterà di più per la politica e gli amministratori, il bene comune dei 
cittadini o le pressioni politiche di questi potentati economici?
Per favore, non inceneriamo anche il nostro futuro. Cambiamo aria, mettiamo al bando gli inceneritori o termovalorizzatori: costano moltissimo, minacciano la salute, non risolvono il problema dei rifiuti.
In realtà, anche se il calore della combustione è utilizzato per produrre elettricità, si tratta sempre di inceneritori a bassissimo recupero di energia,riciclare la carta fa recuperare 4 volte l’energia che si produce bruciandola. 
Per non parlare della plastica: riciclandola, si recuperare fino a 26 volte l’energia prodotta incenerendola.
La raccolta differenziata porta a porta crea posti di lavoro, senza inquinare, né provocare tumori.
Un cordiale saluto,

Mauro Curioso

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