CRISI: IL PREMIER SI DEVE DIMETTERE. MAI COSì FORTE L’APPELLO.

Il premier Silvio Berlusconi si deve dimettere. E’ un attacco quasi corale, quello delle opposizioni
contro il presidente del Consiglio. Per alcuni e’ il principale ostacolo alla ripresa del Paese, per altri non ha più credibilità nella Ue e il suo governo ha predisposto una manovra inefficace.
Le critiche che pesano di più sono probabilmente quelle dell’Udc; perché i centristi chiudono ormai ogni spiraglio, che pur avevano tenuto aperto durante la discussione degli emendamenti in commissione. ”La manovra e’ stata una pantomima”, rileva Rocco Buttiglione, sottolineando che il Paese e’ ”tecnicamente in fallimento”. E il presidente Udc Lorenzo Cesa dichiara che un passo indietro da parte del premier sarebbe ”un gesto di amore per l’Italia”. Pier Ferdinando Casini

paragona la situazione di questi giorni ad ”una danza
pericolosa sull’orlo del burrone”: ”E’ evidente – sottolinea – che c’e’ un problema Italia” e che e’ indispensabile ”trovare una soluzione insieme, altrimenti andiamo a rotoli”.
Sulla stessa linea d’onda Pd, Idv e Sel. Walter Veltroni sottolinea che benché il Paese viva probabilmente ”la situazione più grave degli ultimi anni”, l’esecutivo ed il premier ”non hanno la consapevolezza del rischio che si corre”. Più diretto Massimo D’Alema: ”e’ una assoluta necessità che Berlusconi vada via” in quanto ”la caduta di credibilità sua e del governo, anche su scala internazionale, fa pagare al paese un prezzo aggiuntivo” a quello della crisi.
L’Idv, con il portavoce Leoluca Orlando definisce il premier un ”peso ingombrante” non solo in Italia ”ma in tutta Europa”. Nichi Vendola e’ convinto che il tempo del governo Berlusconi sia scaduto e che l’unica ”exit strategy”, ”possibile, realistica e utile” sia quella di mandare a casa l’attuale classe dirigente.
Ulteriori polemiche sta suscitando la decisione del presidente del Consiglio di incontrare i vertici dell’Unione Europea, in particolare il presidente Van Rompuy, per illustrare i provvedimenti economici che l’Italia sta per varare. Le opposizioni accusano il premier di aver scelto, all’ultimo, il giorno di martedì 13, per evitare di presentarsi davanti ai giudici. Insomma, oppongono alla ”giustizia ad orologeria” denunciata più volte da Berlusconi, una ”visita ad orologeria” – o meglio, ”last minute” – proprio nel giorno in
cui dovrebbe essere ascoltato dai magistrati.
Le opposizioni, insomma, almeno sulla denuncia al premier  appaiono decise, parlando un linguaggio pressoché univoco di condanna dell’esecutivo. Tuttavia non mancano malumori. Due, in particolare, le fonti dei contrasti. C’e’ chi non riesce a digerire uno scenario che, secondo Buttiglione, prevede una
sorta di ‘salvacondotto’ per il presidente del Consiglio. ”Noi – ha dichiarato il presidente Udc – dobbiamo togliergli la paura: non ci saranno vendette, non andrà al governo una maggioranza che vuole la morte di Berlusconi”. Insorgono Sel (”non ci sono parole per commentare le ipotesi di dimissioni del premier  in cambio di una serie di garanzie sul piano giudiziario”, dice Vendola) e dipietristi (”Italia dei valori – sottolinea Massimo Donadi – si augura che tutte le opposizioni prendano le distanze da uno scenario” che contempli ”un atteggiamento morbido di un nuovo governo verso le leggi ad personam” del premier).
E c’e’ tensione fra  Di Pietro e Casini sull’ipotesi di una pregiudiziale sulla manovra da parte dell’Idv. ”Facendo votare alla Camera una pregiudiziale di costituzionalità,  Antonio Di Pietro si autoesclude – rileva il leader Udc – dalle forze responsabili che  debbono tirare il Paese fuori dalla crisi”.

 

 

DI Serena Percuoco

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