Sono state, come sempre, ore palpitanti e piene di frenesia le ultime della sessione estiva del calciomercato. Trattative concluse con grande fretta, ma con attenzione mirata e concisa.
Le più clamorose e importanti sono state davvero impressionanti e non previste prima, veri e propri colpi di scena. Su tutte il Milan, che ha tesserato Giacomo “Jack” Bonaventura dell’Atalanta: dopo l’affare saltato con Biabiany del Parma, che sembra non aver accettato il ritorno di Zaccardo (ritenuto dai rossoneri contropartita tecnica), Galliani ha chiuso per l’attaccante in meno di un’ora. Da segnalare anche la new entry della stessa squadra bergamasca, che riporta in Italia Alejandro Gomez, ex Catania detto “El Papu”. Roncaglia passa dalla Fiorentina al Genoa; l’Inter cede Alvarez al Sunderland; Amauri vestirà la maglia del Torino, tra le forti contestazioni da parte della tifoseria granata. Anche l’Hellas Verona ha un nome nuovo: si tratta dell’attaccante Saviola, ex Real Madrid e Barcellona che farà coppia con Toni nel reparto offensivo.
Certo non saranno i colpi ad effetto che si sono avuti in altri Paesi e che hanno portato, per esempio, negli ultimi giri di lancette, Falcao al Manchester United. Ovviamente, si tratta di movimenti che possono aver permesso alle varie società di fare un buon salto di qualità. Cosa che, invece, non sembra aver fatto il Napoli.
Gli azzurri, oltre ad aver deluso enormemente per l’eliminazione in Champions, non sono riusciti a piazzare un acquisto importante e il malumore della tifoseria aumenta. Per la verità, questa sessione di mercato da parte del club è stata quanto meno imbarazzante, la più povera dell’era De Laurentiis. I nuovi arrivi sono stati soltanto quattro: Koulibaly, preso comunque già in anticipo dal Genk (a gennaio per l’esattezza)ma fatto aggregare solo a giugno; poi l’emblema Michu, De Guzman e il giovane David Lopez. Insomma, poco – se non pochissimo – per una squadra che punta in alto.
E neanche in uscita si è saputo operare: si parlava tanto di cessioni per sfoltire la rosa, però le conclusioni sono state poche. Sarà vero che la grande riuscita è stata vendere Federico Fernandez allo Swansea per ben 10 milioni di euro, ma le perplessità aumentano se si pensa che la doppia cessione al Galatasaray di Pandev e Dzemaili, per quanto fossero in scadenza nel 2015, ha portato nelle casse soltanto 3 miseri milioni. Inoltre, fra i tanti altri solo Donadel non è più un giocatore del Napoli (rescisso consensualmente il suo contratto); Rosati, Gargano, Zapata e Radosevic, dei quali tanto si era parlato di partenze e nuove destinazioni, alla fine restano all’ombra del Vesuvio.
Per questo l’opinione pubblica si accanisce contro l’equipe che è quasi la stessa dell’anno scorso, non è migliorata, fatica nelle partite (come dimostra anche l’ultima gara al Ferraris contro il Genoa) e non riesce ad essere completa e competente neanche a livello dirigenziale, con trattative che impiegano tantissimo tempo – cosa che in altre squadre non accade – . Sicuramente, l’eliminazione dal torneo più prestigioso d’Europa, ai preliminari contro il Bilbao, avrà anche cambiato i piani societari e gravato sugli ingressi monetari, ma le attenzioni si rivolgono in particolare alla figura del presidente in particolar modo, reo di non spendere nulla di tasca sua, di aspettare cessioni e ingressi di soldi per poterli poi investire. E la tifoseria partenopea, su questo argomento, sta perdendo la pazienza.
Quello che succederà in Serie A e in Europa League è tutto da vedere. Si è ancora lontani dalla miglior condizione fisica e lo si nota, ma si è anche lontani dal livello di competitività di Roma e Juventus, avversarie per il titolo tricolore. Se si punta davvero in alto queste non sono le soluzioni giuste, qualcosa deve seriamente cambiare.