Befana con sorpresa, manca l’acqua!

Casoria, la Città invasa dai napoletani di Secondigliano e San Pietro negli anni 70 e dagli afragolesi negli anni 80, si appresta ad essere EVACUATA!

“Vieni via con me” dice il ligure Fabio Fazio a Roberto Saviano e, questi, sotto scorta armata, lascia le sue desolate terre (un po’ Mondragone, un pò Castelvolturno ed un pò Secondigliano) e va via. “Fujtvenne” dice Don Rapullino, da una chiesetta a Forcella, mentre benediceva la bara bianca di un bambino di due anni ammazzato dalla feroce e sanguinaria camorra napoletana. Lui, prete di Arpino, quella zona di terra mezza industriale e tanto pubblico dormitorio napoletano, che ho conosciuto sulle colline di Siena, tornato nelle nostre Napoli e Casoria per assistere ad omicidi e barbarie, disservizi e squarci sociali. “Addà passà a nuttata” osava dire il kafkiano filosofo (drammaturgo, teatrante, comico,senatore etc) napoletano Eduardo De Filippo. La nottata! Una nottata che non passa mai. Mai arriva il chinino a guarire e salvare a’ criatura (cioè Napoli e le sue figlie (Casoria, Afragola, Casavatore, Arzano, le Fratte, terre desolate e sconsolate). Una nottata che era così anche nel 1766.

Facciamo un passo indietro, andiamo a Natale ed alla settimana che lo precede.

Mi sentivo contento. Dopo giorni arroganti di pioggia e vento freddo, era tornato il sole. Casoria appariva ripulita, tersa come un’immagine di vetro (davanti ai miei occhi erano scomparsi, come per incanto, i cumuli di putrida, sporca, monnezza di via Caruso, di via Pietro Casilli, della Statale Sannitica; erano scomparsi anche quelli di Napoli, cioè da via Santa Brigida e Corso Umberto I; un vero e proprio miracolo natalizio fatto dal bambinello, san Giuseppe, la Madonna, il bue e l’asinello). Dal mio balcone vedo oltre la polveriera e la zona poderale del ponte tre luci, il Vesuvio e la penisola sorrentina nitidi nei dettagli: pieghe rosate della terra, valli, case. Passeggio, da solo, tra la gente. Natale porta con sé l’odore dei mandarini, castagne arrosto(quelle del prete), cigoli fritti (a nogna e a pezzentella). Rimontano le banche dei pescivendoli, osservo i tavolini dei caffè. Osservavo tutto questo, immaginando di ascoltare un facile motivo ritmico: “Armida” di Gluck.

Mi feci largo davanti la chiesa di San Mauro, imboccai via San Mauro (dove si trova il I° Circolo Didattico, quello che ha resistito a due guerre e qualche terremoto ma non alla burocrazia casoriana), dov’era calca indescrivibile.

Le botteghe alimentari del centro storico traboccavano di noci, mandorle, castagne dure, datteri africani, lardo, prosciutti, sottaceti variopinti, fichi secchi e, poi, mostaccioli, sosamelli, paste reali, rococò.La confusione maggiore nei vicoli, nei miei vicoli (e’ furnare, o sciaquante, zì nemesio, casa russo, o’ squitto, a spuntatora (dove, oggi, hanno costruito palazzi, parchi e centinaia di appartamenti). Odor di incenso dalle chiese parate con immense tende di velluto verde, viola, giallo. Dentro ogni chiesa un presepio, tra fiori, ori, candele.Presepi straordinari. Ho visitato quello di San Mauro e dell’Hotel Business. Il più bello di tutti, a casa del dott. Pasquale Longhi, la nostra copertina di Natale. Un eccezionale paesaggio; colonne mozze, casolari, scorci di città, montagnole di muschio. Strade, viottoli. Un fitto popolo di pastori. Nella patina levigata della porcellana i colori dei volti, degli occhi, splendevano misteriosi. Quei pastori indossavano abiti di autentica stoffa. Una pacchiana che ballava e, addirittura, il mastino napoletano, che io, col permesso del dottore, ho battezzato Masaniello. Tommaso Aniello e ncoppa santu mauro o e sotto a roce; il paladino di Casoria, tanto inviso al potere borghese, affaristico, politico e camorristico di Casoria.

Sotto una pergola, un fornaro con camiciotto bianco, coppola di sacco, impalava candide forme di pasta, una bella mugnaia si chinava a raccogliere panelle.Sul Presepio napoletano il serra serra dei pezzenti e dei malavitosi, piagati, monchi, storpi e, invece, festa dell’Oriente, ammiro a bocca aperta il corteo dei Re Magi rutilanti di zimarre d’argento, d’oro, stendardi purpurei.Da dimenticare il Bambino, la Madonna, san Giuseppe, alla fine li scopri in alto, fra colonne spezzate, sotto un volo d’angeli nudi dalla pelle di smalto. Quasi nascosti da pastori sanniti vestiti di spago e pelli, carichi di zucche secche, agnelli sanguinanti.Il più bel presepio del Mondo,  a cui, ne sono convinto, il dottore si sarà ispirato, è quello di Palazzo Reale, in Piazza del Plebiscito, lo misero su, con il Re Borbone, gli scenografi del Teatro San Carlo.Da questa Napoli, nei vicoli della Sanità, un altro dei grandi Filosofi napoletani, un po’ aristocratico (teneva molto ai suoi titoli nobiliari) e molto popolano, nato in un buio palazzo ed in una fredda casa, cioè Totò, diceva, rivolto ai suoi ed ai nostri bassi: “a somma fa o totale, ricordatelo!”. Una filosofia, uno stile di vita, una concezione economica e sociale.

E, poi arriva il giorno della Befana, il 6 di gennaio e Casoria, la tua Casoria ti porta con i piedi per terra, ti fa dimenticare subito il clima natalizio. Manca l’acqua. Ho chiamato l’Ing. Milone, direttore tecnico della Ottogas, servizi idrici integrati: “segreteria telefonica”. Viene in soccorso, more solito, come sempre, uno dei pochi assessori che risponde al telefono aziendale, Marco Capparone, l’Assessore alla Sicurezza. Chiama un tecnico ottogas, tale Colucci ed ecco le risposte: “Si sono rotte le tubature a Caserta, stiamo facendo dei by pass nella zona di Santa Maria Capua Vetere, tra un paio d’ore, con bassa pressione, l’acqua arriverà ai primi piani. A quelli dei quinti piani dovrete aspettare qualche giorno”. Via Calvanese e traverse, lo Sportiglione e tante altri parti della Città. Migliaia di residenti. Un piccolo agglomerato urbano, denso come un sobborgo di Nuova Delhi. Senza acqua. Con tanta monnezza, le strade piene di fossi. Una gestione amministrativa continuamente attenzionata. Sotto i riflettori dell’intelligence investigativa tantissime delibere, tantissimi casi.Trasporto disabili, manutenzione scolastica, i tanti fitti passivi,refezione scolastica. Il pool di magistrati dei “reati conto la pubblica amministrazione” sta continuamente monitorando i Comuni di Casoria, Afragola e Giugliano.

Perché strade bucate? Perché la monnezza nelle strade? “Questa terra è vittima di affari, imposti da una forza economica criminale che ha strutturato la continua variabilità di interventi. Non può, questa forza camorristica e mafiosa, permettersi la stagnazione del danaro. La sua economia è installata sul principio basilare ed economico della circolazione del soldo. Infatti Tore e’  crescienzo diceva: “o’ soldo addà girà”. Come? Interventi continui. Dove? Droga, estorsioni, rifiuti ma soprattutto nelle attività quotidiane che la classe politica non sa, non può e non vuole gestire. A quel punto va bene tutto. Il rappezzo delle vie, la partecipazione alle gare indette dalle pubbliche amministrazioni, il controllo continuo e sempre di Atti Amministrativi”.Nella mia testa, intanto, passano, frantumi nervosi di pensieri. A volte, proprio, non riesco a rincorrerli. Ti giri intorno. Cerchi Mariano Marino, Nando D’Anna, Pino Balsamo. Le strade vanno asfaltate in modo continuo. Se si facesse così terminerebbe quel continuo chiamare le ditte per intervenire. Le somme urgenze, che bella parola! Trovi, invece, un inquieto, inquietato Luca Scancariello che denuncia di terminare con le emergenze. Le emergenze sono fattori strutturali per creare gli affari. A Luca consiglio di comunicare alla classe dirigente (come lui osa chiamare), al nostro amico Gennaro Nocera, al nostro Sindaco, di non usare più la parola emergenza. E’ molto meglio dire Affare. Trovi Luca spazientito e scocciato di dover parlare ancora di lottizzazioni convenzionate (delibera di G.C n. 40 del 2002). Preoccupato, insieme ai suoi giovani amici di Giovane Italia e di Alleanza per Casoria (gli assessori Peppe ed Alfonso, Sandro, Pasquale, Daniele), di altri “carcatielli” in preparazione, a livello urbanistico e cementizio, di questa Città.

Aut Aut alla Befana. Mentre distribuiscono doni nella sede di via Tasso, intitolata al Giudice ammazzato dalla Mafia, Paolo Borsellino, una sensazione mi domina. L’esistenza di questa Amministrazione, così dilaniata, così divisa, così confusa, mi sembra prossima a chiudersi.Per riprendere, poi, immediatamente, ma diversa. Salutare garbatamente e andare via.Mi sono dilungato moltissimo. I pensieri indignati nascono spontanei nel vedere i tantissimi mali di vivere civile e sociale che riserva la mia, la vostra Città che è Casoria, periferia di Secondigliano e di San Pietro a Patierno, che, per nostra fortuna, il vecchio e malandato treno ci tiene a cinque minuti da Piazza Garibaldi, la Marina e Corso Umberto.

Il vostro affezionatissimo NANDO TROISE.

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