“CASORIA IN SVENDITA”? OCCORRE CHIAREZZA SU ESTERNALIZZAZIONE TRIBUTI E SERVIZIO DEL 118

Un manifesto, a firma PD, sezione di Casoria, comunica alla Cittadinanza, utilizzando la forma lapidaria, concisa, a caratteri cubitali  dei lanci pubblicitari, la svendita di Casoria. Chi la svende? Per il Partito Democratico locale “dopo aver venduto la propria dignità politica, l’Amministrazione vuole vendere anche la nostra città”. E’ senz’altro una tesi, il punto di vista legittimo e rispettabile di un partito storico all’opposizione. Da quali argomentazioni è sostenuta l’affermazione lapidaria “Casoria in svendita!” scritta a caratteri cubitali ? Ecco come prosegue il testo: “Negli ultimi tempi abbiamo dovuto assistere alla privatizzazione del servizio tributi, fondamentale per la nostra Casoria”. E’ questo il primo argomento a supporto della tesi “Casoria in svendita”. Non sono un esperto in materia di efficienza e di efficacia della riscossione delle entrate degli Enti, ma da cittadino che intende rendersi conto delle scelte del governo locale, chiedo al PD di Casoria perché privatizzare si associa necessariamente a svendere. E’ noto che a Casoria da anni non è equa la riscossione dei tributi; infatti, solo il 30% dei cittadini li versa, che pagano molto di più anche per i furbi e disonesti che non li versano. In passato, le varie Amministrazioni che si sono succedute al governo della Città quali decisioni hanno assunto non per eliminare, ma almeno per RIDURRE L’EVASIONE DEI TRIBUTI LOCALI?  E’ una mia convinzione, sicuramente opinabile, ma ritengo che il dissesto finanziario sia stato il frutto inevitabile di inadempienze di amministratori del remoto e recente passato in materia di gestione di tutte le tipologie di tributi. Dunque, siamo arrivati al punto in cui “ o si beve o si affoga”. Non è forse vero che  proprio non intervenendo mai seriamente nel contrasto all’evasione dei tributi e in un’equa riscossione degli stessi si consente la svendita, questa sì, di Casoria, agli evasori che usufruiscono dei servizi ai danni dei cittadini onesti e ligi nel versamento dei tributi?  La parola d’ordine é di far pagare a tutti, affinché tutti paghino di meno. E’ noto, al riguardo, il punto di vista del sindaco Bene il quale, difendendo con fermezza la scelta della esternalizzazione dei tributi, più volte ha affermato negli interventi pubblici su tale questione che la sua Amministrazione, approvando il dissesto finanziario, non si è girata dall’altra parte, ignorando, come tanti altri uomini pubblici, le discrasie evidenti tra entrate, poche, e uscite, molte, perduranti da tempo, senza trovare alcun rimedio risolutivo, ma solo palliativi. Certo, solo l’Amministrazione Fuccio stava seriamente affrontando il problema, ma fu sfiduciata, si badi bene, non solo dagli oppositori, bensì da alcuni esponenti della sua stessa maggioranza. Mi sarei aspettato francamente, da cittadino di sinistra, che il PD, invece del manifesto, promuovesse un fruttuoso dibattito pubblico tra esponenti della Maggioranza e dell’Opposizione sul tema del  dissesto e della esternalizzazione dei tributi, con l’invito esteso alla Cittadinanza. Non si capisce che senso abbia il termine “svendita”. Lo trovo inappropriato, non pertinente.

Tralasciando i successivi argomenti – svendita della sede storica del Comune di Arpino e la delibera per svendere ANCHE le ville comunali – che saranno approfonditi in prossimi interventi, vorrei soffermarmi sull’ultimo: “… e ora rischiamo di perdere anche il servizio 118”. Riflettiamo con calma, imparando a distinguere, per capire, sempre al fine di essere corretti con i cittadini di Casoria e di non confondere le opinioni con la verità dei fatti. E’ mai possibile che il parroco della parrocchia S. Paolo abbia deciso di far perdere il servizio 118, così fondamentale per le famiglie degli infermi in estrema difficoltà? E’ mai possibile che nessuno abbia sentito il bisogno di sentire … “l’altra campana”, ossia lo stesso don Giuseppe De Vincentiis? E’ lui stesso, allora, a fare chiarezza sulla questione, dopo sentito e letto illazioni, allarmismi a tempo perso, dichiarazioni farneticanti. “Nel 2017,  rientrato da un anno di missione con la congregazione salesiana dal nord dell’Albania, il cardinale Sepe mi voleva parroco a Casoria come successore di don Nunzio D’Elia presso la parrocchia di San Paolo. Al mio arrivo constatavo che in un cortile attiguo alla parrocchia transitava un’ambulanza del 118 che partiva da un locale interno all’ASL Napoli 2 di Casoria. Oltre al passaggio dell’ambulanza, venivano parcheggiate sistematicamente alcune auto del personale di servizio presso l’Asl di Casoria e lo stesso personale era munito di chiavi e telecomando per l’accesso pedonale del cortile in questione. Essendo amministratore protempore della struttura mi sinceravo dell’onestà documentaria di questa situazione e ne constatavo la piena irregolarità.

In virtù dell’esposizione di queste vertenze, nel 2017 l’amministrazione prometteva di provvedere allo spostamento del mezzo in area di proprietà comunale cosiddetta dell’ex-macello e maggiormente idonea ad accogliere questo servizio di emergenza. Intanto in conseguenza di tali accertamenti la parrocchia riceveva ed è tuttora vigente il passo carrabile. Inoltre venivamo visitati da messi del dirigente del 118 che si mostrarono comprensivi della situazione d’imbarazzo da parte loro e si mostravano consenzienti rispetto all’opportunità di spostamento dell’ambulanza in luogo più idoneo. Intanto con il Covid la questione per ovvie ragioni fu sospesa.

All’11 di febbraio 2022 fiducioso che l’amministrazione avesse provveduto allo spostamento dell’ambulanza, insieme all’arcivescovo mi recavo presso l’ospedale di Casoria per capire a che punto fosse la questione ed entrambi ricevevamo rassicurazioni sull’esecuzione del provvedimento già in essere entro un mese ma alla fine del mese di marzo nulla si era fatto ancora. Ho nuovamente interpellato le istituzioni competenti, attraverso 10 Pec più 4 pec alla regione Campania, presso la quale sono intervenuto con un incontro, ricevevamo ulteriori rassicurazioni rispetto ad una soluzione che si sarebbe concretizzata il 20 giugno di quest’anno. Posso dire che non è successo niente, alle PEC tranne che per questi due incontri descritti non ho ricevuto mai risposte e questo non è il modo di assumersi delle responsabilità.

Un quartiere come quello della nostra comunità parrocchiale costruito senza pensare ai giovani, ai ragazzi e ai bambini non ha nessun futuro, pertanto la chiesa come istituzione non può privarsi di spazi per convenire alla sua missione di salvezza, non solo delle anime ma anche delle vite concrete di chi, come i ragazzi, hanno bisogno di poter costruire il proprio futuro in luoghi che ne possano garantire l’accoglienza per una crescita sana e sicura. Mi assumo la responsabilità di tutte le conseguenze che verranno dalla scelta di chiudere definitivamente l’accesso all’ambulanza il 20/07 per continuare i lavori già cominciati nell’area in questione per garantire gratuitamente spazio vitale ai ragazzi che ogni giorno vengono a passare in modo sano il loro tempo nei nostri cortili, sperando che ognuno a livello istituzionale si assuma le proprie responsabilità.”

Che riflessione trae da questa triste faccenda, don Giuseppe?

 Grazie ancora per l’opportunità che mi concede di riportare la questione sui binari della verità: vede, tutto si poteva risolvere nella normalità. Sappiamo, però, che oggi la normalità assume le tinte del paradosso in quanto si preferisce ad essa una resiliente accettazione  dell’a-normalità, restando in un atteggiamento di sottomissione all’indolenza e all’indifferenza di quelli che sono i compiti  e le responsabilità di ciascuno”.

Antonio Botta

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