CASORIA E LE ACQUE INQUINATE

Non bastava l’emergenza rifiuti ad angosciare l’estate napoletana, e  casoriana in particolare. Ci si mette pure l’inquinamento delle acque. Ma andiamo con ordine.  Sono quasi 60 le famiglie americane che negli ultimi dieci mesi hanno lasciato le loro case a Casal di Principe, in provincia di Caserta, su invito esplicito della US Navy, la Marina degli Stati Uniti. Il comune è noto per essere la base del clan dei Casalesi. Ma il “ritiro” degli americani non è dovuto alla camorra, Non direttamente, almeno. Ma al rischio ambientale legato alla qualità dell’acqua. Un rischio giudicato inaccettabile dalla US Navy, che seguendo le indicazione dei tecnici e degli standard di qualità dell’EPA, l’Agenzia ambientale degli Stati Uniti, ha monitorato per quattro anni le case abitate

dagli americani (alcune centinaia) e l’ambiente (acqua, suolo, aria) a cavallo tra la provincia di Napoli e di Caserta dove i suoi uomini fittano normalmente casa. Controllando almeno 400 tipi diversi di sostanze tossiche, ha verificato che in almeno tre zone (a Casoria, a Marcianise, nel comprensorio di Casal di Principe e Villa Literno) l’inquinamento, in particolare, dell’acqua supera gli standard di sicurezza stabiliti dalla legge americana. E, dunque, non sono abitabili. Di qui l’ordine: andate via da quelle tre zone, debitamente mappate, per motivi precauzionali. E comunque chi resta, anche nelle zone adiacenti, è bene che per bere, cucinare, lavarsi i denti usi acqua minerale.Tra queste zone, oltre a Marcianise e il comprensorio di Casal di Principe e Villa Literno, emergel la nostra amata Casoria. I dati epidemiologici dicono che tra i militari Usa e le loro famiglie non si è trovato alcun aumento anomalo di tumori, malformazioni o malattie respiratorie. Anzi, in tutte le aree controllate tranne una, la presenza di inquinanti nell’aria concausa di tumori è risultata inferiore a quella delle aree urbane americane. Ma l’acqua è inquinata. E questo è un problema.In realtà, precisano, a essere inquinata non è l’acqua erogata dagli acquedotti pubblici. Bensì quella estratta da pozzi privati, autorizzati o illegali. Un segno, aggiungiamo noi, che a essere contaminata è l’acqua di falda in quelle zone precise. Talvolta gli inquinanti escono anche dai rubinetti a causa di allacciamenti illegali alla rete pubblica. Ma tant’è: la situazione è a rischio. E dunque è preferibile andar via da alcune zone.Le analisi e le prescrizioni della US Navy non sono allarmanti. Anzi, coincidono in buona sostanza con le analisi condotte dai tecnici italiani. Comprese le analisi epidemiologiche condotte dai tecnici di Sebiorec, che hanno analizzato il sangue e il latte materno di persone che abitano in quelle zone. E dunque sorge una domanda: Le disposizioni delle autorità sanitarie e militari americane dimostrano o che gli standard Usa di accettabilità del rischio associato all’uso di acqua potabile sono troppi rigidi o che quelli italiani sono troppo laschi? Ai posteri l’ardua sentenza. A noi, intanto, le acque inquinate.

 

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