APPELLO ALL’AMMINISTRAZIONE: Quale futuro per l’Area Rhodiatoce?

La dimensione, la storia e la passata rilevanza economica dell’area Rhodiatoce fanno uno dei problemi più rilevanti e complessi della città  di Casoria. La sua posizione nel cuore della città, la sua dimensione (parecchi ettari), i problemi di inquinamento, hanno reso quest’area sempre meno compatibile con le esigenze della popolazione. Per tanto tempo la fabbrica della Rhodiatoce ha rappresentato il maggiore sbocco occupazionale per la città: è arrivata a occupare più di mille dipendenti, assicurando loro retribuzioni tra le più alte del comparto industriale del territorio (la cosiddetta “aristocrazia operaia”). I suoi tempi hanno scandito per anni i tempi della città di Casoria : la sirena dello stabilimento, per quasi un ventennio, ha segnato gli orari non solo per il cambio dei

turni al suo interno; il suo suono indicava che una parte consistente della popolazione si era svegliata o si stava mettendo a tavola o terminava la sua giornata di lavoro.

 

Il  Rhodiatoce  rappresentava “la fabbrica”. Era insediata nella coscienza profonda di ogni cittadino casoriano, faceva parte in tutti i sensi dell’anima casoriana.

Per quasi vent’anni  lo stabilimento ha operato in regime di convenzione dal punto di vista urbanistico.

Oggi, che la fabbrica non c’è più, è necessario un approccio metodologico diverso, la cui importanza si deduce anche dalla necessità inderogabile di una collaborazione con tutti i soggetti, istituzionali e non, per giungere a una soluzione positiva e condivisa.

Una soluzione alle problematiche che l’area ex Rhodiatoce  pone che non è possibile senza uno sforzo congiunto di tutte le parti politiche e sociali della città di Casoria.per ricercare un coinvolgimento di tutti gli altri livelli istituzionali: Provincia,Regione, Stato, Unione Europea.

Si deve pensare ad una soluzione che rilanci l’immagine della città, i suoi servizi, il suo reddito. Una soluzione che richiede grandi sforzi economici, una straordinaria operazione di concertazione di forze, di capacità progettuali, di risorse intellettive.

Occorre puntare sui fattori positivi di Casoria, sulla sua posizione alle porte di Napoli, sulla sua vivibilità, sulla ricettività, per candidarsi ad assumere un ruolo propulsivo non solo e non tanto nell’ambito della Regione Campania  ma in uno scenario molto più vasto.

 

 

Riappropriarsi dell’area ex-Rhodiatoce – da parte  del Comune di Casoria – significa affrontare costi enormi, non solo dal punto di vista ambientale ma anche dal punto di vista della riconversione degli immobili o comunque del loro smantellamento, ammesso che ciò sia possibile, dal momento che è prevedibile che possano essere posti sotto controllo dall’Autorità Giudiziaria per lo smaltimento amianto.

Una stima sia pure approssimativa dei costi di smantellamento dei capannoni e della riconversione a verde pubblico dell’area fa ritenere necessaria una spesa di non meno di parecchi  milioni di euro, oltre i costi di bonifica.

Oggi la riconversione dell’area ex Rhodiatoce  va vista anche come opportunità per colmare il gap culturale del sistema imprenditoriale casoriano. Ovviamente, ciò va considerato non solo in termini di bisogno immediato dell’apparato industriale   o di servizi, ma in termini di prospettiva.

 

PROPOSTA

 

I temi dell’ambiente, della tutela del suolo, dell’acqua e della produzione di energia sono i temi che possono rappresentare occasioni di sviluppo. Vi è l’opportunità di tessere una rete di relazioni nel campo della ricerca di nuove tecnologie e di nuovi processi in alcuni campi considerati ormai caratterizzati da vere e proprie situazioni di emergenza. Vi sono ricerche spesso scoordinate nel settore delle costruzioni (legge sull’inquinamento acustico, legge sui campi elettromagnetici, etc.); leggi di finanziamento per sistemi di produzione di energia pulita, per il risparmio energetico,

etc. Non c’è un centro che coordini questi servizi. I progettisti spesso non hanno fonti efficienti dalle quali attingere informazioni. Del resto non si può pensare che alcune grandi emergenze di oggi non impongano interventi radicali negli impianti, nelle costruzioni, etc.

La soluzione va quindi ricercata in quei settori che hanno una forte valenza innovativa nel panorama internazionale.

E’ necessario pensare ad una attività molto remunerativa allo scopo di evitare che la cessazione dell’attività possa significare che quell’area divenga di fatto inutilizzabile. In sostanza gli alti costi di riconversione potrebbero far nascere un’area abbandonata.

Occorre prospettare delle ipotesi di soluzione che possano rilanciare quell’area, riportandola in una posizione d’avanguardia e di ricollocare Casoria in una posizione centrale dal punto di vista dello sviluppo socio-culturale ed economico nella Regione Campania.

Occorre tuttavia evitare la tentazione di richiamare attività che, pur assicurando redditi alti, possono produrre fenomeni di inquinamento  che la comunità casoriana non è più disposta a tollerare. Occorre, inoltre, scartare le varie ipotesi di recupero improduttivo di quell’area, dal momento che non vi sarebbero le risorse economiche per realizzarlo. E’ necessario rivolgere lo sguardo verso iniziative ad alto reddito, soprattutto perché contano sull’innovazione, sul vantaggio competitivo,dovuto alla capacità di porsi in anticipo di fronte a problemi nuovi ma importanti.

Occorre valutare l’ipotesi di costituire a Casoria  un Centro Europeo di

Ricerche e monitoraggio dei problemi dell’ambiente inteso come un insieme coordinato o da coordinare di materie che entrano a far parte di questa famiglia di problemi.

A titolo di esempio, si potrebbe insediare nel nostro territorio un Centro di ricerca e di monitoraggio di sistemi per la produzione e l’utilizzo di idrogeno finalizzato alla produzione di energia; sistemi innovativi per il trattamento delle acque; lo studio per una gestione innovativa del ciclo dei rifiuti; l’adozione di sistemi innovativi nel campo delle tecnologie di costruzione (compresa la domotica), tese a rendere le abitazioni di Casoria più funzionali, a risparmiare energia, a ridurre l’inquinamento acustico, elettromagnetico, etc.

Dunque si potrebbe proporre l’elaborazione di un progetto finalizzato alla costruzione di un Centro avanzato di ricerca in materia di ambiente ed energia.

Intorno a queste ipotesi del Centro di ricerca e di studi è stato rilevato anche un certo interesse da parte dell’Unione  Europea ad  investire nell’aree dismesse con progeeti che permettono anche uno sbocco alla disoccupazione ; oltre all’interesse delle imprese, occorre verificare

anche la disponibilità del mondo scientifico (Università, Parchi Scientifici e Tecnologici) ad operare in modo coordinato in un’area dedicata alla ricerca.

Un appello al Sindaco Carfora di nominare un responsabile amianto – e non svenarsi per nomine inutili – il quale si dovrà occupare del programma di controllo manutenzione dei materiali contenenti amianto nelle aree dismesse con i seguenti compiti:

  • Tenuta di idonea della documentazione riportante l’ubicazione dei materiali contenenti amianto con la relativa segnalazione dei siti;
  • Predisporre un programmazione dei siti dismessi;
  • Sovraintende e vigila su tutto previsto dalla norma vigente sui siti eventualmente inquinanti;
  • Predisporre una specifica procedura di autorizzazione per interventi in aree o superficie con amianto-

La città  di Casoria ha bisogno di un nuovo strumento regolatore. Le aree inutilizzate, quelle dove una volta sorgevano grandi complessi industriali, sono state finora lasciate a se stesse. Si tratta di rimetterle a disposizione dei cittadini rendendole nuovi incubatori di lavoro sicuro, in linea coi principi della green economy. C’è bisogno di edilizia sociale, convenzionata e popolare, tre risposte diverse ad esigenze differenti. Il programma-progetto  va quindi completato creando spazi di socialità, luoghi di incontro, in un piano coordinato che ponga regole chiare per i privati. La deregulation significherebbe ridurre Casoria a terra di nessuno.

Casoria Novembre 2011                                       Michele BRUNO

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