“L’insostenibilità crescente dei costi di gestione di questo paesaggio costituisce uno dei movimenti fondamentali di quel cambiamento culturale che sta spingendo molte amministrazioni a immaginare un modo diverso di governare la crisi delle loro città. Pianificare – e quindi accettare – il declino, ne comprimerebbe i costi, oggi insostenibili” (Apocalypse Town. Cronache dalla fine della civiltà urbana di Alessandro Coppola)
La Regione Campania ha recentemente comunicato che i termini per la redazione finale del PUC sono slittati al 31/12/2020, ma questo avveniva prima dell’emergenza che stiamo vivendo, probabilmente, come ci hanno abituato le ultime e notevoli produzioni di leggi e decreti, le carte in tavola cambieranno di nuovo e la data potrebbe essere modificata ancora lasciando più spazio ai tentativi di ragionamento come questo vuole essere. Nella precedente puntata di domenica 19 aprile cercavamo di fare un pò di chiarezza sulla storia, il significato e l’utilità del Piano Urbanistico Comunale (PUC) nella sua funzione di documento di governo del territorio e delle trasformazioni che su di esso sono prevedibili oltreché auspicabili e che la crisi attuale ci pone più di sempre come estremamente necessarie per invertire la tendenza e non dirigerci mai più “verso quella normalità che ha generato il problema”. Dal basso e tra macerie di una “città a pezzetti”, che nella memoria collettiva sono ancora fumanti di esalazioni tossiche, vogliamo provare a smembrare il corposo documento pubblicato sui siti istituzionali e che alla sua terza riedizione non crediamo sia stato abbastanza diffuso e certamente capito mai a sufficienza dalle parti civili e sociali, tralasciando per un attimo le capacità di comprensione della classe politica.
Com’è fatto un PUC?
Il Piano Urbanistico Comunale così come disciplinato dalla Legge Regionale n.° 16 del 2004 si costituisce di 3 parti fondamentali.
1 – Il Piano Strutturale Comunale (Psc). E’ il piano della conoscenza, la carta d’identità del territorio, in esso si ri-conoscono norme sovraordinate, i limiti e valori del territorio anche immateriali, primi nella indicazione di redazione fornita dal “Manuale operativo del Regolamento 4 agosto 2011 n. 5 di attuazione della L.R. 16/2004 in materia di governo del territorio” sono, ad esempio, i fiumi e la rete idrogeologica e quella natura che non era neanche contemplata nei vecchi PRG fascisti. Lo Strutturale non cambia nel tempo (non può cambiare!) ma si modifica ovviamente per incrementi o decrementi valoriali dovuti in parte all’efficacia dei Piani Operativi che appunto “operano” trasformazioni a quell’artefatto sociale derivato dai processi umani che è il territorio, “struttura” sulla quale insiste il nostro essere insieme “civiltà”.
Per ridurre la complessità del reale, che non potrebbe essere mai descritta (e neppure letta!) in un’unica mappa, viene fornita una narrazione per tematismi che identificano le singole questioni, ma tra tutte le mappe tematiche prodotte manca proprio quella sulla situazione ambientale del territorio comunale. Non si riconosce la “Milano del Sud” con i suoi detriti post-industriali. Si individuano solo le aree dismesse, senza caratterizzare le problematiche di inquinamenti ad esse connesse, gli usi pregressi, la storia insomma, vera e prima di un territorio martoriato dal fallimento di un modello produttivo e di gestione delle risorse sociali prima di tutto e non solo economiche o naturali e che origina anche la crisi socio-sanitaria attuale. Ma qualcuno continua a vedere solo la Casa Aurea e vorrebbe nascondere tutto sotto il velo (ad oggi dovremmo dire la mascherina) del turismo religioso…
2 – Il Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale. Il Ru (o Ruec) traduce le direttive e gli indirizzi del Psc in norme operative e prescrizioni, disciplinando le trasformazioni degli assetti insediativi, infrastrutturali ed edilizi degli insediamenti esistenti sull’intero territorio comunale fino alla scala del singolo lotto ed edificio. Per quelle aree che, per la loro complessità e rilevanza, necessitano di una esecuzione programmata, il Ruec rimanda l’attuazione degli interventi alla redazione del Piano Operativo. Il Ruec è obbligatorio per tutti i comuni ed è valido a tempo indeterminato. Ma per lo più è un copia/incolla, in quanto il Governo, le Regioni e le Autonomie Locali, in attuazione del principio di leale collaborazione, approvano in sede della Conferenza Unificata del 20 ottobre 2016 lo Schema di Regolamento Edilizio Tipo (RET), al fine di semplificare e uniformare le norme e gli adempimenti.
3- Il Piano Operativo Comunale o più Piani Operativi (Poc) che spesso focalizzano e promuovono azioni su Zone Territoriali Omogenee (ZTO). E’ anche detto “il piano del sindaco”, in quanto a differenza dello strutturale il Poc decade nel tempo ed è coordinato con Programma Triennale delle Opere Pubbliche. Esiste un onere di monitoraggio di quanto programmato nella durata temporale ipotizzata, ma la questione è di coscienza delle dinamiche politiche: quale amministratore completerebbe il piano di quello precedente? Nella corsa all’uovo di Colombo non si guarda mai alla gallina neanche se le faceva d’oro.
Ma il Sindaco quindi che piano ha fatto? E lo ha fatto Bene per (la) Giunta?
Tutti i lettori staranno già pensando a chissà quali interessi nascosti e affari loschi, come non è nuova l’opinione pubblica a fatti del genere in particolare dopo il gigantesco scandalo suscitato dall’inchiesta “The Queen”, partita tra l’altro proprio in seguito all’arresto di alcuni dirigenti a Casoria e che ha scoperchiato un calderone che ha portato a diversi avvisi di garanzia colati a spruzzo fin dentro i dipartimenti universitari napoletani, ma è bene chiarirlo subito non è questo il caso. In realtà non c’è (ancora) nessun piano.
Nel 2015 la città di Casoria partecipa al Programma Europeo UrbAct III redigendo in collaborazione aperta – nei tre anni di durata del programma di partecipazione – insieme alle parti sociali intervenute, un documento di obiettivi e possibili azioni, perlopiù immateriali, definito Piano di Azione Locale (PAL). Il Programma UrbAct III “SubUrban – Reinventing the Fringe” a partire dalla riattivazione delle aree “dimenticate” – sottoutilizzate, dismesse, marginali – e dalla loro messa in rete mediante connessioni pubbliche ed ecologiche, mirava a creare le condizioni per future azioni di riconfigurazione urbanistica anche delle parti urbane più dense e complicate. La partecipazione di Casoria ad Urbact III aveva lo scopo di consentire all’Ente locale di “imparare” dalle amministrazioni europee più virtuose in materia di pianificazione e sostenibilità ambientale. Vogliamo riportare dal breve riassunto inserito nel PAL che proprio nell’ultima pagina ammette: ”fino alla fine degli anni ’70 Casoria era un importante centro industriale che ospitava importanti acciaierie e industrie chimiche. Quando le attività produttive si fermarono, le fabbriche e i siti industriali furono abbandonati e Casoria ha sviluppato un forte settore dei servizi. Oggi anche il settore dei servizi è in crisi. Gli abitanti stanno abbandonando Casoria a causa della congestione del traffico, della disoccupazione, degli insediamenti di bassa qualità, di alloggi di scarsa qualità, infrastrutture inadeguate (strade, attrezzature) e mancanza di verde pubblico.”
Per ritornare al piano della città, gli incartamenti di UrbAct III vengono raccolti e cosa per niente scontata, come dicevamo rispetto alle uova nel paniere un pò più su, riconosciuti negli intenti, valorizzati e inseriti nel nuovo piano già a partire dalla “veloce” approvazione in Giunta del Documento degli indirizzi che da direzione e impronta formale a tutto il procedimento di pianificazione. Il PUC come abbiamo spiegato si compone di tre parti e “serviva” almeno una parte operativa, ma che fine ha fatto il centro storico? La Casa Aurea?
A chi per risponderci al precedente articolo cita quel massone militare di Churchill che dice che la politica prima deve promettere e poi giustificarsi per non aver mantenuto le promesse, vorremmo contrapporre quell’evento (politico) accaduto a Woodstock, forse non a caso molti anni dopo proprio nella stessa città dove quel massone era nato, perché abbiamo bisogno di musica, armonia e amore e non di guerra, confusione e rumore in questo periodo, che purtroppo ci sembra di capire sarà ancora lungo, di distanziamento fisico che non può e non deve essere anche sociale.
Alle altre e agli altri che nel tentativo di fare bene lavorano sulla “città a pezzetti” proponendo miglioramenti dello spazio pubblico, riaperture più o meno autorizzate, ZTL, zone ad accessibilità autogestita, attività e rivoluzioni politiche e sociali, dirette streaming, invitiamo ad una riflessione su quanto sia necessario, mai come ora, fermarsi e discutere – tutte e tutti insieme – il nostro Piano per la nostra città. Consapevoli delle difficoltà di riunire il Consiglio Comunale dentro il palazzo per le recenti norme aumentate sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, invitiamo i signori e le signore, dato anche il clima favorevole, a uscire fuori le sedie e qualche scrivania e tutte le sedute e le discussioni politiche a svolgersi nella piazza pedonale, vuota da settimane, davanti al Comune, il popolo autorizza e certamente vi ringrazierà!
[di FIAB Casoria – Associazione I’Mobility]