La storia di una città è spesso una storia non scritta: è fatta di usanze, tradizioni, usi che si tramandano attraverso le generazioni e i tempi e, purtroppo, a volte si perdono.
Ci capita di apprendere di più dall’uso del dialetto che dai libri di storia, più dal prendere parte a una festa popolare di quanto ci possa essere raccontato a parole.
Talvolta, le tradizioni nascono per caso: può persino capitare che nascano da un errore, da una credenza popolare senza fondamento. Eppure, se le tradizioni sono sane e servono a dare gioia o speranza, non c’è motivo per cui debbano finire nel dimenticatoio.
Al cimitero consortile di Casoria-Arzano-Casavatore, poco distante dalla Chiesa madre, c’è una cappella gentilizia: è una delle più antiche del viale principale, le sue mura sono scrostate e rovinate da decenni di intemperie. Non si può non notarla: nonostante sia vecchia e danneggiata, mantiene una bellezza tipica delle cose preziose, un fascino decadente che attira lo sguardo di chiunque passi anche distrattamente da quelle parti.
La cappella porta il nome di De Luca: al suo interno sono sepolti Simone De Luca, Daniele e Amalia Frauenfelder, esponenti di una famiglia franco-tedesca che, da più di cent’anni, riposa tra quelle mura.
Sulla tomba di Amalia la statua raffigurante una donna distesa, con gli occhi aperti e pieni di dolcezza, sembra accogliere il visitatore con conforto e gentilezza: è forse questo ad aver alimentato la leggenda intorno a quel luogo così antico. Da decenni, infatti, i visitatori del cimitero portano fiori, ma anche doni votivi nella cappella, convinti che quella donna dal cognome così lontano possa agevolarli nel comunicare con Dio e con i loro parenti defunti.
In uno spazio angusto si uniscono le preghiere di sconosciuti, congiunti dalla speranza di un miracolo, ma anche da un profondo affetto per quelle tombe abbandonate e non è raro incontrare persone anziane, ma anche giovani che si recano in quel luogo a pregare come se fosse una tomba di famiglia.
L’intera cappella è stata dichiarata, in realtà, in stato d’abbandono: l’amministrazione cimiteriale è riuscita a contattare alcuni lontani parenti, ma, ancora oggi, la trattativa è in corso e non si sa se si riuscirà a far sì che essa venga restaurata e contemporaneamente mantenuta dagli eredi legittimi.
E’ possibile che vi sia un rientro della cappella nel patrimonio consortile, ma i successivi esiti sono imprevedibili: il consorzio potrebbe decidere di tenerla e restaurarla, ma anche di riassegnare lo spazio. In quest’ultimo caso starebbe alla discrezione del nuovo proprietario una eventuale restaurazione oppure un suo abbattimento.
Insomma, ancora nulla è stato deciso, ma un rischio esiste per l’antica cappella che, anche se priva di un valore artistico riconosciuto, è un luogo a cui molti casoriani sono affettivamente legati.
Non resta che aspettare e sperare per un luogo che è simbolo di quel folklore, falso o vero che sia, che entra a far parte della storia di un luogo: ora sono i Frauenfelder, i cui perenti diretti non sono rintracciabili e che, a detta di molti, hanno aiutato chi li ha assistiti con preghiere e fiori, a chiedere ai casoriani di essere aiutati.