Quante volte mi vesto da Cicerone e faccio la guida turistica per le strade e i vicoli della mia Città. Avevo ospiti degli amici, appassionati di storia, due dentisti e un ricercatore finanziario. Li accompagno in un viaggio “fisico” nel ventre della Città deturpata, rubata, violentata, scarrupata. E, partiamo: “quaranta anni fa: sessanta industrie, dodicimila occupati, fatturati da favola. Oggi: poche le fabbriche ancora in piedi, altre con il fiatone, migliaia i disoccupati”. Inizia il viaggio: Piazza Domenico Cirillo, l’agorà della Città dedicata al ginecologo grumese, martire ed eroe della rivoluzione partenopea del 1799 (protagonista in “Il resto di niente”, il famoso romanzo di Enzo Striano), Piazzetta Santa Croce (c’è un’antica croce del 1638, di fronte al monumento di Padre Ludovico; borgo bellissimo ed a me caro!); ferite per poi imboccare via Santa Croce, ferite oscene. Squarci profondi, spuntano briciole di intimità non rimossa: una vecchia lavatrice, due sedie, strofinacci da cucina, il cuore in gola, la corsa pazza dopo i primi scricchiolii. Via Santa Croce, a due passi dal Municipio, è la “strada dei crolli”. Esempio tipico di uno splendido centro storico, arcate luminose, barocco assai fine, memorie dell’Ottocento – che qui ormai chiamano “zona vecchia”. Magia perfida delle parole; se una zona è solo “vecchia” che male c’è a demolire chiese e casali per tirare su mattoni e milioni?
E così che l’Istituto delle Suore Stigmatine “Anna Lapini” non esiste più! E le fogne, poi, se risalgono all’età borbonica, che bisogno c’è di un monitoraggio
che salvi forse le vite? La strada dei crolli. Mai un morto né un ferito. “E’stato San Mauro a salvarci” – mi raccontava Totonno o’ barbiere, prima di chiudere l’antico salone (1924 – il papà Mauro, uomo riservato e silenzioso, era il barbiere di fiducia del Cardinale Luigi Maglione e…… anche di Mussolini) e trasferirsi.
Entro in Chiesa e faccio ammirare ai miei ospiti le meravigliose Cappelle: il Crocifissio (1746), San Mauro, la tomba di Donato Ferrara, le reliquie di San Pacifico.
Compro e dono ai miei ospiti il libricino della Chiesa di San Mauro, scritto dal Preposito don Carmine Genovese (parroco ai Quartieri Spagnoli dal 1955 al 1989; Maestro elementare a San Pietro a Patierno). Proseguo per via San Mauro, sosto prima davanti alla casa natale del Cardinale Alfonso Castaldo e poi davanti al I Circolo Didattico. Scendo per via Cavour e faccio loro notare un palazzotto: lì al primo piano, nel 1948, è nata Rita Dalla Chiesa; la figlia del Generale.
Casoria ha un passato storico. Sembra quasi una beffa. Ora, tanto degrado e tanta, tanta volgarità. I ragazzi crescono intossicati nel convivere con mentalità diverse dalla loro, che è napoletana. Si impazzisce e si muore troppo e troppo presto.
Colpa dei palazzoni (la superficie urbanizzata, in venti anni, è cresciuta del 1250%) costruiti negli anni 70.
Colpa della resina fenolica respirata a pieni polmoni insieme ai rifiuti tossici e i fumi delle industrie che sono andate via lasciando il vuoto dentro migliaia di famiglie e mezzo milione di metri quadrati di aree dismesse ed i loro segreti di morte.
Oggi Casoria, soprattutto “non è” più il paese agricolo degli anni 50, non sarà mai metropoli. Forse è solo una uscita della Tangenziale. Ottomila abitanti per km quadrato. Un carnaio inverecondo in un piccolo agglomerato urbano: oggi Casoria è provincia di niente!
La politica? Senza regole. Unica scelta: quella di non averne, soprattutto in materia urbanistica.