DA COMUNITA’ A QUARTIERE DORMITORIO SENZA PIU’ IDENTITA’: ECCO COSA E’ OGGI CASORIA

Nel 2012, Casoria si ritrova ad essere un agglomerato urbano brulicante di circa 84 mila (50 a Casoria e 30 ad Arpino) abitanti ammassati in 12 kmq (la sola Casoria ne conta 4 di kmq) di case, strade, palazzi e piazze.

Una città che sembra ormai essere soltanto un enorme e sovraffollato quartiere degradato di una immensa periferia metropolitana, senza nessun tipo di centro, né storico né istituzionale, degno di questo nome, senza nessuna identità civica e sociale che unisca tutti gli abitanti di Casoria nel sentimento comune di essere tutti cittadini di una stessa Città, membri della stessa comunità.

Le cause di questa perdita del sentimento degli abitanti di Casoria di appartenere ad una stessa comunità si possono rintracciare negli eventi storici, economici e sociali che dal secolo scorso ad oggi hanno interessato il nostro paese. Infatti, da una piccola comunità, da una fitta rete di legami familiari, religiosi,

culturali, storici e sociali (che facevano di tutti i casoriani più o meno tutti parenti tra di loro), tutta una serie di fattori quali l’emigrazione di intere famiglie locali verso i grandi centri italiani ed esteri, l’urbanizzazione e l’immigrazione di nuclei familiari provenienti da Napoli e da Afragola, dal dopoguerra in poi, soprattutto durante l’industrializzazione degli anni 60 e 70 e la conseguente massificazione di tante famiglie nel tessuto urbano di Casoria, hanno determinato la crisi di antica comunità casoriana basata sulle grandi casate di una volta.

 

Queste famiglie patriarcali estese (di stampo borghese dell’800) vivevano nella stessa casa e nella stessa via, molti membri e varie generazioni di una stessa famiglia (genitori, figli, nipoti e a volte pronipoti vari) lavoravano insieme alla stessa attività (i mestieri tradizionali spesso tramandati per generazioni), uniti dagli stessi culti e dalle stesse pratiche religiose e impegnate nelle stesse pratiche solidaristiche e sociali e con parentele e relazioni religiose, lavorative o sociali che li legavano alle altre famiglie di Casoria.

Queste stesse famiglie (gli Abbate, Barra, Casolaro, D’Anna, Ferrara, Riccio, Russo, Rullo, Sorrentino e tante altre) che eventi storici hanno poi polverizzato in tante famiglie nucleari confuse tra tante altre famiglie, hanno conservato solo il cognome e pochi recenti ricordi. Di questa realtà di oblio e di confusione è sintomatico che a Casoria non esistano una “biblioteca civica, un archivio storico comunale” o altri luoghi di memoria storica, così come non c’è nessuna “associazione storica o culturale locale” finalizzata a questo intento, come se gli abitanti di Casoria non avessero nulla in comune da voler tramandare ai posteri. La rinascita di Casoria, allora, passa attraverso almeno due punti: primo, la ricerca delle fonti storiche ed archivistiche della nostra città e delle opere artistiche e culturali di Casoria; secondo la riscoperta storica e genealogica sia delle sue famiglie locali sia delle altre famiglie arrivate nella nostra città da Arzano (i Caiazza, De Rosa, Errichiello, Piscopo ecc.) o da Afragola (i Castaldo, Laezza, Muto, Tuccillo ecc.), da Napoli o da Frattamaggiore.

Perché solo da un rinato senso di comunità si può creare una nuova generazione di casoriani orgogliosi di essere tali e per questo, custodi dell’eredità storica, culturale, religiosa e morale della nostra Città.

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